Ingresso don Alberto e diacono Luciano a Santa Teresa – 18 ottobre

30-07-2014
Ingresso don Alberto Camprini e diacono Luciano Di Buò all’Opera Santa Teresa
 
Ravenna, 18 ottobre 2014
 
 
Cari don Alberto e diacono Luciano,
oggi mentre in questi Vespri solenni vogliamo invocare la protezione del Signore su tutta l’Opera S. Teresa e in particolare su voi due per il compito cui siete stati chiamati, voglio riprendere qualche passaggio dell’omelia perla festa di s. Apollinare nella quale abbiamo chiesto tre grazie, se ricordate.
 
 
La prima grazia che abbiamo chiesto a s. Apollinare era quella di ripartire dalla carità di don Lolli, così come si è realizzata storicamente per opera dello Spirito santo e della Chiesa che l’ha riconosciuta. 
 
Abbiamo invocato il nostro patrono principale per un intervento speciale, che andasse a vantaggio di tutta la nostra bella chiesa di Ravenna Cervia, di tutta la città e del territorio. Glielo abbiamo chiesto perché nel continuare un cammino già avviato da tanto tempo, la nostra Chiesa locale non andasse fuori strada: vogliamo che l’Opera S. Teresa, con tutte le sue diramazioni, continui a portare frutti con lo stesso spirito e la stessa carità che animò don Angelo Lolli, suo fondatore e padre.
 
I cambiamenti e le scelte fatte in questi anni, ci hanno aperto la via – e dobbiamo renderne grazie al precedente direttore don Paolo Pasini e ai suoi collaboratori, Lorenzo Selmi e gli altri– , che hanno lavorato con grande passione e serietà, sempre leali nel loro servizio. Ora dobbiamo continuare con un passaggio importante sia a livello organizzativo che nei rapporti con le tante persone che si avvicinano all’Opera, sia per essere aiutate che per aiutare: gli ospiti, il personale, i volontari.
 
Ripeto ciò che dissi: tre obiettivi ci stanno davanti e sono necessari se vogliamo che dall’opera traspaia il Vangelo della carità, non solo le nostre buone azioni umane.
 
Il primo: i poveri e i malati devono ad essere accolti, amati, serviti come fossero il Signore “in persona”.
 
Il secondo: la carità, non l’assistenza, continui ad essere al primo posto e si possano accogliere e servire con la Parola i sacramenti e la carità concreta, i più poveri tra i poveri.
 
Il terzo: i volontari credenti o non credenti di Ravenna o di Faenza, o di tutta la Romagna e da fuori, siano attirati a venire e poi educati a servire e amare gli ultimi con lo stile e il cuore di Gesù.
 
Per fare tutto questo ci vogliono quelli che, come il buon samaritano si fermano a raccogliere i feriti o i colpiti della vita e se ne fanno carico personalmente.
Ci vogliono case adatte, braccia adatte, ma soprattutto cuori adatti, modellati sulla “compassione” del grande samaritano, cioè di Gesù stesso. E ci vogliono persone consacrate che li ispirino e li educhino alla carità.
 
 
La seconda grazia che abbiamo chiesto è il dono di vocazioni consacrate nella carità a servizio dei più poveri e abbandonati. Abbiamo bisogno di ragazze e di donne che, come ai primi tempi, si consacrino al Signore e vivano la carità verso i poveri e i malati nelle case dell’Opera s. Teresa.
 
Soprattutto il nuovo Direttore, ma con lui tutta la diocesi, il Vescovo, i sacerdoti, i diaconi e i laici, ci impegneremo ad accompagnare e a formare vocazioni per questo tipo di vita, con l’aiuto delle Suore della Piccola famiglia dell’Opera s. Teresa, che dovranno svolgere la funzione di lievito per trasmettere quello che hanno vissuto e amato del carisma del fondatore.
 
Come abbiamo chiesto all’ultimo vescovo canonizzato di Ravenna, Guido M. Conforti, di ottenerci le vocazioni per la missione diocesana in Perù, chiediamo al primo vescovo santo di Ravenna, Apollinare, di ottenerci vocazioni alla vita consacrata per l’Opera di S. Teresa. Ragazze e donne che uniscano la chiamata di Dio al “genio femminile”, cioè a quella capacità di amare e di prendersi cura della vita, propria della donna, che hanno dimostrato le nostre suore della Piccola Famiglia.
 
Madri e sorelle dei nuovi poveri: dei malati che nessuno vuole più curare, dei piccoli rifiutati perché non ” perfetti”, dei disabili, dei bambini in attesa di affido o adozione, dei figli delle schiave della tratta e delle immigrate abbandonate dai coniugi, dei disabili che hanno genitori anziani e angosciati da ciò che potrà succedere dopo di loro, degli anziani che le famiglie divise non riescono più a curare…
La carità potrà aprire nuove porte dell’Opera s. Teresa ai nuovi poveri.
 
L’Opera da parte sua, dovrà farsi trovare pronta ad accogliere e a preparare le vocazioni per questi compiti. Dovrà far trovare un ambiente e delle persone che sappiano trasmettere il carisma caritativo di don Lolli, il quale ci darà una mano dal cielo, sicuramente.
 
 
La terza grazia che chiedemmo era una Chiesa “in stato di carità”: una Chiesa diocesana tutta che si apra ancora di più alla carità trasformando così le nostre parrocchie, le associazioni, i movimenti in “comunità missionarie”, perché è la carità che diffonde il Vangelo!  Possiamo aprire nuove vie, fidandoci della Provvidenza, per dare segni concreti del vangelo della carità che trasforma la storia.
 
 
Qualche indicazione
 
Ora che siamo agli inizi di questo ministero ecclesiale, nuovo sia per te don Alberto che per te diacono Luciano, è opportuno anche precisare meglio i compiti che dovrete avere. Ne abbiamo già parlato negli incontri di accompagnamento che stiamo facendo in questi giorni.
Abbiamo pensato ad una suddivisione dei servizi fra il Direttore e il Vice Direttore, anche in relazione alle competenze più ampie che abbiamo attribuito al Consiglio di Amministrazione.
 
Per don Alberto è previsto un ruolo più di guida spirituale, pastorale, di animazione, formazione e di indirizzo all’Opera perché sia mantenuto intatto il suo carisma caritativo. Per il diacono Luciano è previsto un ruolo più operativo, gestionale e amministrativo, sempre animato dalla carità.
 
Ad entrambi chiedo di lavorare insieme con fiducia e trasparenza reciproca; di affrontare con libertà e umiltà le eventuali differenze di opinione per evitare sovrapposizioni o conflitti. Il percorso dovrà essere verificato nel tempo e, all’occorrenza, aggiustato.
 
Due consigli vorrei darvi: di non avere fretta nell’intervenire, perché per comprendere la complessa realtà di Santa Teresa occorre tempo; e, secondo, di mantenere fedeltà ai valori essenziali del passato, anche se si dovranno pensare inevitabili modifiche e correzioni di rotta.
 
 
Con il Consiglio di Amministrazione dell’Opera di S. Teresa dovremo impegnarci ad essere punto di riferimento per l’amministrazione straordinaria e ordinaria; dovremo garantire snellezza operativa, ma esercitare anche il ruolo di indirizzo e controllo.
Vi ricordo che l’Opera di S. Teresa non è una Fondazione civile, ma un Ente Ecclesiastico, ed è sottoposta al normale controllo degli Organismi diocesani.
Anche la scelta dei consulenti e dei collaboratori esterni, deve essere trasparente e portata alla conoscenza del CdA, che deve esprimersi in merito.
Anche i compiti degli altri collaboratori principali dovrà essere definito, senza rinunciare ad un lavoro di équipe che favorisca una gestione più collegiale.
 
Lo Spirito Santo e i nostri santi pastori del passato fino a don Angelo Lolli, S. Teresa del Bambino Gesù, vi ottengano tutto questo e vi aiutino a rispondere con gioia e passione al ministero cui siete chiamati.
 
 
Ravenna, 18 ottobre 2014, S. Luca
 
+Lorenzo, Arcivescovo