Commento al Vangelo della quarta domenica di Avvento – 20 dicembre 2020

20-12-2020

Carissimi, un saluto particolare a tutti, dalla Basilica di Sant’Apollinare nuovo, a Ravenna (precedentemente “San Martino in Ciel d’oro”)

Per la IV domenica di Avvento che pone al centro la figura di Maria e ci ripresenta, dal Vangelo di Luca, il racconto della Annunciazione, siamo venuti in questa Basilica originalissima sia per la quantità dei suoi mosaici che la rivestono di luci, di ori e di colori, sia per il messaggio che essi vogliono portare ai fedeli che vengono qui a contemplare, a meditare, a pregare.

I due lunghi cortei di Santi e Sante, in gran parte Martiri e Vergini, –ma ci sono anche degli sposi, come il nostro San Vitale e Santa Valeria, con i figli Gervasio e Protasio… i due cortei vanno verso l’altare della Chiesa, e ancor prima verso il Cristo e verso Maria. Che sono entrambi in posa regale, seduti in trono, e ci vengono presentati come il Re dell’universo e della storia, e la Regina Madre.

I Santi, immersi nella luce scintillante dei mosaici, continuano anche nel Cielo dorato del Paradiso, il loro cammino iniziato sulla terra. Un cammino di imitazione e di sequela del Signore Gesù, a cui hanno dedicato la vita, per amore, e che ora vogliono incontrare e contemplare, nella gloria. Ma anche le Sante che camminano verso Maria, modello di verginità e di maternità per ogni donna consacrata o laica, si uniscono alla sua preghiera materna di intercessione verso il Figlio e la venerano, come i magi.

La Vergine madre, “figlia del suo figlio, umile e alta più che creatura”, –come l’ha cantata Dante nel suo Paradiso –, è colei che si deve invocare perché “chi vuole grazia e a lei non ricorre, il suo desiderio vuol volare senza ali”. Nel Natale noi contempliamo non solo il bambino che è nato, ma anche “colei che l’umana natura ha nobilitato tanto che il suo creatore non ha disdegnato di farsi sua creatura”. E Dante continua il suo inno a Maria: “Nel ventre tuo si raccese l’amore, per lo cui caldo nell’eterna pace così è germinato questo fiore”. Maria è un modello eterno “di carità e una fontana vivace di speranza” per noi mortali.

Nei mosaici di S. Apollinare Nuovo non abbiamo l’annunciazione che è al centro del Vangelo di questa domenica, ma abbiamo la Madre con il Figlio in grembo che espone all’adorazione dei tre Magi venuti dall’oriente con i doni classici: l’oro in omaggio alla sua regalità, l’incenso che richiama il culto alla sua divinità, la mirra, un unguento per i riti funebri, che preannuncia la sua morte. Così i Magi lo proclamano: vero Re, vero Dio, vero uomo, che morirà e risorgerà, per noi uomini e per la nostra salvezza.

Questa immagine esplicitamente natalizia, famosissima, ci ricorda che il Natale è il preludio del grande evento della Passione e della Morte, della Risurrezione e del dono dello Spirito Santo, che è il completamento del disegno di Dio sull’umanità, rimasto nel mistero per secoli e ora finalmente svelato. Il Dio ricco di misericordia, per il grande amore col quale ci ha amati, ci ha voluto salvare dal peccato e da tutti i mali, soprattutto dalla morte, perché ritornassimo nella pienezza della sua amicizia, sperimentassimo la sua paternità fin nel più profondo delle nostre viscere, fossimo riconciliati con lui e tra noi, ritornando ad essere fratelli, più uniti dei fratelli e delle sorelle di sangue. Fratelli e sorelle con tutti, come ci ha ricordato di recente Papa Francesco.

Anche per noi il messaggio del Natale, nella condizione che stiamo vivendo a causa dell’epidemia, può essere proprio questo: il cammino della santità ha bisogno degli altri, si diventa santi insieme, nella comunità cristiana o nella famiglia credente, sia perché camminando insieme ci si da buona testimonianza reciproca, sia perché la santificazione non può avvenire senza carità e senza fraternità.

Il male comune che ci rattrista e ci impaurisce in questi giorni, ci chiede di essere tutti attenti al bene comune, al bene di tutti e di ciascuno, senza scartare nessuno, per nessun motivo.

L’amore reciproco che Gesù ci ha insegnato e che ha vissuto verso Maria e Giuseppe, verso i suoi discepoli, verso i poveri e i piccoli, deve essere concreto in questi giorni.

Fare attenzione alla salute degli altri, significa amare e prendersi cura della loro vita,

diffondere il valore della solidarietà, anche rinunciando a incontri, viaggi, divertimenti, leciti ma pericolosi;

significa alzare il livello di umanità della nostra società,

e camminare insieme, come i santi della nostra basilica, per la costruzione di una civiltà dell’amore che renda la Città dell’uomo sempre più simile alla Città di Dio, al cielo d’oro del paradiso.