Il Diritto tra natura e ragione

Il Diritto tra natura e ragione

Dal ‘RisVeglio Duemila’ N. 12/2012
 
Riflessioni sul discorso di Benedetto XVI al Parlamento Tedesco
Interrogarsi sul significato di parole spesso abusate, fino alla banalizzazione, quali, giustizia politica, res publica, Stato e di altre, oggi più remote, quali bene comune, diritto naturale e diritto positivo, valori non negoziabili, alla luce della richiesta avanzata da Salomone a Dio (e incipit del discorso pronunciato dal Santo Padre Benedetto XVI il 22.09.11, al Bundestag): ‘Un cuore docile che sappia rendere giustizia al popolo e distinguere il bene dal male'(1 Re 3, 9). Questo il filo conduttore della riflessione di Padre Giovanni Cavalcoli, eminente teologo e filosofo, di origine ravennate, come lui stesso ama ricordare, svolta giovedì 22 marzo presso il Seminario Arcivescovile nel corso dell’incontro, organizzato dalla sezione ravennate dell’Unione Giuristi Cattolici. Cos’è la ‘giustizia politica’ se non l’impegno a ricercare nel settore dell’agire umano che concerne la res publica (la cosa pubblica) il bene comune? E cos’è il ‘bene comune’ se non l’insieme dei beni, fini, interessi, valori che riguardano ciascuno dei singoli e il loro insieme (cfr. Gaudium et spes)? Ecco, dunque, delinearsi il compito dei governanti: esercitare la giustizia politica nell’istituzione, promuovere il bene comune nello Stato liberale, inteso, in senso etimologico, come luogo di stabilità, di sicurezza che garantisce la libertà. In questa cornice bene s’inserisce anche il compito riconosciuto al laicato cattolico di ‘animare evangelicamente la promozione del bene temporale”. In questa ottica, lo Stato, seppure essenziale alla stabilità della società come dice il nome stesso, lungi dall’essere visto come una sorta di assoluto (variamente declinato, hegelianamente o, finanche positivisticamente), come ente autosufficiente che trova in se stesso il proprio principio, trova la propria ragione in quanto riferito ad altro, ossia al suo fine che è quello di servire al bene comune. Ma come discernere il bene comune? Qui, a ben vedere, ci possono venire in soccorso, come sempre ci raccomanda il Santo Padre, la ragione e la natura con quelli che un tempo erano più noti come ‘preambula fidei’: ossia quelle nozioni di bene e di male insite per natura in ogni persona che sono fondamento dell’esistenza umana, del diritto naturale e si trovano, seppure a volte profondamente celati, nella ragione di ciascuno, costituendo il substrato comune a tutti gli uomini, e che, per l’appunto, permettono di trovare uno spazio comune di potenziale intesa sul piano dei valori, fonte ultima del diritto positivo. L’Europa è stata costruita su queste fondamenta, la sua cultura di tolleranza, di attenzione per i diritti umani, frutto felice dell’incontro fra Gerusalemme che reca il Dio d’Israele, Atene che reca la ragione filosofica e Roma che reca con sé le fonti del diritto, attende ancora, nonostante la pesante coltre di nebbia che sembra avere colpito come in un malefico incantesimo noi uomini europei (anche quando dimostriamo di aver dimenticato il significato giuridico e sacramentale del matrimonio), di essere diffusa in tutto il mondo e questo, ci rammenta il Papa e con lui Padre Cavalcoli, proprio per promuovere il bene comune.
Elena Soetje Baldini