L’Amore al tempo di Internet

L’Amore al tempo di Internet

Dal ‘RisVeglio Duemila’ N. 47/2011
 
Sapete chi sono i ‘nativi digitali’?
Sono i nostri figli e i nostri nipoti, le generazioni nate all’approssimarsi del Terzo Millennio che oggi abitano con disinvoltura e naturalezza l’era digitale di Internet e dei social network. Sono convinta che la maggior parte dei genitori, come me, abbiano cercato di avvicinarsi e di entrare in questo mondo tecnomediatico, per esigenze di lavoro, soprattutto, ma anche per sentirsi vicini ai figli, per comprenderli ed evitare di sentirsi sfuggire di mano una parte del controllo nel ruolo educativo. Sono altrettanto convinta però che, nonostante la buona volontà, da questo mondo ci sentiamo sempre un po’ esclusi, con un vago disagio che deriva dal non riuscire a capire appieno un nuovo universo di relazioni in cui i nostri figli ‘navigano’ disinvolti senza più bisogno di noi. E questo, a dire la verità, ci spaventa non poco.
Per aiutarci a comprendere meglio ciò che accade ai nostri ragazzi, il Circolo Culturale Gondoni della Parrocchia di San Rocco ha invitato il prof. Tonino Cantelmi, psicoterapeuta e psichiatra, che ha tenuto l’interessantissima conferenza ‘Amore e affettività al tempo di Internet’, presso la Sala Muratori della Biblioteca Classense, venerdi 16 dicembre.
Il prof. Cantelmi, di cui invito a visitare il sito web www.toninocantelmi.com, è stato il primo in Italia a occuparsi dell’impatto della tecnologia digitale sulla mente umana. E’ un vero pioniere della Psicoterapia Cognitivo-Interpersonale e ha al suo attivo un numero impressionante di incarichi istituzionali, di pubblicazioni e di testi specifici. Ma soprattutto è padre di cinque figli ed è credente e questo lo avvicina alla nostra quotidianità più dei meritati titoli accademici.
Oggi viviamo in una società dove tutto si può ‘tecno mediare’: attraverso gli strumenti tecnologici si acquisiscono conoscenze, informazioni, si lavora e si gioca, si fanno acquisti, si gestiscono le relazioni. Si fa amicizia e ci si corteggia con gli sms, con le chat e attraverso i social network, in particolare Facebook. E tutto avviene con rapidità estrema, soddisfacendo il bisogno di velocità e di consumare velocemente qualsiasi cosa, che è ormai esigenza primaria del nostro modo di vivere. Il rischio, soprattutto per i nostri giovani, è quello di sviluppare una grande abilità ed efficienza tecnologica a scapito della capacità di entrare in relazione autentica e concreta con gli altri, di maturare esperienze attraverso la fantasia, la rielaborazione e interiorizzazione di ciò che apprendono. La deriva della tecnologia digitale è quindi da una parte il consumismo superficiale e ipervelocizzato delle relazioni, e dall’altra l’emotivismo affettivo, la sessualizzazione immediata, la ricerca di sensazioni forti che annullino il grande tabù dei nostri giovani, la noia, e riempiano illusoriamente i vuoti dell’anima fino allo ‘sballo’.
In questo scenario di relazioni ‘liquide’, evanescenti e deresponsabilizzanti, noi adulti restiamo sul confine, incapaci spesso di dare risposte e offrire alternative. Eppure è la sfida educativa che oggi ci interpella con urgenza perché i nostri ragazzi stanno costituendo velocemente   una sorta di comunità autoreferenziale, da cui noi rischiamo di essere esclusi per sempre, dove si interrompe la trasmissione del sapere tradizionale a favore di conoscenze tecnomediatiche in cui il ruolo degli adulti è superfluo.
Che fare, dunque?
Il prof. Cantelmi esorta a non fuggire davanti alla difficoltà, ma a farsene carico, cercando di consentire ai nostri ‘nativi digitali’ di continuare a vivere l’incontro con gli altri e con la realtà in modo autentico, riscoprendone la bellezza, la profondità, l’intensità dei sentimenti senza mediazioni virtuali.
Marianella Marni