I genitori di Santa Teresa

I genitori di Santa Teresa
Dal ‘RisVeglio Duemila’ N. 18/2012
                            
Genitori incomparabili
Celina Fournet scriveva alla nipote Teresa, Carmelitana Scalza a Lisieux: ‘… i tuoi genitori sono di quelli che si possono chiamare santi e che meritano di generare dei santi’. Il primo incontro fra Luigi Martin e Zelia Guerin, ‘incomparabili’ genitori di Santa Teresa di Gesù Bambino, (così lei stessa li definì) sembrò casuale, ma fu sicuramente opera della Provvidenza.
 ‘Un giorno in cui Zelia Guerin passava sul Ponte San Leonardo, incontrò un giovane, la cui nobile fisionomia, l’andatura riservata, il portamento pieno di dignità, le fecero una grande impressione.
Nello stesso tempo una voce le mormorava in segreto: ‘E’ lui che ho preparato per te’. Le fu presto rivelata l’identità del passante, cominciò così a conoscere Luigi Martin’ (Piat, p. 57).
Le famiglie si misero in relazione e a soli tre mesi da quel giorno, i due giovani si unirono in matrimonio nella chiesa di Notre-Dame di Alençon, nella notte fra il 12 e il 13 luglio 1858.
Luigi aveva 35 anni e Zelia 27, entrambi, fin dalla giovinezza, attratti da una vita vissuta in castità: preghiera, lavoro, opere di carità.
Lui, aveva un laboratorio di orologeria e oreficeria ad Alençon.
Lei, dapprima attratta dalla vita religiosa attiva, in seguito ad un colloquio con la Superiora delle suore di San Vincenzo de’ Paoli, aveva capito che questa non era la Volontà di Dio.
Era quindi nato in lei, rivolto al Signore, il seguente proposito: ‘Formerò una famiglia, per compiere la tua volontà. Ti prego di darmi molti bambini e che tutti ti siano consacrati’. (Piat, p.51).
Inoltre, una grazia della Santa Vergine, le fece comprendere quale fosse il lavoro che avrebbe dovuto svolgere nella vita: confezionare il Punto d’Alençon, un merletto a quei tempi molto ricercato.
Era divenuta dunque una eccellente merlettaia, con varie operaie alle sue dipendenze, nel suo atelier. La nuova famiglia Martin si stabilì nella casa di Luigi, al 17 di Via Pont-Neuf e qui Zelia trasferì anche il suo atelier. Essi costituirono una famiglia unita da un amore totalmente trasfigurato dalla fede. Vissero la fede e la ricerca della santità dentro la condizione laicale, nella famiglia e nel lavoro.
Dalla loro unione nacquero 9 figli (quattro dei quali deceduti in tenera età); Maria Luisa, Maria Paolina, Maria Celina, Maria Francesca Teresa, entrarono al Carmelo e infine Maria Leonia alla Visitazione di Caen; tutte consacrate al Signore. Luigi Martin ebbe a dire: ringraziamo il Signore per ‘l’onore che mi fa di scegliere le sue spose nella mia casa’. Zelia terminò la sua vita terrena, a 46 anni, colpita da un male incurabile. E’ inutile dire con quanta fede e abbandono nel Signore, tutta la famiglia visse questa stagione così dolorosa. Teresa aveva solo 4 anni. L’amore che il papà riversò sulle sue figliole si trasformò, anzi si arricchì di tenerezza materna. Il servo fedele infine si offrì a Dio in sacrificio, per ringraziarlo delle tante grazie di cui lo aveva colmato e andò a ricevere il premio delle sue fatiche, a 69 anni, dopo il calvario di una lunga malattia.
 
La Beatificazione  
A Lisieux, il 19 ottobre 2008, Giornata Mondiale delle Missioni, il legato di Benedetto XVI, il Card. Josè Saraiva Martins, ha iscritto Luigi e Zelia Martin nell’Albo dei Beati, a 150 anni dalle loro nozze. I processi informativi per la Beatificazione dei due Coniugi erano stati aperti, separatamente, nel 1957 e dopo due anni a distanza di pochi mesi l’uno dall’altro si erano conclusi.
Paolo VI, per la prima volta nella storia della Chiesa, volle che le due cause procedessero unitamente, proprio perché sposi. Si giunse al 1994, quando il Servo di Dio, Giovanni Paolo II, proclamò le loro virtù eroiche, proclamandoli Venerabili. Si è proceduto poi alla beatificazione, essendo stato accertato che, alla loro intercessione deve essere attribuito un miracolo, avvenuto il 29 giugno 2002: la guarigione di un bimbo, Pietro Schilirò.
S. Teresa era convinta della compagnia dei Beati e lo scriveva a Don Bellière:  ‘Io credo che i Beati abbiano una grande comprensione delle nostre miserie; ricordano che essendo stati come noi, fragili e mortali, hanno commesso le stesse colpe, sostenuto le stesse lotte, e la loro fraterna tenerezza diventa ancora più grande di quanto non lo fosse sulla terra, perciò non cessano di proteggerci e di pregare per noi.'(Lt 263).
(tratto da L’Amico degli Infermi – aprile 2012)