Giubileo della misericordia. Apertura porta santa in Cattedrale – 13 dicembre: “Gesù Cristo è il volto della misericordia del Padre”

14-12-2015

Giubileo della misericordia. Apertura porta santa in Cattedrale

 

Ravenna, 13 dicembre 2015

 

Gesù Cristo è il volto della misericordia del Padre

Gesù Cristo è il volto della misericordia del Padre. Chi vede Lui vede il Padre (cfr Gv 14,9). Gesù di Nazareth con la sua parola, con i suoi gesti e con tutta la sua persona (DV 4) rivela la misericordia di Dio.

Misericordia: è la via che unisce Dio e l’uomo, perché apre il cuore alla speranza di essere amati per sempre nonostante il limite del nostro peccato.

Misericordia: è la legge fondamentale che abita nel cuore di ogni persona quando guarda con occhi sinceri il fratello che incontra nel cammino della vita.” (dalla Misericordiae Vultus, 1)

Il Giubileo. Perché un Giubileo Straordinario della Misericordia? Perché sia un tempo favorevole per la Chiesa, per rendere più forte ed efficace la testimonianza dei credenti; per tenere in modo ancora più forte fisso lo sguardo sulla misericordia e diventare noi stessi segno efficace dell’agire del Padre.

Vogliamo con papa Francesco tenere aperta una Porta della Misericordia, dove chiunque entrerà potrà sperimentare l’amore di Dio che consola, che perdona e dona speranza.

Perché la misericordia è sempre più grande di ogni peccato, e nessuno può porre un limite all’amore di Dio che perdona.

Le Chiese Giubilari. Per questo anche noi nella Cattedrale, Chiesa Madre per tutti i fedeli, e in altre due Chiese, la basilica di santa Maria in Porto e la chiesa dell’Opera Santa Teresa, per tutto l’Anno Santo sarà aperta una Porta della Misericordia. Saranno le nostre tre Chiese giubilari. La basilica di san Francesco coordinata con la Cattedrale sarà Chiesa della Riconciliazione, dove poter trovare anche qui la possibilità di confessarsi. Così anche la nostra diocesi di Ravenna Cervia è direttamente coinvolta a vivere questo Anno Santo come un momento straordinario di grazia e di rinnovamento spirituale, in comunione con tutta la Chiesa.

Il Concilio. Siamo nel cinquantesimo anniversario della conclusione del Concilio Ecumenico Vaticano II (8 dicembre 1965), il che rende ancora più significativa la scelta di questa data, come ha ricordato papa Francesco nel discorso di apertura dell’anno giubilare in san Pietro. Paolo VI alla conclusione del Concilio disse: “Messaggi di fiducia sono partiti dal Concilio verso il mondo contemporaneo: i suoi valori sono stati non solo rispettati, ma onorati, i suoi sforzi sostenuti, le sue aspirazioni purificate e benedette … Un’altra cosa dovremo rilevare: tutta questa ricchezza dottrinale è rivolta in un’unica direzione: servire l’uomo. L’uomo, diciamo, in ogni sua condizione, in ogni sua infermità, in ogni sua necessità”

Con questi sentimenti di gratitudine per quanto la Chiesa ha ricevuto e di responsabilità per il compito che ci attende, abbiamo attraversato e attraverseremo le Porte Sante con piena fiducia di essere accompagnati dalla forza del Signore Risorto, cioè dal suo Santo Spirito che ci aiuta a contemplare il suo volto di misericordia (LG 16; GS 15). Ha scritto papa Francesco: “Come desidero che gli anni a venire siano intrisi di misericordia per andare incontro ad ogni persona portando la bontà e la tenerezza di Dio! A tutti, credenti e lontani, possa giungere il balsamo della misericordia come segno del Regno di Dio già presente in mezzo a noi.”

La Misericordia nell’Antico Testamento. Il Dio paziente e misericordioso, si è rivelato al suo Popolo della prima e antica alleanza. “Eterna è la sua misericordia” (Sal 136), così cantano i salmi e noi ci uniamo a tutti i credenti ebrei in questa lode, certi che eterno sarà il suo amore per noi!

Gesù e la Misericordia. E Gesù di Nazaret ha rivelato che Dio è amore, caritas, agàpe (1Gv 4) nelle sue relazioni con le persone, soprattutto i piccoli e i poveri, i malati e i peccatori, gli smarriti, i perduti, gli affamati, ma anche la vedova di Naim, l’indemoniato di Gerasa, il giovane ricco, il pubblicano Matteo… L’ha insegnata con le parabole, nel discorso ecclesiale del c. 18 di Matteo, che finisce con la parabola del grande debitore condonato in toto, che non riesce a condonare un piccolo debito ad un suo simile: non riesce ad essere “misericordioso come il Padre” (Lc 6,36) e a “perdonare di cuore al proprio fratello”! (Mt 18,35)

Per Gesù il perdono delle offese è l’espressione più evidente dell’amore misericordioso e per noi cristiani è un imperativo, veramente difficile; eppure, il perdono è lo strumento posto nelle nostre fragili mani per raggiungere la serenità del cuore. Lasciar cadere il rancore, la rabbia, la violenza e la vendetta sono condizioni necessarie per vivere felici. Gesù l’ha insegnato a Pietro: “Non ti dico (di perdonare) fino a sette volte, ma fino a settanta volte sette”! (Mt 18,22).

«Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia» (Mt 5,7) è la beatitudine a cui ispirarsi con particolare impegno in questo Anno Santo. La misericordia di Dio è la sua responsabilità per noi. Lui si sente responsabile, cioè desidera il nostro bene e vuole vederci felici, colmi di gioia e sereni. Così si deve orientare l’amore misericordioso dei cristiani. Come ama il Padre così amano i figli. Come è misericordioso Lui, così siamo chiamati ad essere misericordiosi noi, gli uni verso gli altri.

La Chiesa e la Misericordia. La Chiesa ha la missione di annunciare la misericordia di Dio, cuore del Vangelo, che per mezzo suo deve raggiungere il cuore e la mente di ogni persona, come il Figlio di Dio che a tutti è andato incontro senza escludere nessuno. Anche la nostra la Chiesa locale in questi anni, seguendo la Evangelii Gaudium, si è impegnata nella nuova evangelizzazione e proprio qui il tema della misericordia esige di essere riproposto con entusiasmo e con una nuova azione pastorale. È determinante anche per la nostra Chiesa, per la sua credibilità, che viviamo e testimoniamo in prima persona la misericordia. Il nostro linguaggio e i nostri gesti devono trasmettere misericordia per penetrare nel cuore delle persone e provocarle a trovare la strada per ritornare non tanto a noi, ma al Padre.

Nel nostro impegno missionario in questa terra di Ravenna – Cervia, con la sua storia e con il suo popolo caratteristico, la prima verità che dobbiamo annunciare è l’amore di Gesù Cristo. Di questo amore, che giunge fino al perdono e al dono di sé, le nostre comunità ecclesiali si devono fare serve e mediatrici presso gli uomini e le donne del nostro tempo, per mostrare loro la misericordia del Padre. Nelle nostre parrocchie, nelle comunità religiose, nelle associazioni e nei movimenti, chiunque deve poter trovare accoglienza, dialogo, franchezza nella esposizione della nostra identità, ma con mitezza e nel rispetto della libertà, insomma uno spazio vero di misericordia.

La Parola di Dio. Per essere capaci di misericordia, però, dobbiamo in primo luogo mantenerci in ascolto della Parola di Dio. Ciò significa recuperare il valore del silenzio, della riflessione, del controllo dell’uso del tempo, della necessità di spazi personali riservati in cui meditare la Parola che ci viene rivolta. Essa potrà poi essere condivisa, in casa, con la comunità, in piccoli gruppi di ascolto e condivisione.   Ma dobbiamo ricordare che senza pregare la Parola di Dio, soprattutto il Vangelo, non sarà possibile contemplare la misericordia di Dio e assumerla come proprio stile di vita.

Il Pellegrinaggio. Il pellegrinaggio è un segno peculiare nell’Anno Santo, perché è icona del cammino che ogni persona compie nella sua esistenza. Anche noi per raggiungere la Porta Santa abbiamo compiuto un piccolo pellegrinaggio. Esso è un segno del fatto che anche la misericordia è una meta da raggiungere che richiede impegno e sacrificio. I pellegrinaggi che compiremo in questo anno, qui da noi nelle tre Chiese giubilari, e i due pellegrinaggi a Roma (quello delle diocesi della Romagna in marzo, e il nostro diocesano il 9-10-11 settembre), quindi, siano stimolo alla conversione. Attraversando le Porte Sante ci lasceremo abbracciare dalla misericordia di Dio, ascolteremo la Parola, confesseremo la nostra fede, pregheremo secondo le intenzioni del Papa, ci confesseremo, celebreremo l’eucaristia e ci impegneremo ad essere misericordiosi con gli altri come il Padre lo è con noi.

Non dimenticheremo che il Signore Gesù ci ha indicato le tappe del pellegrinaggio interiore attraverso cui è possibile raggiungere questa meta: «Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e sarete perdonati. Date e vi sarà dato.” (Lc 6,37s) Non giudicare – non condannare – perdonare – donare: un bel cammino di conversione!

Le Opere di Misericordia. E c’è un’altra condizione, o meglio, una opportunità, che il papa Francesco ci chiede con grande insistenza di cogliere per dare valore a questo giubileo della misericordia. Riprendo le sue parole: “Apriamo i nostri occhi per guardare le miserie del mondo, le ferite di tanti fratelli e sorelle privati della dignità, e sentiamoci provocati ad ascoltare il loro grido di aiuto. Le nostre mani stringano le loro mani, e tiriamoli a noi perché sentano il calore della nostra presenza, dell’amicizia e della fraternità. Che il loro grido diventi il nostro e insieme possiamo spezzare la barriera di indifferenza che spesso regna sovrana per nascondere l’ipocrisia e l’egoismo.

È mio vivo desiderio che il popolo cristiano rifletta durante il Giubileo sulle opere di misericordia corporale e spirituale. Sarà un modo per risvegliare la nostra coscienza spesso assopita davanti al dramma della povertà e per entrare sempre di più nel cuore del Vangelo, dove i poveri sono i privilegiati della misericordia divina. Riscopriamo le opere di misericordia corporale: dare da mangiare agli affamati, dare da bere agli assetati, vestire gli ignudi, accogliere i forestieri, assistere gli ammalati, visitare i carcerati, seppellire i morti. Non possiamo sfuggire alle parole del Signore e in base ad esse saremo giudicati (cfr Mt 25,31-45). Ci sarà chiesto se avremo aiutato ad uscire dal dubbio che fa cadere nella paura e che spesso è fonte di solitudine; se saremo stati capaci di vincere l’ignoranza in cui vivono milioni di persone, soprattutto i bambini privati dell’aiuto necessario per essere riscattati dalla povertà; se saremo stati vicini a chi è solo e afflitto; se avremo perdonato chi ci offende e respinto ogni forma di rancore e di odio che porta alla violenza; se avremo avuto pazienza sull’esempio di Dio che è tanto paziente con noi; se, infine, avremo affidato al Signore nella preghiera i nostri fratelli e sorelle. Non dimentichiamo le parole di san Giovanni della Croce: «Alla sera della vita, saremo giudicati sull’amore».

La Quaresima e la Riconciliazione. La Quaresima di questo Anno Giubilare dovremo viverla più intensamente come momento forte per celebrare e sperimentare la misericordia di Dio.

L’iniziativa “24 ore per il Signore”, da celebrarsi nel venerdì e sabato che precedono la IV Domenica di Quaresima, è da incrementare anche nelle parrocchie, non solo nella nostra Chiesa cittadina di s. Maria Maddalena dedicata all’adorazione continua.

Tante persone si stanno riavvicinando al Sacramento della Riconciliazione, anche giovani, che in tale esperienza ritrovano spesso il cammino verso il Signore, e vivono un momento di preghiera e riscoperta del senso della propria vita. Siamo chiamati, parroci, religiosi, diaconi, ministri istituiti, catechisti, animatori, a porre di nuovo al centro con convinzione il sacramento della Riconciliazione, per noi e per le persone di cui siamo al servizio, perché è certamente una delle esperienze di vertice per toccare con mano la grandezza della misericordia. Nelle parrocchie e nei vicariati si dovrà pensare a come dare più occasioni alle persone per questo momento di grazia e misericordia: quali tempi e quali luoghi, quale tipo di celebrazioni sono più adatte.

In ogni caso, i confessori dovranno essere un vero segno della misericordia del Padre. Noi confessori sappiamo che svolgiamo bene il nostro compito quando, anzitutto, ci facciamo noi per primi penitenti in cerca di perdono e se ricordiamo che essere confessori significa partecipare della stessa missione di Gesù ed essere segno concreto di un amore divino che perdona e che salva. “Nessuno di noi è padrone del Sacramento, ma un fedele servitore del perdono di Dio.” (MV, 17)

L’indulgenza. Il Giubileo porta con sé anche il riferimento all’indulgenza. Nell’Anno Santo della Misericordia ci viene ricordato che il perdono di Dio per i nostri peccati non conosce confini. Nella morte e risurrezione di Gesù Cristo, Dio rende evidente questo suo amore che giunge fino a distruggere il peccato degli uomini. Noi tutti, tuttavia, facciamo esperienza del peccato. Mentre percepiamo la potenza della grazia che ci trasforma, sperimentiamo anche la forza del peccato che ci condiziona. Nonostante il perdono, nella nostra vita portiamo le contraddizioni che sono la conseguenza dei nostri peccati. Nel sacramento della Riconciliazione Dio perdona i peccati, che sono davvero cancellati; eppure, l’impronta negativa che i peccati hanno lasciato nei nostri comportamenti e nei nostri pensieri rimane. La misericordia di Dio però è più forte anche di questo. Essa diventa indulgenza del Padre che attraverso la Sposa di Cristo raggiunge il peccatore perdonato e lo libera da ogni residuo della conseguenza del peccato, abilitandolo ad agire con carità, a crescere nell’amore piuttosto che ricadere nel peccato.

Indulgenza è sperimentare la santità della Chiesa che partecipa a tutti i benefici della redenzione di Cristo, perché il perdono sia esteso fino alle estreme conseguenze a cui giunge l’amore di Dio.

Gli Ebrei e gli Islamici. Questo Anno Giubilare vissuto nella misericordia possa favorire l’incontro con l’Ebraismo, con l’Islam e con le altre nobili tradizioni religiose. Non solo l’ebraismo fa conto sulla misericordia di Dio, come appare evidente da tutto l’Antico Testamento, ma anche l’Islam che tra i nomi attribuiti al Creatore pone quello di Misericordioso e Clemente. Questa invocazione è spesso sulle labbra dei fedeli musulmani, che si sentono accompagnati e sostenuti dalla misericordia nella loro quotidiana debolezza. Anch’essi credono che nessuno può limitare la misericordia divina perché le sue porte sono sempre aperte. Questo ci renda più aperti al dialogo per meglio conoscerci e comprenderci; elimini ogni forma di chiusura e di disprezzo ed espella ogni forma di violenza e di discriminazione.

La Madre della Misericordia con la dolcezza del suo sguardo ci accompagni in questo Anno Santo, perché tutti possiamo riscoprire la gioia della tenerezza di Dio. Rivolgiamo a lei la preghiera antica e sempre nuova della Salve Regina, perché non si stanchi mai di rivolgere a noi i suoi occhi misericordiosi e ci renda degni di contemplare il volto della misericordia, suo Figlio Gesù.

Avvisi Finali

Apertura Porta Santa in Santa Maria in Porto il 31 dicembre. Ore 16,30 partenza dal piazza  Duomo con la Marcia della Pace lungo le vie del centro, ore 17,45 arrivo in santa Maria in Porto, apertura Porta Santa. Alle 18.15 Celebrazione della Messa e canto del Te Deum.

Apertura della Porta Santa in Santa Teresa il 24 gennaio alle 15.30 con la celebrazione dei Vespri, nella memoria dell’inizio dell’Opera di don Angelo Lolli, un grande testimone della misericordia delle nostre terre.

La Chiesa di S. Francesco in città sarà Chiesa della Riconciliazione, con disponibilità alle confessioni da parte dei Frati Minori Conventuali.

L’Indulgenza in condizioni particolari

Quanti per diversi motivi saranno impossibilitati a recarsi alla Porta Santa, in primo luogo gli ammalati e le persone anziane e sole, spesso in condizione di non poter uscire di casa: per loro sarà di grande aiuto vivere la malattia e la sofferenza come esperienza di vicinanza al Signore e al mistero della sua passione, morte e risurrezione; vivere con fede e gioiosa speranza questo momento di prova, ricevendo la comunione; oppure partecipando alla santa Messa e alla preghiera comunitaria, anche attraverso i vari mezzi di comunicazione, sarà per loro il modo di ottenere l’indulgenza giubilare.

Per i carcerati ci sono indicazioni particolari e anche noi avremo la possibilità, con alcuni limiti, di fare visite organizzate ai nostri carcerati.

“Ho chiesto che la Chiesa riscopra in questo tempo giubilare la ricchezza contenuta nelle opere di misericordia corporale e spirituale. Ogni volta che un fedele vivrà una o più di queste opere in prima persona otterrà certamente l’indulgenza giubilare. Di qui l’impegno a vivere della misericordia per ottenere la grazia del perdono completo ed esaustivo per la forza del l’amore del Padre che nessuno esclude. Si tratterà pertanto di un’indulgenza giubilare piena, frutto dell’evento stesso che viene celebrato e vissuto con fede, speranza e carità”. Ricordiamo in particolare il sostegno e la presenza nell’opera Santa Teresa, nei centri della Pieve e in altre opere sparse sul territorio dove si assistono e curano disabili o malati.

L’indulgenza giubilare, infine, può essere ottenuta anche per quanti sono defunti. Come li ricordiamo nella celebrazione eucaristica, così possiamo, nel grande mistero della comunione dei Santi, pregare per loro, perché il volto misericordioso del Padre li liberi da ogni residuo di colpa e possa stringerli a sé nella beatitudine che non ha fine.

Il dramma dell’aborto. “So che è un dramma esistenziale e morale. Ho incontrato tante donne che portavano nel loro cuore la cicatrice per questa scelta sofferta e dolorosa. Ciò che è avvenuto è profondamente ingiusto; eppure, solo il comprenderlo nella sua verità può consentire di non perdere la speranza.

Il perdono di Dio a chiunque è pentito non può essere negato, soprattutto quando con cuore sincero si accosta al Sacramento della Confessione per ottenere la riconciliazione con il Padre. Anche per questo motivo ho deciso, nonostante qualsiasi cosa in contrario, di concedere a tutti i sacerdoti per l’Anno Giubilare la facoltà di assolvere dal peccato di aborto quanti lo hanno procurato e pentiti di cuore ne chiedono il perdono.

 

+ Lorenzo, Arcivescovo