Omelia nel 19° anniversario della morte del fondatore di Comunione e Liberazione e il 42° del riconoscimento pontificio della Fraternità – 17 febbraio 2024

17-02-2024

Celebrazione per il 19° anniversario della morte del fondatore di Comunione e Liberazione e il 42° del riconoscimento pontificio della Fraternità

L’intenzione della Messa:
Grati per il dono del carisma donato dallo Spirito Santo a don Giussani, desideriamo servire con tutte le nostre energie la Chiesa e i suoi pastori, certi che solo nella sequela quotidiana a Cristo e al Suo Vicario è possibile vivere la vera unità tra noi e servire il bene degli uomini del nostro tempo.
Maria Regina della pace guidi il cammino di tutto il movimento e interceda per la pace nel mondo.

Omelia

Nella messa di stasera, I domenica di Quaresima, ci viene presentato l’inizio del cammino quaresimale come tempo di riscoperta del battesimo – e quindi della nostra vocazione cristiana originale e originante – e come un tempo di prova e tentazione. Gesù stesso per obbedire alla sua vocazione e alla sua missione di guaritore dell’umanità e di liberatore dal maligno e dal male di tutti i cuori umani, si immerge nell’esperienza del deserto e della tentazione, si lascia condurre dallo Spirito Santo.

Umano fino in fondo, condivide la nostra carne che ha assunto per portarla alla gloria e alla luce nel Regno di Dio compiuto.

Non c’è in Gesù nessuna attrazione verso il male, ma la sua piena incarnazione lo porta a dover vivere anche l’esperienza umana della tentazione: una prova che tocca la nostra quotidianità, a causa della corruzione causata dal peccato del mondo e dai singoli peccati di cui siamo responsabili.

Anche noi guariti e purificati dal Battesimo, possiamo dunque affrontare tutte le nostre prove e le tentazioni al male, con speranza, visto che in lui possiamo essere vittoriosi, riconciliati con gli “angeli” e con le “bestie selvatiche”, cioè col Cielo e con la terra, come narra il Vangelo di Marco (1,14).

E le prime parole di Cristo che questo Vangelo ci ricorda, ci mettono di fronte alla prova fondamentale della vita cristiana: l’accettazione di non avere ancora in noi la mentalità di Dio e la disponibilità a cambiare la nostra. La nostra umanità non è spontaneamente cristiana, la nostra natura e tutta la mentalità del mondo in cui siamo inevitabilmente immersi, non sono già evangeliche: occorre un cambiamento, un cambio di rotta, una conversione. E questo sarà possibile solo a partire dal Battesimo come sacramento della fede, che ci apre e ci chiama a credere in Cristo, a seguirlo, ad amarlo, a vederne la sua opera in atto dentro ogni elemento di bellezza, di bontà di verità che si trova nei fratelli e nelle sorelle, dentro e fuori le nostre comunità, anche nei credenti di altre confessioni, in ogni uomo di buona volontà, e in ogni uomo o donna che Dio ama. Riscopriamo dunque la nostra la chiamata fondamentale accogliendo la parola del Vangelo di stasera: «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo» (Mc 1,15).

L’anniversario che stiamo ricordando in questa domenica cade in un momento molto importante per tutta la Fraternità di Comunione e Liberazione e per i Memores Domini. Mi pare che l’incontro di Papa Francesco con i responsabili attuali, mons. Santoro e Davide Prosperi, così come la lettera che ne è seguita pochi giorni fa (1° febbraio 2024), devono essere ricordati e accolti in tutto il loro valore, anche storico.

Nel testo non c’è nulla di diplomatico né parole di semplice convenienza. Papa Francesco dice che vuole rivolgere a tutti voi un incoraggiamento, non un richiamo o un rimprovero, ma una spinta a proseguire.

E ancora, che è grato al Signore, non semplicemente ai membri del movimento, perché l’opera di evangelizzazione e di carità sta continuando, anche dopo la scomparsa del fondatore, don Giussani. C’è dunque una azione misteriosa ma efficace dello Spirito che sta sostenendo un cammino che non si affievolisce con la scomparsa dello strumento umano di cui si è servito per far nascere questa esperienza cristiana. La grazia ricevuta da lui, il “carisma” come è stato chiamato, continuerà e si evolverà, finché sarà utile per l’edificazione della Chiesa. Perché alla Chiesa è stato dato, attraverso i singoli e le comunità.

Il Papa riconosce anche che c’è stata obbedienza alle sue parole rivolte qualche tempo fa e conferma il cammino che si sta compiendo: la garanzia che si sta lavorando per il bene della Chiesa viene da lui, dal successore di Pietro. È un momento delicato, il Papa lo sa bene, altri movimenti, associazioni, Istituti di vita consacrata, hanno vissuto in questi anni sfide simili, anche quelli che più si erano rinnovati alla luce del Concilio Vaticano II o erano nati dopo di esso.

L’esigenza di una missionarietà piena, vissuta nella testimonianza di ogni giorno, in ogni ambiente di vita, fuori dalle sacrestie, fuori dagli schemi irrigiditi dall’abitudine, nelle strade, nelle piazze, nelle case, dove Gesù ha mandato i suoi primi 72 discepoli missionari (Lc 10,1-11), ci chiede un cambiamento continuo. È una prova vera, e il rischio è che si creino dei partiti o delle fazioni che si lasciano guidare più dalle proprie passioni o dalle paure, che dalla necessità della Chiesa di essere sempre in comunione, per non far perdere credibilità alla sua azione missionaria. Dobbiamo tutti scegliere.

Come ha detto il Papa ai cardinali qualche settimana fa: a sessant’anni dal Concilio, la differenza centrale «non è tra progressisti e conservatori, ma tra “innamorati” e “abituati”. Questa è la differenza. Solo chi ama cammina».

Ed ecco le parole centrali del successore di Pietro, chiamato a presiedere nella carità la chiesa universale:
«In occasione delle celebrazioni per la nascita al cielo del Servo di Dio mons. Luigi Giussani e della ricorrenza dei settant’anni dalla nascita del movimento, ho particolarmente a cuore di raccomandare a Lei e a tutti gli aderenti di avere cura dell’unità tra voi: essa sola, infatti, nella sequela ai pastori della Chiesa potrà essere nel tempo custode della fecondità del carisma che lo Spirito Santo ha donato a don Giussani: “Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri; come io vi ho amato, così amatevi anche voi gli uni gli altri. Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri”.
Per custodire l’unità e far sì che il carisma sappia interpretare sempre più adeguatamente i tempi in cui siete chiamati a testimoniare la nostra fede in Gesù Cristo, occorre andare oltre interpretazioni personalistiche… e continuare il lavoro intrapreso che mira a preservarne una visione integrale. … a correggere alcuni fraintendimenti e a proseguire la vostra missione nella fedeltà al carisma donato alla Chiesa per il tramite di don Giussani».

Ecco, un carisma donato alla Chiesa, riconosciuto da essa, modellato da essa, che non è quindi proprietà di nessuno, ma di colei che ci è Madre e Maestra, inseparabile dal Cristo, suo Capo e Signore.

E il Papa aggiunge:

«In questo periodo così decisivo per la vostra storia dopo la morte del fondatore, rivolgo perciò a tutti i membri del movimento un invito a seguire la strada intrapresa, sotto la guida della Chiesa, e a collaborare con disponibilità e lealtà con chi è chiamato a guidare il movimento. Solo questa obbedienza, continuamente riscoperta e alimentata, potrà assicurare… il rinnovamento della vostra presenza nel mondo, per il bene di tutta la Chiesa».

Papa Francesco esprime così la sua preoccupazione di padre verso questa famiglia, dentro la grande famiglia universale che è la Chiesa di Dio.

Del resto tra i temi che hanno accompagnato l’impegno educativo di don Giussani voi sapete bene che c’è quello, non secondario, della “natura” della Chiesa, come continuità della presenza di Cristo nella storia, fino a oggi. E contro le possibili tentazioni del movimento in senso intellettualistico, organizzativo e politico, don Giussani ha sempre ricordato che la sua vera natura è quella di essere una esperienza di cammino nella fede e nella comunione vera con e nella Chiesa. Così ha esercitato la sua paternità, che va rispettata.

Ci affidiamo alla preghiera di Maria affinché invochi la pace nel mondo e sostenga questo nostro e vostro proposito con le parole di don Giussani: «Oh, Madonna, tu sei la sicurezza della nostra speranza!».

+Lorenzo Ghizzoni, arcivescovo