Omelia di Pasqua – 31 marzo 2024 “Buona Pasqua di Speranza”

31-03-2024

Buona Pasqua di Speranza

Pasqua 2024

 

Cristo è vivo!

L’annuncio di Pasqua è quello antico: “Cristo è risorto” e noi aggiungiamo: “Cristo è vivo”! È risuscitato veramente duemila anni fa da un sepolcro “nuovo” vicino al Golgota di proprietà di Giuseppe di Arimatea, dove era stato deposto, avvolto nei teli. Ma ciò che dobbiamo ricordare è che Cristo non muore più, a differenza di Lazzaro o della fanciulla che Gesù aveva svegliato dalla morte. È questo che confermeranno anche le apparizioni alle donne, agli apostoli, ai discepoli di Emmaus: la sua presenza viva e attiva nella sua Chiesa.

Cristo è qui con noi nella celebrazione dell’eucaristia, del Battesimo e degli altri sacramenti, Cristo è vivo e presente con la forza del suo Spirito nella Parola che viene proclamata, nell’assemblea riunita per pregare, nei ministri, e anche nei poveri e nei piccoli, come ci ricorda sempre il Vangelo. Cristo è vivo e si manifesta nella carità che ci fa crescere nella fraternità.

Certo la sua presenza non è materiale e fisica, ma è una presenza “vera, reale” e, nel caso dell’Eucaristia, anche “sostanziale”. Gesù, infatti, è risorto “per noi”, per salvarci dalla morte e per creare tra noi credenti un legame comunitario di comunione e di servizio, di vita nuova, che deve caratterizzare anche la nostra presenza nella società con la diffusione della giustizia, della fraternità e della pace.

 

Beati quelli che pur non avendo visto, crederanno!

La nostra fede però qui è messa alla prova, come quella di Tommaso: siamo chiamati a credere anche se non vediamo nessuno dei miracoli che ci aspettiamo e per i quali preghiamo ogni giorno. Dov’è la giustizia tra il nord e il sud del mondo, dov’è la pace nell’Ucraina e in Israele, dov’è l’amore nei tanti reati e nelle violenze quotidiane? “Beati quelli che pur non avendo visto” il Risorto, come i discepoli, “crederanno”, ci dice il Vangelo di Giovanni. Anche loro il Venerdì Santo e il Sabato Santo hanno avuto paura e la loro fede non li ha sostenuti, qualcuno ha anche tradito Gesù.

Ma i discepoli illuminati dalla presenza dello Spirito del Risorto, hanno poi cambiato prospettiva e hanno cominciato a vedere quello che non era visibile agli occhi umani.

Hanno ricordato così le parole di Gesù che non era un “apocalittico”, non vedeva ovunque solo il trionfo del male, le disgrazie, le guerre, le epidemie ecc. Questi li ha definiti “l’inizio dei dolori”, ma non la fine. Secondo il suo vangelo, Satana, o i mali del mondo che provochiamo noi, non vinceranno mai definitivamente. “Le potenze degli inferi non prevarranno” (Mt 16,18). Le tempeste saranno sedate, perché sulla barca c’è anche lui, anche quando sembra dormire e non intervenire (Mc 4,38ss).

 

“Vedere” alla luce della Speranza, non della paura

Perciò noi non dobbiamo temere, dobbiamo avere fede e il coraggio, che viene dalla Speranza. La quale è una virtù teologale, come la Fede e la Carità, viene da Dio, va chiesta perciò nella preghiera, con costanza. Il Signore aveva detto: “Nel mondo avete tribolazioni, ma abbiate coraggio: io ho vinto il mondo!”(Gv 16,33). Se Gesù il Signore è risorto, e se ha vinto la morte e il male, possiamo sperare.  Il vincitore è lui, l’Agnello immolato che porta via, su di sé il male del mondo e lo vince sulla croce. L’ultima parola sulla sorte del mondo ce l’ha lui, e sarà la sconfitta totale di ogni male e del maligno.

Dobbiamo quindi cambiare prospettiva, il modo di vedere le cose, non con il filtro della paura, ma con quello della Speranza. Vedremo allora anche i fatti positivi: il bene che fiorisce in tanti gesti piccoli o grandi, vedremo tanti cristiani e uomini di buona volontà che vivono eroicamente nella giustizia e fanno crescere intorno a loro il bene, la vita, la verità, il perdono, la riconciliazione, l’amore del prossimo fino al dono sincero e totale di sé, che vivono nella santità.

Lasciamo fuori quindi le logiche mondane, e ascoltiamo Gesù che ha fatto riferimento al seme di frumento che muore per rinascere e al granello di senape o al lievito nella pasta, per aiutarci a vedere in che modo viene il Regno di Dio dentro di noi e in mezzo a noi e come la sua Presenza pian piano rinnova il mondo.

 

Combattere il male, prendersi cura dell’altro

Certo non siamo chiamati a stare tranquilli e a fuggire dalla storia quotidiana. Anzi proprio con questa speranza nel cuore, siamo chiamati a combattere non le persone, ma il male, in tutti gli ambiti della comunità umana. Siamo chiamati ad essere operatori di pace, di giustizia, difensori dei valori alti che fanno crescere, con la fraternità, la civiltà dell’amore nella città degli uomini. E lo vogliamo fare mettendo in pratica il grande precetto dell’amore, della cura dell’altro, del rispetto, dell’alleanza, della solidarietà con ogni prossimo, uomo o donna, ricco o povero, bianco o nero, credente o non credente.

 

Cari fratelli e sorelle, – ha detto Papa Francesco– chiediamo oggi al Signore la grazia di rimanere fondati non tanto sulle nostre sicurezze, sulle nostre capacità, ma sulla speranza che scaturisce dalla promessa di Dio, come veri figli di Abramo che «credette, saldo nella speranza contro ogni speranza» (Rm 4,18)”, del Dio della vita e della risurrezione. (Catechesi, 27 marzo 2017)

 

+Lorenzo, arcivescovo