Lectio Divina a Punta Marina Terme

Lectio Divina a Punta Marina Terme

Dal ‘RisVeglio Duemila’ N. 29/2011
                      
Il primo Libro dei Re, le ultime tre parabole del 13° capitolo del Vangelo di Matteo (in tutto sono sette) rivolte ai discepoli e la lettera di San Paolo ai Romani. Queste le letture di domenica 24 luglio commentate da Mons. Giuseppe Verucchi alla lectio di giovedì 21 luglio nella parrocchia di Punta Marina, dopo la celebrazione della S. Messa.
L’Antico Testamento racconta che Salomone, figlio di Re Davide e di Betsabea, una volta preso il posto del padre, chiede a Dio, che gli appare in sogno, di avere la capacità di discernimento tra bene e male. Dio è piacevolmente sorpreso da questa richiesta, dato che la maggior parte delle persone gli chiede o la salute o la ricchezza o la morte dei nemici. Esaudisce perciò la sua richiesta, gli dona la saggezza e questo re governerà per circa quarant’anni, dal 970 al 930 a.C. commettendo invero tanti sbagli.
Ciò che tuttavia colpisce, in Salomone, è la sua umiltà iniziale, la sua capacità di farsi piccolo di fronte a Dio, invece di rivendicare una saggezza tutta sua, frutto della sua intelligenza e dei suoi parametri di giudizio, come sembra prevalere oggi nell’epoca del relativismo. ‘Dammi un cuore docile’, la frase pronunciata da Salomone, da un punto di vista pedagogico è una frase eccezionale, indica infatti una disponibilità all’ascolto, una recettività dell’anima che ascolta Dio per essere al servizio del prossimo e svolgere al meglio il compito affidatogli. Ed è ciò che dovrebbe fare chiunque di noi, ma in modo particolare chi riveste autorità civile o religiosa.
L’Antico Testamento, in effetti, non distingue tra re e profeti, entrambi sono considerati ‘pastori del gregge’, mentre oggi è difficile, realisticamente, pensare ai politici in questi termini, perché spesso sembrano perseguire fini personali al posto del bene collettivo. Un ulteriore aspetto messo in luce dal Vescovo è stato quello del modo in cui Dio ha comunicato con Salomone: apparendogli in sogno. Anche a Don Bosco Dio appariva in sogno. Alla maggior parte della gente, però, ciò non succede, ma non si dica che Dio alle persone comuni non parla, non invia messaggi, non comunica la sua volontà, perché non è vero. Dio parla attraverso le Sacre Scritture, ma nella sua assoluta libertà, può manifestarsi anche in un avvenimento, in un incontro, in un paesaggio di straordinaria bellezza, provocando nell’uomo uno sconvolgimento, un mutamento così intenso e piacevole da impedirgli di tornare alla vecchia vita di prima e spingendolo ad abbandonare tutte quelle abitudini che paiono in contrasto con questa gioia appena incontrata.
Basti riflettere alle tre parabole contenute in Matteo 13, 44-52: Dio può essere il tesoro scoperto per caso nel campo: sono le persone che incontrano Dio anche se non lo stavano cercando, come André Frossard, ad esempio. Ateo convinto, un giorno fissò un appuntamento con un amico in una strada del quartiere latino di Parigi; faceva un caldo insopportabile ed entrò in una chiesetta vicina per prendere un po’ di aria fresca, ma quando entrò rimase talmente colpito dall’Eucaristia che si convertì all’istante. La seconda parabola parla del mercante che va in cerca di una perla preziosa e viene in mente S. Agostino, la sua ricerca lunga e affannosa di Dio, dopo aver abbandonato il manicheismo.
L’ultima parabola narra della rete gettata nel mare, che tira su pesci commestibili e non, dove la rete è la Chiesa che porta il suo messaggio a tutti, indistintamente, nel mondo dominato da Satana (il mare) ma la cernita tra pesci buoni e cattivi non spetta né ai sacerdoti né ai fedeli, ma agli angeli, alla fine dei tempi. Poiché il messaggio del Dio cristiano è, nella sua essenza, un messaggio di amore e di salvezza, fino agli ultimi istanti della vita, l’uomo può riscattarsi e salvarsi, ma dipende esclusivamente dalla sua volontà, Dio da parte sua, non nega ad alcun essere umano la salvezza, ma se l’uomo decide di dire no all’amore, alla compassione, alla giustizia, al perdono, non può prendersela con Dio se andrà all’inferno. Questo, in sintesi, il messaggio dell’ultima delle tre parabole che si collega al contenuto della lettera paolina in cui si scrive che tutti siamo da Dio predestinati, chiamati, giustificati e glorificati.
Anna Cavallo