Breve sintesi del 2° anno del cammino sinodale diocesano

In questo secondo anno del cammino sinodale, nella diocesi di Ravenna-Cervia è emerso forte un desiderio di cambiamento. Si è partiti in settembre, con l’assemblea diocesana, nella quale si è dato conto della sintesi del primo anno di ascolto sinodale. Questa è stata anche l’occasione per illustrare il percorso e gli snodi del secondo anno del cammino. Nei mesi successivi sono state date le indicazioni ai referenti per proseguire l’ascolto sulla base dei cantieri di Betania. I vari gruppi si sono organizzati poi autonomamente. Il consiglio pastorale diocesano ha dedicato tutte le riunioni dell’anno pastorale ai cantieri sinodali. Riunioni sinodali sono state proposte ai sacerdoti, in varie occasioni: dal consiglio presbiterale, a una delle riunioni del clero all’incontro mensile dei parroci della città. Coinvolte anche realtà non ecclesiali: è stato fatto un incontro sinodale con i giornalisti dei media locali, alcuni gruppi con i genitori dei ragazzi dell’iniziazione cristiana e dialoghi aperti con rappresentanti del mondo del volontariato e della società civile. La restituzione, alla fine del secondo anno, non è stata vasta: sono arrivate una quindicina di documenti scritti. Altre sono ancora in arrivo. Questo secondo anno ha certamente evidenziato la “fatica” del cammino e, in particolare, del camminare insieme, mettendo automaticamente a tema la fraternità che è infatti stato scelto come quarto cantiere sinodale diocesano, nelle sue varie accezioni: sinodalità inter-generazionale, all’interno della diocesi e “dentro e fuori dalla chiesa”.

Come avevamo già scritto nella sintesi del primo anno di ascolto sinodale, il cammino di quest’anno ci ha confermato nella convinzione che “la sinodalità richiede allenamento, ci vuole continuità e abitudine nel lavorare insieme ma è la strada per risolvere le problematiche”. Siamo ancora all’inizio di un lungo percorso.

Per la continuazione di questo cammino abbiamo individuato tre esperienze significative che ci piacerebbe far crescere nei prossimi anni: una di queste è stata sperimentata da alcuni gruppi in questo secondo anno di cammino sinodale, le altre invece sono state citate da vari gruppi sia nel primo che nel secondo anno di ascolto.

In una parrocchia della diocesi in modo particolare, per concretizzare la richiesta forte che era emersa dal primo anno di cammino sinodale, si è pensato di fare “gruppi” chiamando a intervenire dei “testimoni” che non fanno parte degli ambienti ecclesiali. Persone spesso lontane dalla Chiesa e non frequentanti che sono state invitate a dare il loro punto di vista sulla nostra Chiesa locale, su come è possibile interagire e su cosa si può fare per favorire il dialogo e l’interazione. Qualcuno ha associato queste occasioni al “cortile dei Gentili” del cardinal Carlo Maria Martini, poi portato avanti dal cardinal Ravasi. In realtà, si tratta di qualcosa di molto più semplice e informale ma con lo stesso obiettivo di incontro, conoscenza e confronto, aperto a tutti, a partire da alcune tematiche specifiche. Da quest’ascolto, immaginiamo, potrebbero poi nascere iniziative comuni con al centro la carità o il bene comune. Sono questi, infatti, gli ambiti nei quali già oggi come parrocchie e Chiesa locale si collabora oltre i confini ecclesiali. La spiritualità, invece, non viene considerata terreno d’incontro.

Le altre due proposte che sono emerse nel cammino sinodale di questi anni sono sempre incentrate sul tema dell’ascolto, dei bisogni e delle persone. Si è proposto di istituire, ad esempio, dei punti di ascolto all’interno delle parrocchie (che possono coincidere con quelli della Caritas o meno:) centri nei quali possa esserci una persona, non necessariamente il parroco, che sia disponibile a interagire, ad accogliere bisogni e racconti di vita. L’altra esperienza prende spunto da quanto sperimentato in diverse parrocchie dopo le chiusure dovute al Covid, e consiste in un’“equipe dell’accoglienza” nelle varie attività pastorali ed ecclesiali, che accolga le persone in vario modo, non solo con le parole, ma con indicazioni e informazioni pratiche, un “benvenuto” in una comunità.

Si tratta di esperienze locali, ritenute dall’equipe utili per il nostro territorio, ma anche esportabili e certamente già realtà altrove. Forse quella che può essere più “da stimolo e spunto per le altre Chiese” è la prima: l’ascolto di chi è più distante.

Cosa abbiamo imparato in questo secondo anno sul “camminare insieme”? Anzitutto che è difficile, come abbiamo detto all’inizio, soprattutto in questo territorio. Ma anche arricchente. Dai gruppi che hanno inviato le loro restituzioni è emersa una passione per questo dialogo avviato da poco ma che va approfondito, con il metodo della conversazione spirituale. Perché si diffonda in diocesi, però, servirebbero “stili” e “occasioni” diverse nella nostra Chiesa locale. Da più parti, nelle sintesi arrivate, emerge chiara la necessità di momenti di incontro diocesani, non necessariamente legati a celebrazioni o a riunioni tecniche sul “come fare” o “come organizzare” attività pastorali ma con al centro la spiritualità: luoghi di crescita comuni ma anche e soprattutto di incontro tra persone, momenti per “ricaricarsi” e ritemprarsi, per ascoltare il Maestro, come Maria. Il problema della frammentarietà dell’esperienza ecclesiale esiste: mancano collegamenti, legami e relazioni. Ma tanti vedono anche i limiti dell’autoreferenzialità di certe esperienze, e quindi la necessità di “andare oltre” esse, e creare appunto relazioni.

Si sente, insomma, la necessità di “camminare insieme”. Servono però strumenti per capire come farlo. Nel cammino sinodale, ad esempio, l’equipe ha avvertito la necessità di momenti di incontro annuale con i referenti. Ma, come Chiesa, si avverte soprattutto la necessità di crescere nello “stile” sinodale, di incontro e relazione, sia internamente che esternamente agli ambienti ecclesiali. È questione di stile, di accoglienza, di linguaggio. Su questi aspetti serve un lavoro (lungo) di approfondimento prima culturale e poi di pratica quotidiana. È un cambio di rotta, ma il sinodo è l’occasione per farlo.

 

20-06-2023