Professione perpetua per Suor Eleonora

Professione perpetua per Suor Eleonora
Dal ‘RisVeglio Duemila’ N. 24/2012
 
Migliaia di chilometri separano Ravenna dal Madagascar, da un lembo di terra africana non facilmente riscontrabile nei nostri pensieri e nei nostri cuori. Con sabato 16 giugno 2012 però quella grande isola è divenuta parte integrante della nostra comunità diocesana di Ravenna-Cervia tramite una professione perpetua, ‘un atto giuridicamente e spiritualmente più impegnativo, perché investe tutta l’esistenza terrena della persona consacrata’.
Di fatto, nella chiesa dell’Opera di Santa Teresa, durante la celebrazione presieduta dall’Arcivescovo Mons. Giuseppe Verucchi, Suor Eleonora Rasoavelo ha solennemente offerto se stessa al Signore divenendo membro definitivo della Piccola Famiglia di Santa Teresa del Bambino Gesù, un avvenimento e una gioia universale che neppure il Fondatore, il Servo di Dio Don Lolli, crediamo potesse concepire e immaginare.
Con questa ulteriore dimostrazione del ‘voler spendersi generosamente per tutta la vita in un servizio ai più bisognosi’ Ravenna si conferma ancora una volta un saldo crocevia per le strade tracciate dal Signore. Mille anni orsono si partiva dalla nostra città per portare l’annuncio della Parola nei paesi dell’oriente europeo. Oggi si lascia l’Africa per rinforzare le deboli fila di una testimonianza storica di fede sempre più flebile nel vissuto quotidiano delle nostre case, dei nostri ambienti sociali, compresi quelli diocesani italiani.
Una inversione di marcia? No! E’ la prova tangibile dell’ottica dal carattere universale che è insita e ben espressa nel messaggio biblico. Con essa infatti viene ribadita in modo cristallino l’esortazione paolina (1Cor, 10-13) del non lasciarsi tentare dalla voglia di dividersi, identificandoci con le espressioni: ‘Io sono di Paolo’, ‘Io invece sono di Apollo’, ‘E io di Cefa’, ‘E io di Cristo!’. Cristo non è e non si deve dividere, conclude Paolo nella sua lettera.
Il Signore deve essere accolto pienamente, tralasciando il metodo sbrigativo dei compartimenti stagni, destinati col tempo a divenire inevitabilmente ricettacoli di putredine. Ne consegue che le distanze, i colori della pelle, il modo di pensare non possono sminuire, dice Suor Eleonora con il suo gesto di identità e il carisma della donazione perpetua, il valore della persona, che è tale anche quando è ‘ammalata cronica, diseredata, quando viene messa ai margini della società perché non considerata efficiente nel corpo e nello spirito’.
La Piccola Famiglia di Santa Teresa di Gesù Bambino sappiamo che non è un centro di benessere ne fisico e ne estetico. Le molte carrozzelle presenti nella chiesa lo testimoniavano, senza ombra di dubbio. Su esse vi erano delle persone, sacerdoti, suore, laici, giovani ed anziani. La volontà quindi, da parte di una giovane donna venuta dal lontano Madagascar, di abbracciare ‘l’esistenza ed il vivere manifestando l’amore con lo spirito d’infanzia di Santa Teresa del Bambino Gesù’, oltre che suscitare ammirazione, non può che generare ossigeno, aria nuova per i nostri animi che rischiano di adagiarsi mollemente su convenienze ed opportunità che nulla hanno a che fare con ‘lo Spirito compassionevole e misericordioso del Cristo, il quale passò per questo mondo facendo del bene a tutti e curando ogni sorta di malattie ed infermità (Mt 4, 23)’ .
Suor Eleonora, rivolgendosi al Signore con la propria lingua, scrive con Geremia, ‘Tu m’as seduit, Seigneur, et je me suis laissé seduire’ (Jeremie 20, 7). Una seduzione che tutti, assieme all’Arcivescovo e alla comunità delle suore della Piccola Famiglia, abbiamo riscontrato ferma, gioiosa, piena di amore, in quel pomeriggio dove sono riecheggiati ritmi di canti che hanno legato le nostre terre e fatto splendere i nostri volti e quelli dei suoi famigliari con una luce nuova.
All’augurio conclusivo del celebrante ‘vivi il dono che hai ricevuto oggi’ aggiungiamo senz’altro anche il sostegno di preghiera di tutta la Comunità Diocesana, senza dimenticare che questa offerta è strettamente legata anche ad un’altra, indimenticabile, travolgente, quella di Santa Teresa di Lisieux, dichiarata nel ‘Non mi pento di essermi offerta all’Amore. Oh, no! Anzi!.  
Luigi Bressan