Mons. Verucchi: Grazie, Ravenna. All’Arcidiocesi e alla città

Mons. Verucchi: Grazie, Ravenna. All’Arcidiocesi e alla città
Dal ‘RisVeglio Duemila’ N. 1/2013
 
Pubblichiamo il contenuto del libretto scritto da Mons. Giuseppe Verucchi e distribuito ai fedeli al termine della celebrazione di domenica 6 gennaio in Cattedrale a Ravenna.
 
Carissimi sacerdoti Diaconi, Religiosi/e e laici della Comunità Ecclesiale e della società civile.
 
In questi dodici anni ho vissuto volentieri il mio servizio di pastore in mezzo a voi. Ora è arrivato il momento di lasciare il pastorale al Vescovo che il Santo Padre ha scelto per guidare, nei prossimi anni, l’Arcidiocesi di Ravenna-Cervia: Sua Eccellenza Mons. Lorenzo Ghizzoni.
Al nuovo arcivescovo e a tutti voi: il mio saluto, il mio augurio, la mia preghiera e tutto il mio affetto.
Ho pensato di aprirvi il cuore e di condividere con tutti voi i sentimenti, le emozioni, i pensieri e i ricordi che sento maggiormente dentro di me.
 
1. Una costante nella mia vita
La notte precedente il Diaconato sognavo la mia vita futura di Diacono, di Cappellano e di Parroco. Poi mi fermavo li perché la mia massima aspirazione era quella di vivere donato al Signore a servizio della gente in parrocchia. Mi ricordo che quella notte mi sono svegliato, mi sono seduto al tavolino e ho scritto alcune riflessioni. Ispirazioni. Propositi. Sogni. Decisioni. Quella che mi ha accompagnato tutta la vita è questa: ‘Signore mi dono totalmente a Te. Non mi appartengo più. Fa tu di me ciò che vuoi. Usami come vuoi, dove vuoi, per il tempo che vuoi’. Una bussola che ho cercato di seguire. Non sempre ci sono riuscito. Ma la ‘costante’ che ha tracciato il mio cammino è stata ed è questa: ‘Signore fa te’ (il dialetto esprime meglio l’idea!). È la sintesi di quella scelta. Avrei fatto volentieri il cappellano o il parroco ‘a vita’. Ma quel ‘Signore fa te’ mi ha portato per strade mai pensate. Non ho mai chiesto di cambiare, né da cappellano, né da parroco! Ho preso le telefonate del mio Vescovo che mi chiamava a nuovi compiti come espressioni della volontà del Signore.
Sono stato e sono contento di essere sacerdote e di vivere il mio servizio al Signore e alla gente. Se il ‘divertimento’ è ciò che rende la vita bella e serena, dona gioia, ti fa sentire bene’ allora posso dire che mi sono proprio ‘divertito’ ad essere prete e a vivere il mio servizio.
Sono grato al Signore. E alle comunità dove sono stato. Il mio ‘divertimento’ è stato ed è: fare strada coi fanciulli, coi giovani, con le famiglie e con le comunità.
Annunciare la Parola del Signore. Donare il perdono. Celebrare l’Eucaristia. Pascere la Comunità. Amare le persone. Un ‘divertimento’ punteggiato di successi ed insuccessi, gioie e tristezze, momenti di pazienza e di difficoltà. Ma sempre dentro al ‘Signore fa te’. Ho provato gioie belle: fanciulli che crescevano bene, giovani e ragazzi meravigliosi nei quali fioriva: la fede e l’amore; la vocazione al matrimonio, alla vita religiosa e al sacerdozio; la chiamata alla testimonianza nella vita professionale, sociale e politica. Famiglie e comunità belle. Il Signore è stato generoso con me.
Quel ‘Signore fa te’ mi ha procurato anche qualche imprevisto! La telefonata con cui venivo chiamato ad essere Vicario Generale. Era nell’aria, ma speravo di schivarmela. E la telefonata che mi chiamava ad essere Arcivescovo di Ravenna. Improvvisa. Imprevista. Mai pensata. E una domanda che non avrei dovuto fare, mi è venuta spontanea: ‘Si può dire di no al Papa?’. E la risposta del mio Vescovo: ‘Al Papa si ubbidisce’. Lo sapevo, non dovevo neanche pensarla quella domanda!
E ancora quel ‘Signore fa te’ aveva colpito nel segno. Tutte le volte che sono stato chiamato ad assumere nuovi servizi ho vissuto momenti di commozione! Cuore colmo di emozione, dispiacere nel lasciare la gente, ‘magoni’ duri da digerire e lacrime. Come si fa a non piangere quando pensi che sei chiamato a staccarti dalla tua casa, dalla tua famiglia, dai tuoi figli che hai generato alla fede, dai fratelli e dalle sorelle con cui hai condiviso tutti gli aspetti della vita di fede e di chiesa?
Si, ho pianto. Mi sono commosso. Porterò tutti, sempre, nel cuore. Un padre, una madre non può dimenticare i suoi figli. Che scherzi mi ha giocato quel ‘Signore fa te’!!! Anche quello di essere Arcivescovo di Ravenna. Con voi. Per voi.
 
2. Grazie, Ravenna
Dodici anni vissuti insieme lasciano segni forti e profondi. Quando sono arrivato conoscevo due persone. Avevo visitato Ravenna da giovane, come turista. I primi tempi li ho vissuti alla ricerca dell’incontro, della conoscenza e del dialogo. All’interno della realtà ecclesiale e nel territorio.
Mi spingeva la logica del buon pastore che va ad incontrare, a chiamare, a cercare. Il primo incontro che ho avuto con i sacerdoti fu una meditazione sul Buon pastore. Un altro comando di Gesù mi pressava interiormente: ‘Andate, annunciate, testimoniate”. Ho vissuto questi anni accogliendo la gente in Episcopio; ma tanto tempo l’ho speso andando ad incontrare la gente, le comunità, le varie realtà ecclesiali, sociali, economiche, politiche del territorio. All’ingresso in piazza del Popolo mi ricordo di avere espresso un concetto, che mi stava a cuore, con un esempio: quando una nave è incagliata ‘ e la vogliamo smuovere perché segua la sua rotta dobbiamo ‘tirare o spingere’ TUTTI E INSIEME nella stessa direzione. Se invece ognuno tira dalla sua parte, la nave resta a
riva e incagliata. Volevo in questo modo esprimere una scelta che ho cercato di seguire: è importante
che la Chiesa e la Società collaborino per il bene comune. Ognuno: deve vivere il suo compito, restare nel suo ambito, rispettare l’altro, fare la sua parte. Nella distinzione dei ruoli e delle competenze. Fermo restando tutto questo, c’è ampio spazio per collaborare per il bene comune, per promuovere
una società più a misura d’uomo, per il bene dei giovani, della famiglia e dei paesi. Ed è quello che, collaborando, abbiamo cercato di fare.
 
a. L’incontro con la società civile
Ecco perché ho cercato di essere presente nel territorio ogni volta che potevo, di incontrare le autorità e la gente, di dialogare, di conoscere e di trovare strade di collaborazione e di convivenza serena. In una cultura dove, nel passato, era molto facile l’incomunicabilità e il conflitto, credo sia stata una novità il fatto di percorrere la via dell’incontro, della conoscenze e della collaborazione.
A volte è nata anche l’amicizia. E non è poco! Anche questo mi sembra sia Vangelo vissuto. Ricordo volentieri gli incontri:
− con i Consigli Comunali; − le Autorità; − le Associazioni di Categoria per gli auguri natalizi;
− la presenza alle celebrazioni pubbliche, alle varie Feste della Società, alle
inaugurazioni; − i numerosissimi incontri (durante la Visita Pastorale) con le singole realtà della città, dei paesi e della campagna; − la visita alle scuole, agli ospedali, alle case di riposo, alle realtà imprenditoriali, industriali, agricole e marine. Ho un ricordo bellissimo. Si sono aperte molte porte. Ho conosciuto tante persone. Ho incontrato tante culture e ambienti diversissimi. Ho dialogato con cattolici e laicisti, credenti e non credenti, persone di altre religioni e persone che si definivano anticlericali.
Ringrazio tutti di avermi dato la possibilità dell’incontro e del dialogo.
 
b. La presenza e il servizio nella Chiesa
Nel primissimo periodo ho desiderato incontrare tutte le comunità. È così che, in un anno, sono stato in tutte le parrocchie per un’assemblea parrocchiale e la celebrazione della S. Messa. Una prima velocissima Visita Pastorale.
Poi, negli anni 2005-2011, la grande Visita Pastorale. Capillare! Con tantissimi incontri nelle realtà ecclesiali e nel territorio. Impegnativa e faticosa. Utilissima. Molto bella. È stata veramente una immersione nella realtà della Diocesi e del territorio. Penso di conoscerne ogni angolo e ogni particolare. Per un pastore è il massimo. Peccato non averla realizzata nei primi cinque anni! Nelle realtà parrocchiali sono stato presente tante volte: Cresime; feste; sagre; ritiri; conferenze; Lectio Divina; esercizi spirituali; processioni; ricorrenze; incontri con i Sacerdoti, con i Consigli Pastorali Vicariali.
Ho ‘macinato’ ore e chilometri per essere presente nelle varie zone della
Diocesi. E ore per accogliere, in Episcopio: Sacerdoti, religiosi/e, responsabili di associazioni, movimenti, gruppi, persone che avevano bisogno (i più svariati!); fratelli e sorelle per la confessione e la direzione spirituale; poveri che cercavano un aiuto.ù Ho cercato di seguire le persone e le attività degli Uffici Pastorali (negli ambiti della catechesi, liturgia, carità, comunione fraterna) e le scelte dell’Economato, dell’Istituto Sostentamento Clero, dell’Opera di Religione e dell’Opera S. Teresa. Un’attenzione particolare l’ho riservata al Seminario.
 
c. Desidero ringraziare’
Ho cercato di donare tempo, energie, risorse, amore, servizio, disponibilità. Sono contento. Ho provato tante soddisfazioni. Quel ‘Signore, fa Te’ mi ha guidato. E il Signore mi ha preso e spremuto. Ne sono felice. Sono stati anni belli, almeno per me. Ringrazio tutti i Sacerdoti, le comunità religiose maschili e femminili, i seminaristi, le comunità parrocchiali, le associazioni, i movimenti, i gruppi, i giovani, le autorità, le varie persone della società civile e i fratelli e le sorelle nella fede. Vi porto nel cuore.
Ho una scorza dura. Difficilmente lascio trapelare i sentimenti. E, forse, è un dono. O un difetto? Non so. Ma adesso ve lo confesso apertamente: vi ho voluto bene, vi voglio bene, vi tengo nel cuore e nella preghiera. Questa è la novità che viviamo se ci lasciamo guidare dal Signore.
 
3. Ho anche sofferto.
Non sarei sincero e vero se ve lo tenessi nascosto! Ho sofferto. A volte anche molto. Ho dovuto affrontare problemi che sentivo più grandi di me. Ho dovuto prendere decisioni molto difficili. Problemi e decisioni che riguardavano realtà diocesane molto importanti. Altri problemi riguardavano la società civile. Motivi di amarezza e di sofferenza ne ho avuti tanti. Perché vi ho detto questo?
Perché tra un pastore e la sua gente è bene ci sia apertura e trasparenza. Ma anche per un altro motivo. Chi ha responsabilità, di qualsiasi tipo, si trova a vivere momenti difficili e scelte drammatiche. Genitori, insegnanti, sacerdoti, medici, politici, imprenditori, magistrati’ quante volte ci ritroviamo davanti ad interrogativi difficili e a scelte fortemente criticate!!! E, a volte, a sofferenza! Mal comune mezzo gaudio. Il sapere che in tanti ci troviamo a vivere esperienze di difficoltà ci può portare ad una più fraterna condivisione e all’aiuto reciproco.
 
4. Chiedo perdono.
Sono consapevole dei miei limiti e dei miei difetti. Elencateli pure. State tranquilli: ce ne sono di più di quelli che avete pensato. È incredibile! Man mano che il Signore ti chiama a responsabilità più impegnative, ti cresce dentro la consapevolezza della tua piccolezza e della tua fragilità! Come capisco S. Pietro che esclama: ‘Allontanati da me che sono un peccatore’.
Chiedo perdono. A tutti e ad ognuno. Per le mie inadempienze e i miei egoismi. Per le mancanze di amore, di comprensione e di pazienza. Per i momenti di silenzio quando invece avrei dovuto parlare. Per le parole che avrei dovuto non dire. A quanti ho recato sofferenza, disagio, scontentezza e difficoltà chiedo perdono. E sinceramente dono il perdono a chi mi ha fatto stare male.
 
5. Ho anche gioito
La nostra Chiesa di Ravenna-Cervia è umana e divina. In quanto fatta di persone ha limiti e difetti. Ma in quanto divina è santa! È santa perché anche nella nostra Chiesa locale è presente e operano: Gesù morto e risorto; lo Spirito Santo che la illumina e la arricchisce dei suoi doni; la Parola che la guida; l’amore, la misericordia e la grazia che la rendono bella; la paternità e la maternità di Dio che le danno il volto forte e affettuoso di una Chiesa ‘madre’. Nella nostra Chiesa ci sono certamente anche: rughe e difetti; incoerenze e peccati. Là dove ci sono uomini e donne ci sono anche queste realtà. In ogni appartamento si forma un po’ di polvere! È inevitabile. Ma l’appartamento non è TUTTO POLVERE. Ci sono anche tante cose belle. Molto più consistenti e numerose! Che ne direste se qualcuno presentasse, dell’appartamento, solo la polvere?!
Nella nostra Diocesi ci sono tante realtà belle! Tante. Ne possiamo essere orgogliosi
e ringraziarne il Signore. Ne elenco alcune:
Bravi seminaristi. Il Signore è stato generoso in numero e qualità.
Sacerdoti, religiosi e religiose romagnoli o provenienti da altre zone d’Italia e del mondo che si sono spesi e si donano in spirito di fede, con generosità e con tanto amore alla gente. In situazioni difficili, la loro fedeltà a Cristo, alla Chiesa e alla gente risplende ancora più luminosa.
Diaconi, Accoliti, Lettori, Ministri Straordinari della Comunione, catechisti, animatori di gruppi, associazioni, movimenti, operatori pastorali, volontari: centinaia e centinaia di uomini e donne impegnati nella chiesa e a servizio della gente; persone che gratuitamente si donano per il prossimo.
Scuole materne, elementari e medie esistenti in diocesi: sono note a tutti. Realtà preziose. L’educazione umana e cristiana che donano ai bimbi riscuote grande stima.
E i fanciulli del catechismo? Sette/otto mila fanciulli accolti e formati dalle parrocchie e da tanti catechisti che si dedicano a loro.
Poi il post-cresima, gli adolescenti e i giovani. La Diocesi vede una fioritura di questi splendidi giovani e ragazzi.
Gli adulti, gli sposi, le famiglie coinvolte nella pastorale familiare.
La Caritas (diocesana e presente nelle parrocchie) che si prodiga, con amore, impegno, generosità, a favore di chi è solo, abbandonato, malato, bisognoso.
L’Opera S. Teresa, i Centri ‘La Pieve’, le case per anziani di alcune parrocchie, l’ufficio missionario, le molteplici attività che la Diocesi svolge a favore di chi è solo, abbandonato, malato, bisognoso.
Migliaia e migliaia di persone, che ogni domenica si radunano in Assemblea Eucaristica e si nutrono di Cristo e, ritornando nelle loro case e nelle realtà lavorative o di studio, testimoniano i valori umani e cristiani immettendo fermenti di vita nuova nella società.
A volte la vita della Diocesi viene presentata come se fosse fatta di tre/quattro problemi o solo di alcuni fatti negativi che sono capitati. È una Diocesi difficile, si, ma anche bella. Presentarla riducendola, con martellante insistenza a ‘tre-quattro chili di immondizia’, mi sembra francamente ingiusto! Mi chiedo: dov’è l’amore alla verità!? Dov’è l’oggettività!? Dov’è la completezza dell’informazione!? O è un preciso disegno pensato per screditare la Chiesa? O volontà di distruggerla? Per quale strano e arcano motivo le notizie diffuse riguardano sempre e solo i ‘tre chili di immondizia’?
E di tutte le altre realtà belle, numerose, preziose, che la nostra Diocesi vive perché non se ne scrive?! Ecco perché ho ritenuto mio dovere in questo saluto, elencarne alcune! Per amore della verità oggettiva e completa. Per dire il mio grazie:
Alla diocesi;
Ai sacerdoti, ai diaconi, alle comunità religiose;
Ai tantissimi fratelli e sorelle che fanno una montagna di cose buone. Se ho sofferto per alcuni momenti difficili, devo dire, con onestà, che ho anche gioito per tante cose belle che la nostra realtà diocesana vive.