In memoria di Oscar Luigi Scalfaro. È possibile per un cristiano fare politica?

In memoria di Oscar Luigi Scalfaro. È possibile per un cristiano fare politica?

Dal ‘RisVeglio Duemila’ N. 5/2012
                            
La domanda fu posta dal Card. Carlo Maria Martini durante il discorso alla città per la solennità di Sant’Ambrogio, il 5 dicembre 1987, che aveva come tema ‘Educare alla politica’. Allora, in questa pagina mensile di Azione Cattolica, vogliamo ricordare due uomini che hanno segnato con la loro vita un percorso per poter rispondere a questa domanda.
Domenica 29 gennaio è spirato serenamente all’alba Oscar Luigi Scalfaro e domani, domenica 12 febbraio, ricorre il 32° anniversario dell’assassinio di Vittorio Bachelet, ucciso a 54 anni sullo scalone dell’Università, in cui insegnava come docente di Diritto Pubblico dell’Economia.
‘Tutti i cristiani devono prendere coscienza della propria speciale vocazione nella comunità politica; essi devono essere d’esempio sviluppando in se stessi il senso della responsabilità e la dedizione al bene comune’. Questo invito prescrittivo, due volte compare il verbo dovere, appartiene alla costituzione pastorale ‘Gaudium et Spes’ al numero 75, edita nel 1965, vent’anni dopo la fine del conflitto mondiale. Nel 1946, l’allora pubblico ministero Oscar Luigi Scalfaro entrava alla Costituente, eletto nel collegio di Novara, mentre Vittorio Bachelet si stava preparando per la laurea conseguita a soli 21 anni nel 1947. Entrambi hanno compiuto la loro formazione cristiana all’interno dell’Azione Cattolica, da cui hanno assunto una spiritualità esigente, un forte impegno per il bene comune, una responsabilità ferma e decisa nei ruoli e funzioni assunti nella loro vita pubblica.
Per Vittorio Bachelet citiamo queste parole del Card. Martini tratte dalla lettera inviata ad Angelo Bertani e Luca Diliberto, curatori del libro su Vittorio Bachelet ‘Un uomo uscì a seminare’: ‘(…) mi sembra assai utile ripresentare questa figura di discepolo di Gesù Cristo, di credente laico impegnato gioiosamente e seriamente a vivere un’esistenza tutta ispirata allo spirito delle beatitudini evangeliche. Egli non fu ucciso nell’esercizio delle sue responsabilità ecclesiali e nemmeno per la sua incondizionata testimonianza di fede, ma nel cuore della sua professionalità e della sua fedeltà al servizio della città degli uomini. Oggi più che mai la città dell’uomo ha bisogno di uomini che si mettano al servizio del bene comune che furono la caratteristica di Vittorio Bachelet: la bontà, l’onestà, la mitezza, la competenza, il senso della legalità, della giustizia e della solidarietà. (‘) Non credo sia azzardato definire la sua morte come un ‘martirio laico’ perché tale espressione è capace di evocare valori che la parola deve sì enunciare, ma che solo in una fedeltà discreta possano essere compiutamente vissuti’.
Negli anni del dopoguerra Bachelet, all’impegno universitario e all’impegno culturale nel Movimento laureati, matura alcuni aspetti che vogliamo mettere in luce: in primo luogo la necessità di tenere distinte l’azione della Chiesa e l’azione nella politica, tanto da temere un uso strumentale della religione a fini politici; in secondo luogo l’impegno ad applicare i principi della Costituzione Repubblicana in tutte le materie che regolano i rapporti sociali e nella pubblica amministrazione.
Nello stesso periodo Scalfaro iniziava il suo impegno politico nel nuovo Parlamento democratico, unito e repubblicano; la sua carriera politica percorrerà tutti i gradi di responsabilità fino al 1992, quando in piena Tangentopoli, verrà eletto Presidente della Repubblica Italiana. Un settennato difficile per l’Italia, per il Parlamento, per il Presidente Scalfaro, che è sempre rimasto in prima linea a difesa della Costituzione e della democrazia, senza tergiversare. Scalfaro ha sempre sentito l’impegno politico come un servizio alla città dell’uomo in cui ha profuso tutta la sua competenza professionale, culturale, sostenute da rigore morale e da una fede certa senza tentennamenti.
Vorrei chiudere la breve memoria su questi due fratelli nella fede con un’altra citazione del Card. Martini tratta dalla medesima lettera (pag.12): ‘Agisce in modo conforme all’ordine morale, cristiano e anche semplicemente umano, chi pone come fine del suo agire politico il bene comune e considera il potere e il suo esercizio come un mezzo, uno dei mezzi per attuare il bene comune’.
Possiamo applicare questo giudizio sia a Vittorio Bachelet che a Oscar Luigi Scalfaro e proporlo come impegno per tutti i nostri amministratori siano essi locali o parlamentari.
La Chiesa Italiana invita quasi ogni domenica i fedeli a pregare per i governanti e allora termino riproponendo un’intenzione di preghiera per i governanti delle nazioni: ‘Preghiamo perché siano costruttori di pace, di dialogo e di giustizia per il bene dei popoli loro affidati’.
Maurizia Bubani