Intervista a Matteo Papetti

Intervista a Matteo Papetti

Dal ‘RisVeglio Duemila’ N. 43/2011
 
Da alcuni mesi, la comunità del Seminario Arcivescovile di Ravenna si è arricchita di un nuovo giovane; si tratta di Matteo Papetti: lo abbiamo intervistato nei giorni scorsi.
 
Matteo, tu vieni da Marina di Ravenna, sei quindi una ‘vocazione nata in casa’. Ci puoi brevemente raccontare qualcosa del tuo percorso di vita,?
‘Frequento fin da ragazzo la mia parrocchia dove, dopo il catechismo, nell’Azione Cattolica ho potuto continuare un cammino di fede e amicizia con Gesù. Sono stato educatore nel settore giovanile, Presidente parrocchiale, vice presidente giovani’ tanti titoli ma soprattutto tanto desiderio di spendermi per questa realtà diocesana, da cui ho avuto gratuitamente e che mi ha permesso di amare la Chiesa e soprattutto conoscere i molti laici e consacrati che vivono in essa e per essa. La mia famiglia ha appoggiato le mie scelte nello studio, nell’impegno parrocchiale e ora che sono in Seminario (senza nascondere la fatica fatta di accettarle, a volte), dandomi le radici da piccolo e le ali da grande. I miei amici sono uno dei doni più preziosi che ho: con alcuni condivido il cammino di fede, con altri no. Questa diversità mi ha sempre spinto a cercare profondamente e sinceramente la verità nelle cose, senza fermarmi alla ‘prima vista’. Trovare le ragioni vere per dire un bello e sincero ‘sì’ a Dio’.
 
Quale aspetto della fede in Dio e del Suo Amore per te, ti ha colpito di più e ti aiuta a portare avanti la tua scelta?
‘Sapere e ricordarsi ogni momento che io sono prezioso agli occhi di Dio, sono degno di stima per Lui e mi ama. Senza badare ai miei ‘se’ e ai miei ‘ma’. Ha fatto me e solo me così; nessuno come me c’è stato prima e non ci sarà più. Qualcuno mi può dire: ‘Meno male! Ce ne basta uno!’. Quello che invece voglio dire è che io sono speciale; c’è una volontà di Dio che posso compiere solo io e nessun altro al mio posto! Sarà meglio dunque che ‘mi dia una mossa’ e mi renda attivo ogni giorno per capire e fare questa sua volontà! Altrimenti cosa me ne faccio di tutto questo Amore così speciale’?
 
A tuo parere ci sono giovani come te ‘ anche nella chiesa ravennate ‘ che sentono l’aspirazione a fare scelte forti, come la tua, per amore di Cristo?
‘Sono certo che ci sono e li conosco. Occorre pregare molto perché tutti scopriamo e realizziamo la nostra chiamata personale ad essere santi. Questa è ‘la’ scelta forte. Dopotutto, chi di noi punta a vivere una vita bassa, piatta, sterile? Nessuno! Il bello di Gesù è che con Lui si punta sempre in alto! E’ bello fare scelte forti perché Lui è Forte!’.
 
Proprio i giovani, ricevono tante sollecitazioni di varia natura, grazie anche ai loro modi veloci di comunicare (Sms, Facebook’). Come possiamo far giungere a loro il messaggio di Cristo, quel messaggio che li apre a una dimensione più completa della vita?
‘Tutti i mezzi sono validi, se ben usati per comunicare il Vangelo. Il problema per me è più che altro che non siamo più abituati al silenzio, quello sano, dove Dio parla al cuore dell’uomo. Facciamo una grande fatica a raccoglierci, a meditare. Lo cerchiamo, lo apprezzeremmo perché siamo storditi da tutto questo rumore del mondo. Un primo annuncio può risvegliare la nostra fede un po’ imbambolata, ma se ci si ferma solo al sentimento, all’emozione’ non siamo da meno di questo mondo patinato che ci tratta solo come telespettatori o acquirenti. Gesù è una persona viva e vera: questo dobbiamo dirlo e testimoniarlo ovunque e in tutti i modi. Ognuno ci metta la fantasia che ha, purchè non raccontiamo un ideale, un pensierino o un fervorino, ma raccontiamo un vero uomo e vero Dio che si chiama Gesù’.
 
Come sta procedendo il tuo cammino di novello seminarista, a partire dalla vita e dagli studi in Seminario?
‘E’ solo l’inizio! Di questo finalmente rendo grazie a Dio ogni giorno e mi rimetto in discussione, ogni giorno. Naturalmente Seminario non vuol dire automaticamente prete: vuol dire tempo di grazia, unico e raro ai nostri giorni, per conoscersi e conoscere la Chiesa, quindi Cristo. Qui al Seminario Arcivescovile di Bologna, nella Propedeutica siamo in 14. Io e Simone Padoan che viene dalla parrocchia della Malva di Cervia ed è in 2^ Propedeutica), 5 ragazzi di Cesena-Sarsina e 7 di Bologna. Non siamo monaci, ma una comunità residenziale che vive insieme la preghiera, la carità nei vari servizi, lo studio guidati da un Rettore e un vice Rettore (educatori di Foro Esterno), un Padre Spirituale (educatore di Foro Interno) e con l’aiuto di un Prefetto o Assistente, che è un seminarista di V Teologia. Vive con noi come un fratello maggiore, più avanti nel cammino. Tutto concorre a capire la nostra vocazione. Il Signore ci chiama a essere buoni cristiani (tutti); noi poi, siamo particolarmente e specialmente chiamati al celibato sacerdotale, secondo ciò che per esse intende la nostra Chiesa? Questo è il luogo per capirlo. E’ un tempo che mi prendo tutto per me e so che non ci sarà più alcuna occasione per farlo così intensamente’.
 
Quanto è lunga la strada per diventare un sacerdote e quali sono le prossime tappe che ti aspettano?
‘A Bologna il periodo Propedeutico dura almeno due anni ed è un tempo forte di discernimento e di preparazione spirituale e umana. Come dice il nome, è anche il luogo dove ci si prepara per gli studi filosofici e teologici che continuano per altri sei anni nell’altra comunità qui ospitata, che è quella del Seminario Regionale. Sono due realtà completamente diverse e staccate.
Le prossime tappe sono solo una: impegnarmi a stare e rimanere col Signore, che sta passando nella mia vita. Il resto verrà da sé, quando Lui vorrà fermarsi da me’.