C’è un tempo per… i luoghi di culto

C’è un tempo per… i luoghi di culto

Dal ‘RisVeglio Duemila’ N. 5/2012
                            
Il fatto. Giovedì scorso 26/01/2012 a conclusione del Consiglio della Conferenza Episcopale Italiana viene pubblicato il consueto documento finale contenente la sintesi dei lavori svolti.
Nel documento si autorizza la pubblicazione di una Nota sulla gratuità nell’ingresso delle chiese.
Ad oggi (07/02/2012) la nota annunciata non è stata ancora pubblicata e non si conosce ancora il preciso contenuto.
Da informazioni ricevute si evince che la pubblicazione dovrebbe essere questione di giorni.
Questi i fatti. Di fronte a ciò assistiamo ad una reazione scomposta e distorta di certa stampa locale.
Si apprende dai giornali che la nota affermerebbe il principio che le chiese sono luogo di culto e, pertanto, l’ingresso deve essere gratuito, salvo diversa scelta del Vescovo diocesano per particolari casi.
Francamente non si vede alcuna novità e non viene avvertito nessuna apprensione per la vicenda.
E’ vero che le chiese sono luogo di culto e l’ingresso dei fedeli per tale motivo non deve incontrare ostacoli di sorta.
E’ vero che il Vescovo Diocesano è la massima autorità nella propria giurisdizione ecclesiastica e può valutare se, in casi particolari, può essere ammesso un ticket di ingresso.
A Ravenna è successo questo.
Nel 1988 il Ministero dei Beni Culturali che aveva la manutenzione dei beni ecclesiastici di maggior rilevanza storica e artistica (S. Vitale, Galla Placidia, Battistero Neoniano, S. Apollinare Nuovo’) comunicò di non essere in grado di sopportare ancora gli oneri necessari per detta manutenzione e affidò l’incarico di farlo alla proprietà degli stessi, quella ecclesiastica, suggerendo anche l’introduzione di un ticket per reperire i fondi.
Chi è di Ravenna ricorda bene il dibattito che animò l’intera comunità sul tema e che portò l’allora Arcivescovo Mons. Ersilio Tonini a illustrare la questione al Consiglio Comunale.
Certo il problema era circoscritto alla Basilica di S. Vitale e a quella di S. Apollinare Nuovo, anche se ormai entrambe erano da tempo in parziale o addirittura totale disuso, anche, ma non solo, per il fenomeno insidioso della subsidenza che aggrediva la Basilica di S. Vitale dal basso.
L’Arcivescovo dell’epoca ritenne le due basiliche, che poi diventeranno Patrimonio dell’Umanità tutelato dall’Unesco, casi particolari e straordinari e venne introdotto il ticket, con la possibilità, per la moltitudine di ravennati che improvvisamente sentì l’esigenza di pregare in questi due luoghi, di avere l’accesso gratuito.
Sono ormai venticinque anni che è così e mi pare evidente che a Ravenna quanto sembra che sia affermato dalla Nota della Cei di cui sopra sia stato, e tuttora sia, ampiamente attuato e rispettato.
Ravenna è piena di belle chiese; anche di altissimo valore storico, artistico e monumentale che non sono riconosciute Patrimonio dell’Umanità, dove l’accesso è gratuito ed è bene così.
A Ravenna, poi, ci sono chiese che non sono di proprietà ecclesiastica (Vedi Basilica di S. Apollinare in Classe), bensì di proprietà demaniale, aperte al culto, dove si paga l’ingresso, anche per i ravennati.
Vi sono anche chiese di proprietà ecclesiastica che, pur teoricamente (perché in fatto non sono frequentate e ricercate dai fedeli a tal fine) ancora aperte al culto, che sono concesse in godimento al Comune (Chiesa di S. Domenico) per motivi espositivi o alla Fondazione Ravenna Antica (Chiesa di S. Eufemia) per consentire l’accesso alla Domus dei Tappeti di Pietra.
La situazione è articolata, così come nel resto d’Italia. La Nota, per come viene presentata, ma che attendiamo di leggere con attenzione, non pare introdurre alcun nuovo principio e nessun vero o presunto imbarazzo agita la ‘curia arcivescovile’ in tal senso.
Speriamo davvero che tutti questi luoghi di culto continuino ad essere frequentati da tante persone che hanno bisogno di luce dall’Alto, animati da autentico spirito di ricerca del Vero e del Bello, riconoscendo la libertà che hanno avuto in dono di dirGli di Sì e di dirGli di no.
Enrico Maria Saviotti