Il tuo volto, Signore io cerco (salmo 28)

‘Il tuo volto, Signore io cerco’ (salmo 28)

Dal ‘RisVeglio Duemila’ N. 46/2011
 
Pubblichiamo il commento alle Ordinazioni Sacerdotali di Don Mattia Balelli e Don Aldo Stella, avvenute il 7 dicembre scorso in Cattedrale a Ravenna.
In questi ultimi tempi il termine ‘crisi’ sta permeando in modo tagliente ed implacabile tutti gli ambiti del nostro linguaggio e vivere quotidiano. Un dato che ormai si connota con la caratteristica della ‘condicio sine qua non’, di un elemento strutturale nella vita del consesso civile e latore, purtroppo, di una sofferenza in divenire e generalizzata.
In questo panorama, dall’orizzonte offuscato, l’avvenimento di mercoledì 7 dicembre, che si è compiuto nella Cattedrale della Resurrezione in Ravenna, si innesta senz’altro come uno spiraglio di luce e di speranza. Tra le problematiche connesse con l’economia globale, ferite aperte per tutti noi, le due nuove ordinazioni sacerdotali hanno dimostrato che la comunità diocesana di Ravenna e Cervia, più che ad impegnarsi sul come affrontare la stagione fredda, l’inverno, può ricominciare con gioia ad ascoltare il risveglio primaverile dello Spirito.
I segni di questa presenza, oltre ad essere tangibili come dono in Don Mattia e Don Aldo, erano espressi nei volti di tanti, tanti giovani che hanno voluto dimostrare la propria gratificazione anche con la partecipazione al momento della offerta incondizionata al Signore da parte dei loro riferimenti per quanto riguarda la loro crescita spirituale. Una novità che ha toccato, con il proprio poderoso timbro canoro e la vitalità giovanile, il lato sensibile degli adulti, primo fra tutti l’arcivescovo Mons. Giuseppe Verucchi, costretto, nel corso della liturgia di ordinazione, a toccarsi, come altri, lievemente le palpebre.
Il connubio tra giovani e sacerdoti, in particolar modo con Don Mattia Balelli e Don Aldo Stella, non è stato però il solo aspetto che ha caratterizzato le ore trascorse attorno alla mensa eucaristica, alla vigilia della festività liturgica dell’Immacolata Concezione. L’Arcivescovo infatti, ricordando il cammino pastorale che ha donato alla nostra Diocesi, nel 2011, cinque nuovi sacerdoti, ha messo a fuoco, con ferma espressione di Pastore, l’attenzione di tutti i fedeli, presenti anche attraverso l’ascolto di Ravegnana Radio, sugli esaltanti contenuti che la figura del sacerdote racchiude in sé ed è chiamata a esprimere, in osmosi, con tutta la Comunità in cui è chiamata a operare.
Come Maria il sacerdote, ribadiva, riceve un dono soprannaturale, importantissimo, decisivo per la Chiesa e per le persone che accolgono la luce di Betlemme. Egli vive una realtà sacramentale che lo plasma e gli infonde il ‘potere’, non quello tipico del comando, ma quello di avere la facoltà, che gli discende direttamente dall’alto, di conciliare l’uomo con Dio attraverso la confessione, la celebrazione eucaristica e l’annuncio della Parola.
Con il tramite del sacerdote nasce la fede in Gesù, presente in mezzo agli uomini.
Interessante poi, a un certo punto dell’omelia, l’interrogativo posto come analisi sul termine potere. Quando infatti ci adagiamo a compiere i nostri comodi siamo sicuri che esprimiamo un potere e che ne conosciamo l’esatta tipologia?
Al Sacerdote viene dato un potere soprannaturale, divino, che genera, con la piena e generosa dedizione al servizio del Signore, effetti grandiosi. Maria con il suo ‘eccomi’ è diventata Madre di Dio. Tutti i sacerdoti concelebranti e presenti nella basilica Cattedrale, più di settanta tra giovani e meno giovani, quando hanno pronunciato il loro ‘eccomi’ hanno reso possibile e attuano, vivificandola, la crescita spirituale delle Comunità cristiane che sono state affidate lro. Un percorso che viene seguito, passo dopo passo, fino all’ultimo saluto quando per tutti si apriranno le porte del Regno dei cieli.
Difficile esprimere comunque il valore intrinseco della vocazione sacerdotale, concludeva il nostro Pastore. Innegabile la bellezza dell’attesa di un figlio da parte di due genitori. Gioia e soddisfazione esprimono gli studenti quando superano la difficoltà degli esami. Nei professionisti delle varie discipline osserviamo un encomiabile orgoglio quando vedono realizzato il frutto del proprio intenso lavoro.
Impareggiabile rimane però il canto di Maria con ‘l’anima mia magnifica il Signore ”, un canto che il sacerdote deve cercare di far ripetere, come missione evangelica, a tutti quei fratelli che incontrerà lungo il proprio inerpicato sentiero di vita. Un impegno non facile, a volte irto di spine, di ostilità, di indifferenza, ma tuttavia realizzabile, sosteneva l’Arcivescovo. Sono necessari pochi elementi, alcuni accorgimenti, in particolare tre: il vivere uniti a Gesù, il vivere e operare in comunione fraterna, presbiteri e vescovo, e infine vivere sempre guidati dallo Spirito. Avremo così certamente in mezzo a noi dei testimoni dalla tempra forte, coraggiosa, amalgamata dal condimento saporito della gioia e in grado di impegnarsi a cercare, come Don Mattia e Don Aldo, il volto del Signore con la pronuncia di cinque solenni ‘Sì, lo voglio’.
Maria, la madre ricordata e presente in Cattedrale con l’effige traslata il 25 maggio del 1659, dopo che fu ultimata la costruzione della Cappella che ancora oggi la custodisce a ricordo di un voto fatto dai ravennati in occasione della peste del 1629, senz’altro continuerà a sostenerci, con la stessa premurosità che ha espresso nella capanna di Betlemme e sotto la croce di Gerusalemme, divenuta a Ravenna gemmata e ben visibile sulle casule dei sacerdoti che quella sera hanno accolto due nuovi confratelli.
Luigi Bressan
 
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