L’Assemblea Diocesana del 12 ottobre

L’Assemblea Diocesana del 12 ottobre
Dal ‘RisVeglio Duemila’ N. 38/2012
      
Coloro che venerdì 12 ottobre scorso provenivano da Ravenna per partecipare all’Assemblea Diocesana di Inizio dell’Anno della Fede e dell’apertura dell’Anno Pastorale potevano notare, sui terreni circostanti la basilica di Sant’Apollinare in Classe, quasi all’imbrunire, la presenza dei trattori con i quali era stata appena compiuta la posa delle nuove sementi. Un lavoro, profumi ed immagini che negli anni passati si sviluppavano con tempi più lunghi e con una maggiore presenza operativa dell’uomo, mentre oggi, grazie alla meccanizzazione, si eseguono con meno dispendio di energie, più velocemente ed ormai del tutto in sordina.
Una felice immagine che può senz’altro condurci al rispolvero del metodo didattico, lo ricordiamo sicuramente tutti, usato ampiamente da Gesù, quello dell’ ‘insegnarci molte cose in Parabole’. Il linguaggio che dà un senso, ieri come oggi, al vivere quotidiano perché da esso trae sostentamento senza esserne avulso (Mc 4,3-9).
Un metodo indiscutibilmente non estraneo al contesto del cammino della nostra Comunità Diocesana di Ravenna e Cervia, vissuto in modo epifanico, sottolineava Mons. Verucchi all’interno della Basilica del nostro precursore evangelico Sant’Apollinare, con l’entusiasmante inizio dei due momenti ecclesiali. Un dono di grazia sceso dall’alto, direttamente dal Padre. Diversamente non sarebbe possibile e proponibile. Una nuova semina che si prospetta come valida ed energica sostanza di concimazione, posta nel terreno sul quale tutti noi siamo innestati.
Non a caso la presenza di tanti sacerdoti, religiose e religiosi, di tutte le espressioni associative diocesane, dell’urna con il corpo di S. Guido Maria Conforti, portata all’altare da alcuni di giovani presbiteri ed infine quella dell’esordiente ‘Corale Diocesana’ (più di 150 elementi), ha costretto l’Arcivescovo a vigilare, in un’aula liturgica gremita come non mai, sulla propria incontenibile commozione che il lato umano, ma soprattutto quello spirituale stavano per far tracimare con ‘ardore’, il distintivo tipico della prima comunità apostolica.
Siete Voi così numerosi, diceva poi nell’omelia, dopo i ringraziamenti espressi su tutti i presenti all’inizio della liturgia, che aprite l’animo a nuovi orizzonti. Spetta a ciascuno di noi, che insieme formiamo e celebriamo la Chiesa di oggi, riprendere quota, essere promotori di una nuova evangelizzazione come lo è stato il mio predecessore Mons. Guido Maria Conforti, tornato in mezzo a noi non più nascostamente, di notte, in carrozza da Godo, come nel lontano 1902. Con lui dobbiamo immettere nel nostro animo lo spirito missionario, tipico dei due discepoli di Emmaus che sono tornati, volati a Gerusalemme, non più avviliti, stanchi, demotivati e scontenti, per testimoniare il loro concreto incontro con il Cristo risorto.
Il mondo, l’uomo, ogni persona ha bisogno di riscoprire il messaggio autentico del vangelo. Lo si urla da ogni angolo della terra. E’ una richiesta che scaturisce dai meandri dei frastuoni della guerra, della malattia, dell’ingiustizia, dell’incoerenza, del sopruso e della corruzione. L’augurio auspicabile è quello che singolarmente, la coppia, la Comunità, tutti possiamo rincontrare lungo il cammino della vita, pur immersi nelle innegabili situazioni di difficoltà ed avvilimento, quel personaggio di Gerusalemme, chiamato Gesù il Nazareno, che fa ardere il cuore dentro di noi mentre parla e spiega le Scritture e scompare alla nostra vista dopo aver benedetto e spezzato il pane, offrendocelo in cibo (Lc 24,13-35).
Molteplici sono le opportunità per rendere realizzabile questo incontro che ci proietta in avanti, oltre, proprio nel mese dedicato specificatamente all’annuncio missionario. L’Anno della Fede ci permetterà di costruire un nuovo look, un nuovo stile di vita, personale e comunitario, in grado di riaffermare che la vita di Fede non è destinata a scomparire pur in presenza delle migliaia di defezioni e scandali, a tutto campo, anche da parte degli uomini di Chiesa. Abbiamo un arco di tempo, che si concluderà il 24/11/2013, una lettera guida, pastorale, dal tema ‘Educare alla Vita di Fede’, la XIII, e soprattutto l’esempio galvanizzante di San Guido Maria Conforti. Un valido connubio di condizioni efficaci per fare diagnosi sullo stato di salute della nostra Fede, del nostro essere cristiani a 360°, sulla nostra capacità di essere autentici fautori di testimonianza sicura, vera e gioiosa.
E’ un impegno nuovo, che tutta la Comunità Diocesana, in ogni ordine e grado, ha assunto di fronte a Sant’Apollinare, consapevole che lo sforzo dell’andare incontro non lo faremo noi, ma verrà effettuato per primo dal Signore. Egli, ‘il non riconosciuto dai nostri occhi impediti’, ascolta, ama e si siede in mezzo a noi, ovunque, specialmente nei luoghi dove la chiave di lettura deve essere impostata al contrario, come il cuore di una madre che perde il figlio di appena diciassette anni, la malattia che scardina ogni certezza, la mancanza di lavoro che genera disperazione, l’abbandono di quanti sono stati avvinti dalla debolezza.
Con la stessa solerzia di Gesù ognuno di noi deve applicarsi nel diventare segno tangibile di gioiosità, del pensare sempre in positivo, anche quando tutto concilia al contrario. Pensiamo alla figura di Padre Kolbe, che il 14 agosto del 1941 disse, all’Ufficiale medico nazista che gli fece l’iniezione mortale di acido fenico nel braccio, ‘Lei non ha capito nulla della vita’l’odio non serve a niente’.Solo l’amore crea!’.
Del resto come può non essere apportatore e propagatore di gioia il cristiano, colui che sa e crede che la tomba vuota di Gerusalemme ci lancia nel sempre, nella vita che non tramonta, nella pienezza dei prati erbosi magistralmente espressi ai piedi della croce gemmata?
Con questo atteggiamento tutti i momenti e gli incontri, che in qualunque latitudine modellano il nostro vivere quotidiano, sono destinati ad essere trasfigurati, contagiosi, esempi di alberi che portano frutti maturi. Essi diventeranno lievito nel pane spezzato sul tavolo della nostra Comunità Diocesana di Ravenna e Cervia. Gli avviliti, i delusi, gli incancreniti dal male, senza mai dimenticare di rimanere esclusi od immuni, saranno così costretti a guardarci con quel fare interrogativo che ebbe, ad Auschwitz, l’Ufficiale verso Massimiliano Maria Kolbe.
Una fatica impossibile? ‘Chiedete e vi sarà dato; cercate e troverete; bussate e vi sarà aperto’ (Mt 7, 7-8).
Luigi Bressan