La Veglia Missionaria

La Veglia Missionaria

Dal ‘RisVeglio Duemila’ N. 12/2012
 
Si è celebrata anche a Ravenna, venerdì 23 marzo scorso, la XX Giornata di Preghiera e digiuno in memoria dei missionari martiri, intitolata ‘Amando fino alla fine’; commentiamo, in proposito, i contenuti della Veglia ‘ preparata dall’Ufficio Missionario Diocesano ‘ tenutasi presso la Basilica di San Francesco.
 
La lampada, la Croce, la catena: i simboli assunti per questa Veglia suggellano il tema della celebrazione. Gesù, luce del mondo e dell’Umanità; l’offerta dell’amore di Cristo attraverso la sua Passione; la liberazione dell’uomo dalla schiavitù del peccato.
La lettura del martirologio, con il lungo elenco di nomi dietro cui si celano tante storie di persone che non hanno avuto paura di rispondere ad una chiamata d’amore fino alla fine e nonostante tutto, ha richiamato al senso di questa giornata che non deve essere una vuota e triste commemorazione, ma un momento di riflessione e di preghiera, che ci faccia riscoprire la responsabilità, come credenti, di mantenere Dio nel cuore.
A ciò ci ha richiamati la testimonianza di padre Alberto Giannassi, missionario in Africa. Nella sua lunga esperienza in ambiente prevalentemente musulmano, egli ha avuto modo di ritrovare la forza del battesimo aprendosi a una missione come impegno a combattere tutto ciò che diminuisce la dignità dell’uomo, non salvando ‘solo delle anime disincarnate, ma tutto l’uomo in corpo e anima’.
L’esempio di una vita vissuta cristianamente, fa sì che anche non credenti accettino la liberazione, che a sua volta libera, in forza del legame con Dio Gesù.
P. Gianessi ha voluto ricordare alcune figure di martiri che testimoniano la perseveranza della fede nella crudeltà dei tempi moderni: il padre provinciale in Algeria che non volle abbandonare l’ospedale in cui lavorava, pur conoscendo il pericolo delle feroci bande di militari; quattro suore di differenti nazionalità abbattute in strada da integralisti; quattro confratelli morti nel 1964; i monaci di Tiberin, la cui storia è stata rappresentata nel film ‘Uomini di Dio’; il vescovo di Orano fatto saltare in macchina con l’autista, i tanti martiri che i missionari hanno convertito (100.000 vietnamiti hanno offerto la loro vita a Cristo); i martiri giapponesi che sono morti accanto ai nostri missionari per difenderli.
Ma lo sguardo del padre è stato rivolto alla situazione attuale, il nuovo campo di missione è l’Italia, che è diventato un paese multietnico.
Su 5.000.000 di immigrati, 2.000.000 sono non cristiani. ‘Cosa fare? Restare dalla nostra parte? Ignorarli? Gesù non aspettò ed andò Lui ad incontrarli. Siamo chiamati ad un annuncio e occorre rispettare il tempo delle persone. Il primo annuncio è la vita di chi dà esempio di vita cristiana. Il Vangelo ha la forza di sempre, ma bisogna riscoprirlo’. E, per farlo, occorre coraggio.
Invito che è stato ribadito dal Vescovo, interpretando il passo di Isaia: non vendetta ma amore. ‘Se vogliamo vivere una vita cristiana, mettiamo in conto la sofferenza, che tocca i ministri del culto, ma anche persone, adulti e giovani che devono spesso contrastare gli stereotipi di una vita sociale senza spiritualità. Per reagire bisogna farsi forti, stare insieme, far vita parrocchiale di comunione reciproca, sostenersi lungo il cammino’.
Anna Martino