Cultura e azione della Chiesa – 1

Cultura e azione della Chiesa – 1
Dal ‘RisVeglio Duemila’ N. 25/2012
 
Pubblichiamo la prima puntata di una breve serie di articoli dedicata al valore storico, culturale e spirituale degli edifici religiosi della nostra Regione, a partire da quelli abbattuti o lesionati dai recenti sismi.
 
Il terremoto in Emilia-Romagna ha abbattuto un ingente numero di edifici religiosi, urbani e rurali, che, con monumenti della valenza civile, rappresentano una parte significativa del patrimonio ecclesiastico e nazionale della patria italiana. E’ interpellata tutta la Chiesa in Italia e in Europa. Fuori di ogni facile propaganda si è costretti a fare il paragone con le distruzioni provocate dai bombardamenti e dalle operazioni militari della II Guerra Mondiale nello stesso territorio. Oggi si è in grado di ringraziare il Cielo se otto monumenti di Ravenna paleocristiana sono dichiarati Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco quale autorevolissimo organismo delle Nazioni Unite. Gli scritti di Mons. Giovanni Mesini e di Mons. Mario Mazzotti su questo argomento dovrebbero essere ripresi come contributo di conoscenze necessarie non solo per la Pastorale del Clero e della Chiesa, ma per tutta la comunità nazionale.
E’ sulla spinta di questa terribile emergenza che, negli studi e nella formazione delle coscienze, si aprono nuovi orizzonti di riflessioni che, con la memoria del passato, tocchi il sentire presente dell’Italia cattolica e dell’Italia ‘laica’. Termini che ricorrono in pagina di uno storico della Normale di Pisa, in volume delle Edizioni Feltrinelli, meritevoli di elogio per scelte indipendenti, ma non ‘partigiane’.
Scrive Adriano Prosperi: ‘La versione cattolica del processo di modernizzazione è stata individuata nella Controriforma che ha così conosciuto una nuova stagione di interessi e di consensi come età del ‘disciplinamento sociale’. Consensi per il passato e per il presente: l’Italia ‘laica’, che aveva un tempo alimentato interessi storici per gli eretici del passato in funzione delle scelte ideali del presente, si stringe oggi intorno alla Chiesa cattolica a cui offre continua prove della sua disposizione devota. Sul piano storiografico i temi apologetici hanno fortuna anche per la voglia di presentare merce nuova e insolita: e così accade che quella che fu già conosciuta come ‘età della controriforma’ e della decadenza dei Paesi cattolici, oggi sia raccolta sotto il segno di un rinnovamento continuo e senza ombre’ (A. Prosperi, L’eresia del Libro Grande: Storia di Giorgio Siculo e della sua setta nella collezione Culture dell’Editore Feltrinelli, Milano, ottobre 2000, p.9).
L’Episcopato italiano ha istituito una sezione della Direzione Nazionale dedicato ai Beni Culturali. Noi, a Ravenna, avemmo lo scorso anno la presenza di Mons. Russo al momento di celebrare insieme nell’iniziativa dell’Opera di Religione sotto la guida di Mons. Guido Marchetti, l’apertura del ristrutturato Museo Arcivescovile con la presentazione dell’Inventario Diocesano dei Beni Culturali; il quotidiano cattolico Avvenire, in una pagina tutta dedicata a Ravenna del 9 aprile 2011 scriveva: ‘Un’operazione gigantesca ‘ condotta secondo le indicazioni metodologiche dell’Ufficio Nazionale Cei per i beni culturali ecclesiastici e del Ministero ‘ che nella sola diocesi romagnola ravennate ha portato alla compilazione di 15.910 schede affiancate da un corredo di 23.242 fotografie. In pratica tre anni di lavoro certosino, uno staff di esperti locali selezionati dall’Ufficio Diocesano diretto da Mons. Guido Marchetti (Giovanni Fanti, coordinatore tecnico-scientifico, Elisa Solano e Gabriella Brunetti, schedatrici) e un risultato di tutto rispetto: passati al setaccio 86 parrocchie, il Palazzo Arcivescovile e il Seminario degli Angeli Custodi. Dato un volto e un autore a ogni singolo oggetto’. Nel comparto dei beni culturali di cui sopra, non entrano i due altri patrimoni dell’Arcidiocesi ravennate: l’Archivio Arcivescovile e le Biblioteche diocesane che sono soggetto di unificazione in una sola: la Biblioteca del Seminario e la Biblioteca Arcivescovile. Chi scrive ha presentato queste realtà in più contributi che si permette richiamare: ‘L’Archivio Arcivescovile’ in ‘Ravenna Patrimonio dell’Umanità: Globalizzazione e storia culturale’, Longo Editore, Ravenna 2006, pp. 27-28; ‘Antico Episcopio Ravennate’, ivi, pp. 29-30; ‘La Chiesa di Ravenna’, ivi, pp. 195, contributo già apparso sotto il titolo Ravenna tra Oriente e Occidente: storia e archeologia, a cura di Andrea Augenti; Carlo Bertelli, Ravenna, Longo, 2006, pp. 63-72. Sempre chi scrive ha aggiornato sull’Archivio con il contributo ‘Sul progetto di nuova sede dell’Archivio Arcivescovile, della Biblioteca del Seminario e Biblioteca Arcivescovile’ in ‘La memoria di Ravenna: Vogliamo perderla?’ a cura di Angelo Turchini e Daniela Simonini, Società Editrice ‘Il Ponte Vecchio’, Cesena 2009, pp. 37-58. Qui, alle pp. 41-42 sono citati in nota gli scritti pertinenti di due studiosi ravennati la cui memoria è tanto sacra quanto il loro lavoro dura esemplare (oggi aggiungeremmo l’indimenticabile Mario Pierpaoli): SANTI MURATORI, La Biblioteca arcivescovile, in ‘Il Comune di Ravenna’, II (1937), pp. 19-21; SILVIO BERNICOLI, La Biblioteca dell’Arcivescovato di Ravenna, in ‘Felix Ravenna’, XXXIV (1930), pp. 22-34. Unendo il pensiero dell’approssimarsi del VII Centenario Dantesco (1321-2021), con la candidatura di Ravenna Città Europea della Cultura (2019), l’augurio di Mesini e di Mazzotti, per noi del Clero, è che si possa continuare nelle tradizioni di collaborazione. Il pianto per i morti del terremoto è preghiera liturgica per le famiglie assistite dalle Parrocchie. Parrocchia significa case-vicine, vicinanza di case-famiglie; composto di parà-‘para’-e ôikos ‘casa’. La mia generazione che ha sofferto i bombardamenti, i mitragliamenti, i cannoneggiamenti della guerra mondiale non ne sa di più delle giovani generazioni che vedono cosa succede nelle guerre dell’Africa Mediterranea, e dell’Asia Mesopotanica. Aprivo il libro Ravenna Patrimonio dell’Umanità con pagine dai titoli Filosofia dei Beni Culturali: Ravenna e non, e L’Umanesimo nei Monumenti (Monumenta Religionis, Monumenta Ecclesiae, Monumenta Humanitatis), pp. 17-20. Altrove ho messo Gerusalemme al centro del mondo: umbelicus mundi. Per noi anche Roma è centro del mondo. E non è romana l’Aermilia, non è romana la Romagna che si chiama Romagna? Siamo provinciales, ma di quale capitale: ‘di quella Roma onde Cristo è Romano’ (Purgatorio, 32,102). (continua)
Don Giovanni Montanari – Presidente Archivio Arcivescovile