Corpus Domini – 4 giugno: “Eucaristia e Matrimonio: sacramenti dell’Alleanza”

21-05-2015
Corpus Domini
Ravenna, 4 giugno 2015
 
Eucaristia e Matrimonio: sacramenti dell’Alleanza
 
(Siamo ormai in prossimità del Sinodo ordinario dei Vescovi, dove si rifletterà anche alla luce dei tanti contributi pervenuti dalle Chiese particolari, sul valore, sulla identità, sulla vocazione e la missione del matrimonio cristiano nella Chiesa e nel mondo contemporaneo. Anche le nostre parrocchie e i nostri gruppi familiari si sono impegnati nella riflessione provocata dalle tante domande che ci sono state proposte e la nostra sintesi è stata inviata a Roma.)
Questa sera vogliamo riflettere sul cammino di santificazione della famiglia che è sostenuto da tre sacramenti: il matrimonio, l’eucaristia e la riconciliazione, in sinergia tra loro.
Il Matrimonio: reciproca santificazione e atto di culto
Prima di tutto è il sacramento del matrimonio la fonte propria e la via originale di santificazione per i coniugi e per la famiglia cristiana. Esso riprende la grazia santificante del battesimo e la specifica a servizio di questa vocazione particolare. Come il sacramento del’Ordine la specifica a servizio del ministero ecclesiale dei Vescovi dei presbiteri e dei diaconi. La radice di tutte le vocazioni cristiane è nei sacramenti della iniziazione cristiana, ma siccome “ciascuno ha il suo dono da Dio”, lo Spirito del Signore accompagna ogni vocazione con i doni adatti.
L’amore coniugale di per sé è un’esperienza umana universale, così come è universale l’esperienza della sua fragilità e della lotta per mantenerlo ad un livello alto di bellezza, di generosità, di apertura alla vita, di fedeltà alla persona amata. Per questo il Signore ha voluto purificare e santificare questa realtà che egli ha creato fin dall’inizio a sua immagine e somiglianza, perché fosse espressione del suo amore che si dona fino in fondo all’altro da sé. Dice infatti la Gaudium et Spes: «il Signore si è degnato di sanare ed elevare questo amore con uno speciale dono di grazia e di carità» (49). In che modo il Signore opera tutto ciò? Inserendo nuovamente i coniugi nel mistero della morte e risurrezione di Cristo, attraverso il sacramento.
Il dono di Gesù Cristo, però non si esaurisce nella celebrazione del sacramento del matrimonio, come un atto puntuale, ma accompagna i coniugi lungo tutta la loro esistenza. Ci aiuta di nuovo un brano della Gaudium et Spes che vale sempre la pena di riascoltare: Gesù Cristo «rimane con loro perché, come Egli stesso ha amato la Chiesa e si è dato per lei, così anche i coniugi possano amarsi l’un l’altro fedelmente, per sempre, con mutua dedizione… Per questo motivo i coniugi cristiani sono corroborati e sono consacrati da uno speciale sacramento» che li aiuta a fare le scelte e a realizzare i compiti propri del loro stato di vita.
La relazione con Cristo è specifica e diversa da quella di una consacrata o di un presbitero che rispondono ad un’altra vocazione. Ed è una relazione stabile, che viene realizzata attraverso una presenza specifica dello Spirito di Cristo che agisce nei cuori dei due sposati in modo unico, rispettoso della singolarità di ogni relazione matrimoniale, fedele fino all’ultimo istante della vita.  Questa presenza singolare, attiva, creativa dello Spirito di Cristo riempie tutta la loro vita con i doni della fede, della speranza e della carità coniugale, così i coniugi possono camminare insieme nella mutua santificazione, e dar gloria a Dio con la loro esistenza vissuta nell’amore quotidiano (GS 48).
È davvero grande il mistero nel quale sono inseriti due coniugi cristiani con questo sacramento! E, all’opposto, è grande la perdita di chi non può o non vuole “sposarsi nel Signore” o di chi abbandona questo legame coniugale, perché non gode di tutta questa grazia specifica.
Lo “sposarsi in chiesa”, per noi battezzati credenti, ha quindi dei significati importantissimi: è sposarsi nella Chiesa, nella comunità dei chiamati a vivere in comunione e nella sequela di Gesù; è un atto liturgico, dove si dà gloria a Dio in Gesù Cristo, pieni di gratitudine per il dono straordinario di poter rivivere nella propria esistenza coniugale e familiare l’amore stesso di Dio e l’amore del Signore Gesù per la Chiesa sua sposa. Solo dallo sposarsi “nella Chiesa” si riceve non solo l’impegno morale, ma soprattutto la grazia di trasformare tutta la vita matrimoniale in un continuo «sacrificio spirituale», in una continua offerta di sé a Dio, nell’attesa di incontrarlo e vivere la pienezza del suo amore (cfr. 1Pt 2,5; LG 34).
 
Il Matrimonio e l’Eucaristia
E l’Eucaristia? Che ruolo svolge nella vita matrimoniale?
Si possono dissociare questi due sacramenti, cioè si può vivere l’Eucaristia in una unione coniugale non consacrata dal sacramento del Matrimonio? Oppure si può vivere il Matrimonio cristiano senza la forza santificante dell’Eucaristia?
Certo si può dire che il compito di santificazione della famiglia cristiana ha la sua prima radice nel battesimo, ma raggiunge la sua massima espressione solo nell’Eucaristia. Essa secondo l’insegnamento della Chiesa, fin dagli inizi, è intimamente legata al matrimonio cristiano. Nella prima lettera ai Corinzi S. Paolo deve affrontare un caso particolare di unione irregolare e deve escludere dall’Eucaristia i fratelli che vivono in quello stato, affinché cambino le loro scelte. Il Concilio Vaticano II ha voluto richiamare la speciale relazione che esiste tra l’Eucaristia e il matrimonio, chiedendo che questo «in via ordinaria si celebri nella Messa» (SC 78).
Dopo tanti secoli di esperienza e di vita evangelica la Chiesa oggi è sempre più convinta che l’Eucaristia è la fonte stessa del matrimonio cristiano. La celebrazione eucaristica, infatti, ripresenta l’alleanza di amore di Cristo con la Chiesa, il suo patto sponsale con lei, sigillato con il sangue della Croce (cfr. Gv 19,34). E’ in questo dono assoluto e irrevocabile di sé – che stabilisce la Nuova ed Eterna Alleanza di Dio con l’umanità – che i coniugi cristiani trovano la radice dalla quale la loro alleanza coniugale scaturisce, è plasmata e vivificata. Non si può dare quindi un matrimonio cristiano pieno di vita, di amore sincero e di gioia senza l’Eucaristia!
L’Eucaristia, sacramento dell’Alleanza, è anche la sorgente della carità coniugale e familiare. E nel dono eucaristico della carità la famiglia cristiana trova il fondamento e l’anima della sua unità, della sua indissolubilità, della sua apertura alla vita. L’Eucaristia genera dentro la famiglia la «comunione» e la proietta verso la sua «missione»: il Pane eucaristico fa dei diversi membri della comunità familiare un unico corpo, che rivela e partecipa della più ampia unità della Chiesa. La partecipazione poi al Corpo «dato» e al Sangue «versato» di Cristo diventa la sorgente del dinamismo missionario della famiglia cristiana.
Non si può dare quindi comunione al Corpo e al Sangue di Cristo da parte di battezzati che sono uniti, ma senza sacramento del matrimonio, quindi senza le condizioni perché il dono della partecipazione all’alleanza sponsale di Cristo possa agire. Questo è vero ancor più se uno o entrambi i coniugi appartengono ad un’altra alleanza matrimoniale che è stata abbandonata.
Non si possono dunque separare questi due sacramenti, senza violare il loro significato teologico e vitale.
Il Matrimonio e il sacramento della Riconciliazione
Anche la famiglia cristiana non sempre rimane fedele alla «novità» del battesimo, che ha costituito «santi» i suoi membri; non sempre è coerente con la legge della grazia e della santità battesimale, proclamata nuovamente dal sacramento del matrimonio. In questi casi è necessaria una conversione di ciascuno e di tutti, perché la situazione non precipiti.
Il pentimento e il perdono vicendevole in seno alla famiglia cristiana, sono così essenziali che essa potrebbe essere definita una comunità di riconciliati. Il perdono reciproco però in diversi casi è davvero difficile, nei tempi lunghi i rancori e le ferite possono portare alla chiusura di ogni dialogo. Solo nel momento sacramentale specifico, nella penitenza cristiana, si può ritrovare la forza di riconciliarsi chiedendo a Dio che perdoni se stessi e il coniuge. Poi si deve chiedere che con il suo Spirito faccia scorrere di nuovo la carità, anche passando attraverso momenti in cui si fa verità nel rapporto, ma sempre conciliandola con la carità. E se il peccato ritorna, non ci si deve scoraggiare, ma con umiltà e perseveranza si può ritornare a chiedere, magari insieme, la misericordia di Dio, che viene sempre data con abbondanza nel sacramento della penitenza. Il Dio “ricco di misericordia” (Ef 2,4) ricostruisce e perfeziona l’alleanza coniugale e la comunione familiare, senza stancarsi di noi. È questa la via principale per evitare la separazione e la rottura, che generano fortissime sofferenze e non risolvono di solito i problemi che le hanno generate. Nella riconciliazione frutto della grazia e anche dell’aiuto umano della comunità, delle coppie cristiane amiche, o di persone competenti, si possono trovare energie nuove e si può ripartire con grande frutto. L’aiuto dello Spirito di Dio è garantito se si va in questa direzione.
Il Signore conceda dunque alle coppie cristiane che si avvicinano al matrimonio e a quelle sposate nel Signore, di nutrirsi frequentemente al sacramento della nuova Alleanza e a quello della Riconciliazione, per diventare nel mondo dei segni efficaci dell’amore di Dio.
+Lorenzo, Arcivescovo