L’Arcivescovo a Camaldoli

L’Arcivescovo a Camaldoli
Dal ‘RisVeglio Duemila’ N. 21/2012
      
Da un millennio, Camaldoli vuol dire: monaci, contemplazione, silenzio, fascino, ospitalità. Fu nel 1025 che Romualdo, un monaco ravennate, fondò, nella splendida foresta del Casentino, l’Eremo e il monastero che dà il nome alla ‘Congregazione Camaldolese’ dell’ordine di San Benedetto che oggi conta nove fondazioni e 120 monaci in tutto. In questa oasi di pace giungono dall’estero e da varie parti d’Italia, turisti e pellegrini amanti del silenzio e della natura. Guidate dall’Arcivescovo Mons. Giuseppe Verucchi, il 19 maggio le Religiose della Diocesi, unite ad alcune laiche, si sono recate all’Eremo come rappresentanti della Chiesa di Ravenna, per festeggiare con i monaci il grande evento dei mille anni di vita cenobitica e per meglio conoscere la loro esperienza monastica. All’arrivo, ad attenderle, Don Carlo, da tempo amico dell’Arcivescovo. Calorosa l’accoglienza, interessante l’excursus storico sulla fondazione, precisa è stata la descrizione della giornata del monaco. Sul piccolo piazzale antistante le celle, l’uditorio silenzioso ascolta mentre respira a pieni polmoni il profumo della resina che giunge dal bosco. Segue una breve pausa. Alle 11.30 ci si ritrova in cappella per la Concelebrazione Eucaristica presieduta da Sua Eccellenza. Profonda la meditazione sulla vita in Cristo, del Superiore Padre Alessandro. I nove monaci presenti animano la Liturgia. A tratti il silenzio profondo riempie gli animi di emozione: Dio è lì, vicino, ricco di tenerezza e misericordia. Alle 12.30 si pranza al sacco nella calda saletta. A millecento metri l’aria è fresca! Il sole splende, il bosco invita, a drappelli di tre o quattro si va per sentieri tortuosi costeggiati di fiori, dialogando, ridendo, in un clima di vera amicizia, che rinsalda la fraternità. Alle ore 15 è previsto l’incontro con l’Arcivescovo per una revisione di vita pastorale e comunitaria che chiude il programma previsto per l’anno in corso. Vivace, interessante la conversazione sui temi proposti. Sua Eccellenza guida sapientemente l’assemblea che si sente capita, aiutata, illuminata dai saggi consigli del Pastore. Alle 17 in una rustica Cappella, la recita meditata del Santo Rosario per chiedere a Maria di ottenere da Gesù che l’acqua della nostra vita si tramuti in vino. Alle 18 il commiato e la partenza. Nell’ovattata atmosfera del crepuscolo, ammirando il Creato, con il canto del Vespro si ringrazia il Signore per l’intensa e bella esperienza vissuta.
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