30° anniversario di Diaconato

30° anniversario di Diaconato

Dal ‘RisVeglio Duemila’ N. 15/2011
 
Sono trascorsi trenta anni!
Giuliano Baccarini, Mario Cortesi, Vittorio Morini, Pietro Zornetta: sono i quattro Diaconi permanenti che furono ordinati il 16 aprile 1981, trent’anni fa, nella Cattedrale di Ravenna.
 
Era il 16 aprile 1981, un Giovedì Santo.
Nella nostra Cattedrale, insolitamente affollata per le 9 del mattino, durante la S. Messa Crismale, presieduta dall’Arcivescovo di allora Mons. Ersilio Tonini, oggi Cardinale, i primi quattro diaconi della nostra Diocesi ricevettero il sacramento dell’ordine per il diaconato permanente. Di questi voglio fare il nome solo del diacono Giuliano Baccarini, un uomo buono, umile e mite che è già tornato alla casa del Padre. Mons. Tonini, nella sua omelia, parlò di un evento straordinario per la nostra diocesi, di una nuova stagione che accresceva la speranza che era rinata dopo la riapertura del Seminario. Quest’ordinazione fu accolta con gioia, specialmente dai preti più anziani, che a distanza di anni si dimostrarono i più aperti a questa novità del Concilio Vaticano II.
Il Cardinale Tonini, nel decimo anniversario dell’ordinazione, così scriveva in un telegramma inviato ai diaconi: ” Sono con voi e con i vostri familiari a ringraziare intensamente il Signore per il dono grande elargito alla Chiesa di Ravenna-Cervia, motivo di speranza per il suo futuro’.
Trenta anni sono tanti, ma sono un traguardo ancora più raro se si pensa che il diacono sposato riceve il Sacramento dell’Ordine a un’età già matura. Nel nostro caso il diacono più giovane aveva 42 anni.
Mi sono deciso a scrivere su questo perché mi sembra che ci sia ancora poca chiarezza al riguardo.
Per esempio, recentemente ho letto che i diaconi sposati sono dei laici.
In realtà con il sacramento dell’ordine, quegli uomini fanno parte integrante del clero, anche se sono sposati, hanno famiglia, svolgono un lavoro (non ricevono alcun compenso dalla Chiesa per il loro servizio) e sono impegnati nel mondo, ma, come tutti i cristiani, sono nel mondo, ma non sono del mondo. Il Vescovo Mons. Monari così scrive: ‘Non c’è dubbio che il diacono è presente e opera nella Chiesa come ‘icona vivente del Cristo servo’ e basterebbe questa affermazione per aprire spazi immensi di riflessione, di meditazione, di servizio, di formazione spirituale. L’appartenenza dei diaconi al sacramento dell’or­dine ‘è una dottrina sicura”. Infatti, il Codice di diritto Canonico al Titolo VI Can.1008 e 1009, modificati recentemente dal Papa Benedetto XVI con Motu Proprio, recita: ‘Con il sacramento dell’ordine per divina istituzione alcuni tra i fedeli, mediante il carattere indelebile con il quale vengono segnati, sono costituiti ministri sacri; coloro cioè che sono consacrati e destinati a servire, ciascuno nel suo grado, con nuovo e peculiare titolo, il popolo di Dio’. Gli ordini sono l’episcopato, il presbiterato e il diaconato. ‘Coloro che sono costituiti nell’ordine dell’episcopato o del presbiterato ricevono la missione e la facoltà di agire nella persona di Cristo Capo, i diaconi invece vengono abilitati a servire il popolo di Dio nella diaconia della liturgia, della parola e della carità’.
Vorrei terminare citando il Concilio Vaticano II che ha restaurato dopo molti anni il diaconato come grado a se stante del sacramento dell’ordine com’era nella Chiesa fin dai suoi primi anni.
Lumen gentium, Cap. III, Costituzione gerarchica della Chiesa n. 29: ‘In un grado inferiore della gerarchia stanno i diaconi, ai quali sono imposte le mani ‘non per il sacerdozio, ma per il servizio’. Infatti, sostenuti dalla grazia sacramentale, nella ‘diaconia’ della liturgia, della predicazione e della carità servono il popolo di Dio, in comunione col vescovo e con il suo presbiterio. È ufficio del diacono, secondo le disposizioni della competente autorità, amministrare solennemente il battesimo, conservare e distribuire l’Eucaristia, assistere e benedire il matrimonio in nome della Chiesa, portare il viatico ai moribondi, leggere la Sacra Scrittura ai fedeli, istruire ed esortare il popolo, presiedere al culto e alla preghiera dei fedeli, amministrare i sacramentali, presiedere al rito funebre e alla sepoltura. Essendo dedicati agli uffici di carità e di assistenza, i diaconi si ricordino del monito di S. Policarpo: ‘Essere misericordiosi, attivi, camminare secondo la verità del Signore, il quale si è fatto servo di tutti”.
Essere diacono permanente non è una ‘dignità’, è solo un servizio e diventa una ‘dignità’ solo nella misura in cui il diacono sarà veramente servo di tutti.                                                            
Dopo trenta anni, nonostante il prezioso aiuto e la generosità delle nostre spose, mi riconosco mancante nella risposta alla grazia del Signore che è stata certamente sovrabbondante.
Un diacono permanente