Turismo e accoglienza – 1

Turismo e accoglienza / 1
Dal ‘RisVeglio Duemila’ N. 19/2012
 
Inizia, con questo numero, una nuova rubrica, che sarà curata da Filippo Treré e che prenderà in esame la realtà turistica legata a Ravenna, vista soprattutto nell’ottica culturale e religiosa e riferita ‘ in modo specifico ‘ ai visitatori che si recano presso gli edifici religiosi che sono gestiti dall’Opera di Religione della Diocesi di Ravenna. Ringrazio sia Filippo Trerè sia l’Opera di Religione.
il Direttore
 
Ravenna è la città che trasmette la cultura religiosa dell’antica chiesa locale attraverso l’architettura, la scultura e soprattutto la ricca decorazione musiva all’interno dei suoi splendidi monumenti paleocristiani. Grazie alla committenza di vescovi ed arcivescovi come Orso, Neone, San Pier Crisologo e Massimiano, Ravenna vanta l’esistenza di cinque monumenti quali la basilica di San Vitale, il mausoleo di Galla Placidia, il Battistero Neoniano, il rinnovato Museo Arcivescovile (con la Cappella di Sant’Andrea) e la basilica di Sant’Apollinare Nuovo. Essi offrono al turista l’occasione di meditare su un messaggio attualissimo di salvezza per l’uomo contemporaneo. Tali edifici religiosi, riconosciuti dall”Unesco’ patrimonio dell’umanità, sono gestiti dall’Opera di Religione della Diocesi di Ravenna.
Numerosi sono i turisti italiani e stranieri che, singolarmente o a gruppi (con o senza guida), ogni anno si recano nella nostra città a visitare questa immensa eredità culturale e spirituale, famosa nel mondo. Da marzo a maggio Ravenna diventa meta fissa anche della scuole italiane di ogni ordine e grado, che inseriscono lo studio dell’antica capitale bizantina all’interno dei loro programmi didattici. Inoltre non si dimentichi che dall’anno scorso si è intensificato il turismo grazie alle crociere.
Un elemento fondamentale per una migliore fruizione di questi siti è costituito dal personale di sorveglianza dell’Opera di Religione che accoglie il turista alla visita, gli indica i percorsi da seguire e si impegna a custodire nel modo migliore possibile lo spazio sacro. Ma qual è la fisionomia del visitatore che si appresta a varcare l’ingresso a San Vitale o a Sant’Apollinare Nuovo? Quali sono le sue aspettative e le domande che si pone davanti, per esempio, al Cristo Guerriero della Cappella di Sant’Andrea o alzando lo sguardo sulla suggestiva volta del mausoleo di Galla Placidia? Questa rubrica ha lo scopo di fornire al lettore una lente d’ingrandimento dal punto di vista culturale e religioso sulla realtà turistica, quella vissuta quotidianamente dai visitatori e dagli ‘addetti ai lavori’ dei nostri monumenti diocesani.
Potrei iniziare io raccontando due episodi per me significativi. Durante il ponte festivo fra il 25 aprile e il I° maggio mi trovo in servizio all’interno della basilica di San Vitale. Tantissime famiglie, soprattutto italiane, visitano e fotografano i mosaici, le colonne, i marmi e la cupola. Una giovane mamma, dall’accento laziale, – affascinata dalla sfavìllante brillantezza del ciclo musivo – con curiosità si avvicina a me assieme ai suoi bambini, e mi pone la domanda che, in base alla mia esperienza, ritengo la più ricorrente : ‘Qual è il significato dei mosaici dietro all’altare?’. Io gentilmente la invito a focalizzare la sua attenzione sull’Agnello di Dio raffigurato al centro della volta. Esso simboleggia il sacrificio di Passione, Morte e Resurrezione di Gesù Cristo evidenziato dal Sacrificio di Isacco e di Abele che offre a Dio un agnello e Melchisedech offre a Dio pane e vino,narrati nelle lunette del presbiterio. La giovane madre è soddisfatta e si rende conto della straordinaria ricchezza di contenuti che possono scaturire da un’osservazione più attenta del ciclo.
Sempre nello stesso periodo festivo, mi è rimasta impressa una coppia di coniugi (entrambi medici milanesi in pensione) in visita al Museo Arcivescovile. La signora, inforcando gli occhiali, consulta la celebre guida del compianto archeologo Giuseppe Bovini, Ravenna arte e storia,acquistata nel nostro book-shop. Intanto dalle pagine spunta un foglio con degli appunti scritti in modo chiaro e ordinato. Ella mi spiega che è l’itinerario dei musei e delle basiliche che lei e suo marito intendono visitare a Ravenna. Quando incontro turisti così preparati e ansiosi di conoscere, il mio lavoro diventa veramente ancor più stimolante e proficuo. Questa coppia di visitatori, come molti altri, rimangono molto colpiti dalla rarità dei reperti conservati nel Museo Arcivescovile, in modo particolare dalla cattedra di Massimiano. Spesso mi viene chiesto: ‘Cosa rappresenta la scena con Maria che mette la mano nell’acqua?’. Incentro la mia risposta sui vangeli apocrifi, dove la futura Madre di Dio deve provare la sua verginità bevendo le acque amare. Infatti lo stesso Bovini nel suo volumetto ‘La Cattedra eburnea del Vescovo Massimiano di Ravenna’(1990), scrive: ‘L’episodio, assai raro nell’arte occidentale, deriva anch’esso dal Protovangelo di Giacomo, dove si narra che in seguito ad un’accusa formulata da uno scriba, il Sommo Sacerdote ingiunse a Giuseppe ed a Maria di bere l’acqua della prova’. In questo caso il turista prova stupore e rispetto di fronte alla grande lezione teologica e dottrinale impartita dall’arcivescovo Massimiano nel suo trono d’avorio.
Questa mia esperienza di lavoro può già rendere l’idea di come il nostro servizio di sorveglianza e accoglienza può ed è in grado di trasmettere a chiunque – grazie al formidabile linguaggio visivo delle opere d’arte cristiana – la Parola di Gesù in modo altrettanto diretto. Anche questo è fare missione a ogni turista desideroso di farsi ‘pellegrino’.
Filippo Treré – Opera di Religione della Diocesi di Ravenna