Mons. Verucchi su Don Matteo

Mons. Verucchi su Don Matteo

Dal ‘RisVeglio Duemila’ N. 31/2011
 
Don Matteo, il Direttore dell’Opera S. Teresa per oltre 21 anni, ha terminato il cammino terreno. Il suo ‘cuore’ si è spento. Un ‘cuore speciale’ che:  ha dato vitalità a questo grande sacerdote per 85 anni;  ha sognato e realizzato opere a favore delle persone più povere, malate, diversamente abili;  ha amato tanto’ tutti; ha tenuto la porta del suo studio aperta perché quanti avevano bisogno si sentissero invitati ad entrare e si sentissero accolti.
Il cuore di Don Matteo ha cessato di battere in terra. Ora è più vicino al cuore del Signore e della Madonna. Siamo sicuri che, ora, continuerà a inviare sulla terra, sulla Diocesi, sull’Opera S. Teresa e i vari centri a essa collegati, tanto amore e tanta forza.
L’abbiamo avuto come grande sacerdote e Direttore in terra; ora abbiamo bisogno di averlo come protettore in cielo. Perché le sue opere continuino il loro cammino e il loro prezioso servizio. Nei prossimi anni, quando si parlerà della Chiesa di Ravenna degli ultimi 50 anni del XX secolo, sono convinto che si parlerà anche di un grande, bravo, santo sacerdote che tutti affettuosamente chiamavano ‘Don Matteo’. Un Sacerdote che ha amato Tutti e che da Tutti è stato ammirato e amato. Ecco il suo cammino terreno.
Nasce a Godo il 17.01.1926.  Entra in Seminario nel 1938. È ordinato sacerdote nel 1949.  È cappellano a Cologna e poi ad Argenta dal 1951al 1955. Parroco a S. Stefano dal 1955 al 1958.  Parroco a Mezzano dal 1958 al 1976. Parroco ad Argenta dal 1976 al 1989.  Direttore dell’Opera S. Teresa dal 1989 al 2010.
A Mezzano ricostruisce la chiesa e dà vita al laboratorio per offrire lavoro alle donne.
Ad Argenta organizza il viaggio del Papa Giovanni Paolo II, porta in chiesa la salma di Don Minzoni e fa nascere la Casa Famiglia per diversamente abili.
All’Opera S. Teresa:
cura la ristrutturazione dell’Opera;
fa nascere tanti centri ‘La Pieve’; a S. Pietro in Campiano apre una casa per traumatizzati e a Borgo Montone la Casa ‘ Famiglia per malati di Aids;
dà impulso alla ristrutturazione di un monastero per l’Opera S. Teresa a Faenza, per accogliere malati e anziani.
Queste le opere nate e cresciute dal cuore di Don Matteo. Proviamo ad andare oltre le opere. Chiediamoci: quali sono i doni che il Signore ha fatto a Don Matteo? Quali sono le caratteristiche principali della sua personalità? A me sembra che si possano sintetizzare così:
Fede nel Signore. Solida. Robusta. Concreta. Ben nutrita.
Filiale devozione alla Madonna, particolarmente sentita dopo il pellegrinaggio a Lourdes.
Bontà d’animo. Squisita e contagiosa. La rivelava continuamente con il suo sguardo e il suo sorriso.
Amore sincero verso i sacerdoti, i religiosi, le religiose e i laici.
Apertura e simpatia che gli permettevano di entrare nei cuori di tutti. Credenti e non credenti.
Aveva un ‘debole’ verso i poveri, i malati, i diversamente abili. Li amava più degli altri. Come fa un papà o una mamma. Li accoglieva e li visitava. Entrava nei loro cuori. Appena sentiva parlare di casi particolarmente gravi divulgati dai mass-media telefonava e si offriva per accoglierli.
Amore alla Chiesa. Stima e ubbidienza ai superiori. Totale docilità alle scelte del Vescovo.
Mi piace pensarlo il ‘fantasista’ della carità e il ‘tifoso’ della Provvidenza. Lo sappiamo. Per tenere in vita tante opere e strutture (che accolgono in totale circa 350 persone) non bastano la fede e la carità. Occorrono Euro! Tanti Euro ogni anno. Se poi pensiamo a Don Matteo, che mentre realizzava un’opera, ne pensava altre due, capiamo quanto fosse e sia importante reperire risorse! Diversamente l’opera non starebbe in piedi. Ecco allora entrare in campo la Provvidenza: offerte, testamenti con lasciti, contributi di parrocchie, di enti e di privati.
In questo momento l’Opera S. Teresa, per iniziativa di Don Matteo, sta realizzando opere importanti (Faenza e Via Don Lolli) che accoglieranno altre cento persone. L’obbiettivo è alto! ForseDon Matteo è volato in cielo per essere ancora più potente per muovere l’azione della Provvidenza. E io, qui, voglio ringraziare quanti si sono lasciati toccare dal desiderio di aiutare l’Opera affinché possa proseguire la sua presenza e il suo prezioso servizio.
E ora il nostro grazie a Don Matteo!
Per la sua fede.  Per la sua bontà. Per il suo esempio.
Da ultimo voglio ricordare tre ‘particolari’ della vita di Don Matteo:
le sue strette di mano. Forti. Decise. Piene di amore. Prolungate. Era il suo modo per dire ‘Ti voglio bene; restiamo uniti; collaboriamo’.
Il suo sorriso, il linguaggio di un cuore ricco di fede e di amore.
E una frase che ripeteva a tutti: ‘Tieni botta! Mi raccomando’. Era il suo saluto. Il suo augurio.
E ora lo vogliamo salutare con le sue parole: ‘Don Matteo, tieni botta! Mi raccomando. Ora che sei ancora più vicino al Signore e alla sorgente della Provvidenza, ti diciamo. Tieni botta. Continua a ‘lavorare’ per la tua e nostra Opera S. Teresa. Mi raccomando!’. Grazie Don Matteo.
+ Mons. Giuseppe Verucchi