Intervista a don Paolo Pasini

Intervista a don Paolo Pasini
Dal ‘RisVeglio Duemila’ N. 28/2012
 
Ha suscitato una certa eco l’intervento dei Sindacati della Uilfpl di Ravenna in merito alla presunta organizzazione precaria del lavoro all’interno dell’Opera di Santa Teresa del Bambin Gesù. Precisiamo che attualmente, all’interno dell’Opera, sono occupati 220 dipendenti della Coop. 3° Millennio. Sulla condizione del lavoro e sul futuro di quella che viene definita il ‘cuore della carità’ della Romagna, abbiamo intervistato Don Paolo Pasini, Direttore dell’Opera.
 
Le critiche dei sindacati Uilfpl riferite all’organizzazione del lavoro all’interno dell’Opera vertevano su ‘metodi organizzativi discutibili, contrari a qualsiasi principio di correttezza’ collaborazione e confronto’. Quasi che il percorso di razionalizzazione e di qualificazione delle mansioni che si è avviato, sia stato come imposto ai dipendenti’
‘Credo che in ogni rapporto di lavoro ci sia un margine di dialogo e un margine di imposizione e questo vale ancora di più nel caso dell’Opera, il cui bilancio è fortemente in rosso. Noi abbiamo due obiettivi: ‘salvare la nave’, cioè l’attività stessa dell’Opera, e salvaguardare tutti i posti di lavoro. Però siamo una realtà che vive, sostanzialmente, dei doni della Provvidenza: chi è assistito nelle nostre strutture dà quello che può; per il resto, ci affidiamo alle offerte di tanti privati cittadini o di altre realtà presenti nel territorio ravennate. Non pesiamo, perciò, sullo Stato. Ora, è chiaro che questi introiti non sono sufficienti per l’Opera, che assiste quotidianamente centinaia di persone. Per questo è stato necessario razionalizzare il lavoro degli operatori socio-sanitari, rendendolo più moderno, adeguato alle esigenze, senza tuttavia snaturarlo. A loro abbiamo chiesto la piena disponibilità, anche perché è una razionalizzazione che permette più efficienza e una maggiore professionalità’.
 
Nella vostra risposta affidata alla stampa, si fa riferimento al Corso di formazione che permetterà l’inserimento di 25 Operatori socio-sanitari (Oss). Saranno destinati solo alla sede di Ravenna o anche a quella in costruzione a Faenza?
‘Il Corso partirà avrà la durata di sei mesi e fino a metà settembre è ancora possibile iscriversi. Al termine, gli operatori saranno collocati in base alle necessità che individueremo. L’edificio dell’Opera in costruzione a Faenza, sarà simile a quello di Ravenna per quanto riguarda la funzione che svolgerà e il tipo di persone bisognose che saranno accolte al suo interno’.
 
Non c’è il concreto rischio che l’attuale crisi ‘ con i previsti tagli in campo sanitario ‘ coinvolga prima o poi anche l’Opera di Santa Teresa, mettendone a rischio il futuro?
‘Non credo, proprio perché noi ‘viaggiamo’ da sempre in autonomia, tant’è che abbiamo una sola convenzione – pur se importante in atto, con l’Asl, che riguarda il Centro di San Pietro in Campiano, dove sono assistiti i traumatizzati gravi. Le altre forme di aiuto che non vengono da privati cittadini incidono ben poco nelle entrate dell’Opera’.
 
I tempi sono molto cambiati, rispetto a quando Don Lolli fondò l’Opera. In una realtà come quella attuale, c’è ancora posto per chi intende fare volontariato, mettendosi a servizio dei malati?
‘Oggi sono cambiate molte cose, soprattutto a livello normativo. Tuttavia le porte dell’Opera sono sempre aperte a chi intenda spendere tempo e energie per aiutare i nostri ospiti; l’importante è che vi sia collaborazione da parte di tutti e che siano rispettate, appunto, le normative in vigore’.
 
La presenza delle Suore della Piccola Famiglia di Santa Teresa e dei religiosi è il segno che lo spirito di servizio, di carità evangelica che animò Don Lolli è ancora vivo. Si può pensare comunque ‘ considerata la crisi di vocazioni religiose ‘ di mantenere vivo questo spirito all’interno dell’Opera?
‘Questo è il nostro impegno quotidiano: innalzare il livello qualitativo ‘ dal punto di vista dei rapporti umani con i malati e con i colleghi ‘ del lavoro che fanno gli operatori, preservando, per quanto possibile, quello spirito che animò il Fondatore. E’ chiaro, però, che sta poi alla coscienza del singolo percepire e poi attuare quei suggerimenti, quelle indicazioni che noi diamo al personale, attraverso dialoghi a quattr’occhi o in altre circostanze. Periodicamente, facciamo degli incontri di formazione e confronto nei vari reparti dell’Opera. Ribadisco, infine, che il lavoro continuo e amorevole dei religiosi e delle Suore della Piccola Famiglia è fondamentale per l’identità stessa dell’Opera di Santa Teresa’.
A cura di Fabrizio Casanova