Solennità della Madonna Greca – 7 aprile 2024 “Cristo è la nostra pace”

07-04-2024

Il giorno dopo il sabato

È stata una giornata speciale, quel “giorno dopo il sabato” che l’evangelista Giovanni pone al termine del suo vangelo. Dal mattino alla sera succedono fatti meravigliosi e stupefacenti. Al mattino presto, quando era ancora buio, Maria di Magdala, da sola e per prima, si reca al sepolcro, ma lo trova aperto e vuoto! È il primo fatto inaspettato e sconvolgente: dov’è il corpo di Gesù, del Maestro, del Signore? Portare via una salma dal sepolcro e proprio in giorno di sabato, un sabato importante quello per i giudei, sarebbe stato un atto doppiamente colpevole, gravissimo.

La Maddalena allora corre subito dagli apostoli, chiusi in casa per paura che i giudei riservassero la stessa sorte di Gesù anche a loro, e sconvolge Pietro e il discepolo amato, con la notizia. Infatti, immediatamente i due si mettono a correre verso il sepolcro, dove il più giovane arriva prima, tanta è l’ansia di verificare il fatto. Secondo il racconto di Giovanni, –che è un testimone diretto degli avvenimenti di quei giorni, – il discepolo amato entrò dopo Pietro, e “vide e credette”. La pietra tolta dal sepolcro, i teli posati là e il sudario avvolto a parte, quasi fossero il risultato di una messa in ordine, o di un rito concluso, lo convinsero che quella tomba era vuota perché il Signore ne era uscito eseguendo un disegno preciso. E lo Spirito gli fece ricordare le parole di Gesù circa la risurrezione sua e dei credenti in lui. Perciò vide e credette.

Era stata la prima parola che Giovanni si era sentito dire da Gesù quando lo aveva chiamato a seguirlo: “Venite e vedrete”. Seguendolo erano arrivati pian piano a credere in Lui: la fede, infatti, apre a una nuova visione delle cose. Mancava solo l’ultimo passaggio: credere alla sua risurrezione per poterlo annunciare al mondo come colui che avendo vinto la morte poteva dare una nuova speranza di vita a tutti.

Maria Maddalena poi, sempre in quella mattinata, torna al sepolcro a piangere il suo Signore scomparso, la perdita della persona più importante e più amata della sua vita, il grande Maestro che l’aveva liberata dai suoi demoni e ne aveva fatta una sua discepola fedele, fedele come solo le donne sanno essere. Proprio a lei Gesù riserva la prima apparizione, che all’inizio non comprende, ma che la farà esultare di gioia quando si sentirà chiamata per nome. Gesù risorto la conosce e lei lo riconosce: Maestro mio! Un atto di fede nel Cristo risorto simile a quello di Tommaso otto giorni dopo, che passerà dallo scetticismo alla fede piena: Mio Signore e mio Dio!

E la Maddalena torna indietro e va ad annunciare ai discepoli, che Gesù li ha chiamati “i miei fratelli” (!), e l’ha mandata ad annunciare che aveva visto non tanto un uomo redivivo come Lazzaro, ma “il Signore”, risorto e vivo!

Arriva la sera di questa straordinaria giornata. I discepoli sono ancora chiusi in casa. All’improvviso, Gesù Risorto appare e saluta con l’augurio tipico e più importante della tradizione ebraica Shalom, Pace a voi! E dopo aver mostrato le mani e il costato, per confermarli che era risorto con il suo vero corpo, anche se ora trasfigurato, li riempie di una gioia straordinaria con la sua presenza: È proprio Lui! È vivo! È in mezzo a noi! È veramente il Figlio di Dio! Tutto quello che ci ha detto e mostrato con la sua vita è vero. Lui viene veramente da Dio e ha dato la sua vita divina per noi! Quindi siamo salvati dal male, da tutti i mali e dalla morte! Anche noi avremo la vita piena ed eterna!

Ma Gesù prima di scomparire, in quella sera che non potranno più dimenticare, lascia anche un mandato, una missione, che segnerà tutta la loro vita: “Pace a voi!” –ripete– questa pace frutto della ritrovata unione con me nella gioia, non potrà rimanere chiusa tra le mura della vostra casa, condivisa solo nel vostro gruppo, come fosse un dono privato. “Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi”. Detto questo, soffiò e disse loro: “Ricevete lo Spirito Santo”. Per l’evangelo di Giovanni questa è l’equivalente del racconto della Pentecoste dell’evangelista Luca.

La risurrezione e noi: vi lascio la mia pace

E questa concentrazione degli avvenimenti in una giornata tutta illuminata dalla risurrezione ci dice quando sia centrale anche per noi discepoli di oggi l’annuncio di questo atto conclusivo, ma essenziale di tutta l’opera della redenzione. La risurrezione di Cristo che siamo chiamati ad annunciare, con la forza dello Spirito santo che Gesù ha soffiato anche su di noi, fin dal battesimo, la possiamo vedere già all’opera, almeno come inizio, nella liberazione da tutti i mali; nel superamento delle divisioni, delle violenze e delle guerre; nella riunificazione di tutte le creature riconciliate col Creatore; nel trionfo della misericordia divina che perdona tutti i peccati del mondo; nella restituzione della dignità perduta a tutti i figli e le figlie di Dio; e nella rinascita della fraternità universale.

Il dono della Sua Pace – “Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo” (Gv 14,27) – è dunque un dono prezioso non solo per gli apostoli ma per tutti coloro che credono in Lui. E tutti noi siamo responsabili di questo dono e del mandato ricevuto, così importante “per la salvezza del mondo”.

In concreto, non basteranno tutti i tentativi delle istituzioni e degli incaricati politici e diplomatici a cercare la pace attraverso dialogo e trattative, –atti legittimi e doverosi– ma che non riusciranno a evitare che ci siano dei vinti e dei vincitori, degli sconfitti e dei trionfatori, con degli strascichi nella memoria dei singoli e dei popoli che fomenteranno altri conflitti. Noi credenti nel Risorto, che abbiamo ereditato la Sua pace, siamo chiamati a far entrare i criteri evangelici nelle operazioni di pace. Siamo chiamati a far aprire gli sforzi di tutti gli uomini e le donne di buona volontà alla fiducia nell’azione provvidente del Padre e ad adottare atteggiamento ispirati dalla carità, dall’amore dell’altro che è sempre un fratello amato dal Signore, anche se temporaneamente nemico.

Cosa dobbiamo fare? Gesù, nel discorso della Montagna, ci ha dato dei criteri e dei comandamenti rinnovati che sono quelli di una “giustizia superiore” e che noi credenti nel risorto non dobbiamo ritenere impossibili, perché nulla è impossibile a Dio (Mt 5):

“Beati i miti, perché avranno in eredità la terra. Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia. Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio.”

“Avete inteso che fu detto: Occhio per occhio e dente per dente. Ma io vi dico di non opporvi al malvagio; anzi, se uno ti dà uno schiaffo sulla guancia destra, tu porgigli anche l’altra, e a chi vuole portarti in tribunale e toglierti la tunica, tu lascia anche il mantello.”

“Avete inteso che fu detto: Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico. Ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano, affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli; egli fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti.”

Di quanta sapienza cristiana e di quanta carità abbiamo bisogno per dare attuazione alle parole di Gesù!

 

Alla nostra Madonna greca, la vergine venuta dall’oriente, la prima a credere e a gioire per la risurrezione del suo Figlio amato, chiediamo che eserciti la sua maternità sulla nostra città, sulla nostra Chiesa locale e sul mondo intero intercedendo per noi e chiedendo al Nostro Padre dei cieli di avere in noi gli stessi “sentimenti di Cristo Gesù” (Fil 2,5), colui che è la nostra pace, che ha abbattuto il muro dell’inimicizia, grazie al suo sangue prezioso (cfr. Ef 2,13-14).

+ Lorenzo, arcivescovo