Turismo e accoglienza – 2

Turismo e accoglienza / 2
Dal ‘RisVeglio Duemila’ N. 23/2012
 
Pubblichiamo la seconda puntata della rubrica dedicata al turismo a Ravenna, in particolare quello religioso, relativo ai visitatori che nel corso dell’anno ammirano gli edifici di culto che sono gestiti dall’Opera di Religione della Diocesi di Ravenna; la prima è stata pubblicata nel numero 19 di sabato 19 maggio 2012.
Alcune riflessioni culturali sulle visite ai monumenti da parte degli studenti
Anche quest’anno si è concluso il turismo scolastico. Ho spiegato nel primo numero di questa rubrica che fra marzo e maggio i nostri monumenti diocesani diventano meta costante delle scuole italiane di ogni ordine e grado, in quanto inseriscono lo studio della Ravenna paleocristiana e bizantina nei loro programmi didattici. Quest’anno si è intensificato l’arrivo di studenti e docenti provenienti dalle regioni confinanti con l’Emilia-Romagna come Lombardia e Veneto. Mentre fra l’ultima settimana di maggio e la prima di giugno si registra normalmente la visita delle scuole elementari di città più vicine a Ravenna (ad esempio Lugo, Bologna e Reggio Emilia). In queste settimane, in seguito alle tristi vicende del terremoto che ha colpito la provincia modenese e parte del territorio ferrarese, si è comprensibilmente annullata qualche visita a suo tempo prenotata.
Ma – aldilà delle questioni statistiche – qual è l’approccio ‘visivo’ e culturale che anima gli studenti delle scuole quando entrano in contatto con la dimensione del sacro espressa dalla nostra arte musiva ravennate o di fronte a una qualsiasi manifestazione di arte figurativa che si incontra all’interno dei nostri monumenti? In particolare, occupiamoci dell’interesse vivace e mai banale che si sprigiona negli studenti delle scuole elementari. Non è poi così raro che – oltre al proprio insegnante o a una guida – i bambini pongono anche al personale di sorveglianza diverse domande e chiarimenti. Alcune interessanti esperienze mi sono state raccontate dal mio collega Francesco che lavora con me nel servizio di accoglienza turistica e custodia per l’Opera di Religione. Egli sottolinea ed individua negli studenti delle scuole elementari la spontaneità e l’ansia di conoscere il più possibile senza preconcetti o schemi prestabiliti: ‘Il turista adulto si sofferma principalmente sul corteo di Giustiniano ritratto nei mosaici di San Vitale, mentre i bambini vengono colpiti da altri aspetti che solo apparentemente sono secondari’. Francesco fornisce qualche esempio illuminante: ‘Quando i ragazzi delle scuole elementari osservano il mosaico pavimentale dell’antico sacello di San Vitale si soffermano sul pavone, l’animale simbolo della Risurrezione e di vita eterna presente in numerose occasioni anche sulla volta musiva e nel sarcofago dell’esarco Isacio‘. Ma l’aspetto più singolare – ricorda Francesco – è proprio l’interesse che tali studenti rivelano su argomenti che solitamente sono al massimo oggetto di studio di storici dell’arte o bizantinisti: ‘Una volta alcuni bambini riconobbero subito i tre Re Magi raffigurati nel bordo del mantello di Teodora!’. E’ noto che quella rappresentazione dei Magi contenuta nel pannello musivo della Corte di Teodora – intenzionalmente voluta dallo stesso arcivescovo Massimiano – voleva fugare i dubbi sull’ortodossìa dell’imperatrice. Teodora fu accusata dalla chiesa cristiana di aver protetto per dodici anni nel suo gineceo un sacerdote vicino al monofìsimo, un’eresia orientale secondo la quale la natura umana di Cristo era assorbita da quella divina. Infatti i Re Magi riconobbero e tributarono onore al Dio incarnato. Nella mia esperienza lavorativa non dimenticherò mai un bambino che appenaentrato a San Vitale, insieme alla sua classe, ha rivolto la sua attenzione alle poco note pitture murali della cupola raffiguranti i SS. Benedetto e Vitale in gloria. Tali affreschi,eseguiti fra il 1780 e il 1782, sono un’ impegnativa impresa dell’equipe di pittori formata da Ubaldo Gandolfi, Giacomo Guarana e Serafino Barozzi. Di solito, nell’attenzione del turista, l’agitato barocco di questa decorazione – che contribuisce a creare quell’atmosfera morbida e dorata così tipica dell’interno di San Vitale – stride e non regge il confronto con la severità e la compostezza dei mosaici del presbiterio. Invece lo studente mi chiese con stupore: ‘Che bello! Cosa rappresenta?’.
In alcuni casi un giustificabile fraintendimento può portare gli studenti adolescenti a non capire la complessa definizione di ‘arianesimo’ che indica la dottrina cristologica fondata dal sacerdote Ario (256-336), condannata dal concilio di Nicea (325) e professata dagli Ostrogoti di Teoderico. Infatti, quando si inizia a studiare la storia tardo-antica e medievale, durante la scuola media o superiore, può veramente capitare di travisare una parola della quale si ignora completamente il significato. Lo studente carica il sostantivo e l’aggettivo ‘ariano’ di un contenuto semantico a lui più familiare, finendo quest’ultimo per trasformarsi purtroppo in sinonimo di ‘germanico’. Una situazione del genere è abbastanza frequente. E’ capitata al mio collega Francesco e anche al sottoscritto proprio a Sant’Apollinare Nuovo – l’antica cappella palatina del re goto – di fronte ad alcuni ragazzi di 15 anni di un istituto superiore. Alla mia domanda ‘Chi sono gli ariani?’, la risposta degli studenti è stata sicura ed inevitabile: ‘I tedeschi!!’. Ed io ho indicato alla classe il Cristo in Trono ed Angeli che – in veste regale color porpora come gli imperatori romani e bizantini – è la più efficace traduzione figurativa della natura umana di Gesù, così interpretata dalla stessa cancelleria di Teoderico e dalla chiesa ariana di Ravenna. Non a caso il Cristo in origine non teneva in mano uno scettro, ma un codex aperto sul quale era scritto: ‘Ego sum Rex gloriae’. L’illustre storico dell’arte ravennate Corrado Ricci (Ravenna, 1858- Roma, 1934) scrive nel suo ancora attualissimo volumetto ‘L’arte dei bambini'(1887): ‘L’arte come arte è a loro sconosciuta; quindi disegnano meno male e s’accostano di più all’integrità vera delle cose’. Questa precoce analisi dello studioso sulla spontaneità della creatività infantile ci porta ad alcune riflessioni. I bambini hanno una spiccata predisposizione ad afferrare il contenuto di un mosaico o di altra espressione artistica. Gesù insegna agli apostoli: ‘Chi non accoglie il Regno di Dio come un Bambino, non vi entrerà (Luca 18, 18-19). Mi colpì molto l’entusiastica reazione di una classe di prima elementare che colse il senso di materna dolcezza che trasmette la Vergine Orante (1112), l’icona musiva conservata nel Museo Arcivescovile. Il senso intuitivo di meraviglia mista a curiosità, il desiderio innato di conoscenza che hanno gli studenti delle scuole elementari deve essere un monito, anzi un grande insegnamento anche per noi adulti, vittime dell’abitudine e della passività di fronte al bombardamento di immagini che ci infligge ogni giorno la contemporaneità (televisione, giornali, internet). Forse a volte siamo anche un po’ colpevoli di superficialità quando non approfondiamo in modo adeguato il ricco contenuto teologico e pastorale di un’opera d’arte cristiana.
Filippo Treré – Opera di Religione della Diocesi di Ravenna