Omelia dell’ordinazione diaconale di Eduard Alin Vaida – 10 dicembre: “Andavano di luogo in luogo, annunciando la Parola. Filippo… predicava loro il Cristo”

17-12-2016

Ordinazione diaconale di Eduard Alin Vaida

Ravenna, 10 dicembre 2016

 

“Andavano di luogo in luogo, annunciando la Parola. Filippo… predicava loro il Cristo.”

 

Chiamati a servire la mensa della Parola, della preghiera, della carità.

 

Come Stefano, anche Filippo.

A causa delle persecuzioni o della crescita dei bisogni, anche i Sette scelti dalla comunità di Gerusalemme e confermati dagli Apostoli, completano il loro ministero di servizio ai poveri e agli emarginati (inizialmente erano le vedove povere del gruppo ellenista di Gerusalemme) mettendosi ad annunziare il Cristo, dedicandosi a quel servizio della Parola, che secondo Atti 6 doveva essere riservato ai Dodici, insieme con la preghiera.

Siamo proprio agli esordi del ministero apostolico, ancora non c’è la chiarezza che sarà raggiunta ad Antiochia con il Vescovo Ignazio, cioè la tripartizione del ministero nelle chiese locali con un Vescovo, un presbiterio, e un corpo di diaconi. Ma già nei primi anni della vita della chiesa si vide che le comunità avevano bisogno di un servizio fondamentale che le alimentasse con l’annuncio della Parola che fa nascere la fede in Cristo risorto, con la preghiera liturgica che con l’Eucaristia nutre il popolo in cammino, e con la carità verso i poveri, i piccoli, i peccatori, gli scartati, per mostrare la misericordia del Padre verso la condizione di sofferenza dei suoi figli.

Tre direzioni del servizio che sono inseparabili. Perciò Stefano e Filippo oltre a servire i poveri, annunciano il Cristo e provocano alla preghiera. Questo, caro Eduard, sarà anche il tuo compito, complesso e importante, per la nostra Chiesa.

 

Del resto Luca nel suo Vangelo (cfr. Lc 10) aveva posto le fondamenta di questa unità quando alla domanda circa come ottenere la vita eterna aveva messo in ordine tre cose: l’amore del prossimo, con l’esempio del buon samaritano; il primato dell’ascolto della Parola di Gesù rispetto all’attivismo, con l’episodio di Marta e Maria; e subito dopo la preghiera, con l’insegnamento sul Padre nostro e la certezza del dono dello Spirito santo da parte del Padre buono dei cieli ai suoi figli. La carità, la Parola e la preghiera, sono dunque gli elementi necessari tanto alla salvezza del singolo, come al cammino della comunità se vuole seguire il Cristo.

 

Servire, non comandare

Tu sai già, caro Eduard, che il diacono anche se non possiede la pienezza del sacramento dell’Ordine, che ha solo il vescovo, né le prerogative del presbitero, ha già la radice e la ricchezza dell’elemento essenziale di questo sacramento: la diaconia, il servizio. L’apostolo infatti è il “servo dei servi” di Dio, ma tutti i ministri ordinati sono definiti appunto dal senso profondo del nome che portano: sono ministri, cioè servitori. Solo più tardi nella storia i presbiteri e i vescovi saranno definiti ‘sacerdoti’, recuperando alcuni elementi dei riti e delle figure dell’Antico testamento, nonostante la lettera agli Ebrei avesse escluso la necessità di questo ritorno alle figure antiche, visto che in Cristo esse erano assorbite e superate. Lo spostamento di attenzione fece sì che nei secoli si desse sempre più spazio alla funzione sacerdotale strettamente legata al sacrificio (sacerdotium ad sacrificium), rispetto alle altre funzioni del ministero ordinato. E si è accentuata la separazione rispetto ai battezzati laici e la superiorità gerarchica rispetto a loro. Solo con la Presbiterorum ordinis del Vaticano II, dopo tre anni di riflessioni, i Padri conciliari giunsero alla riscoperta e alla definizione delle caratteristiche iniziali del ministero.

(continua)