Il Signore viene: è tempo di vegliare e pregare

Il Signore viene: è tempo di vegliare e pregare

Dal ‘RisVeglio Duemila’ N. 43/2011
 
1° Domenica di Avvento
Is 63, 16-17.19; 64, 2-7
Salmo 79
1 Cor 1, 3-9
Marco 13, 33-37.
 
A cura di Mons. Guido Marchetti
Il tempo liturgico dell’Avvento inizia oggi e vuol preparare il cuore dei credenti alla nascita di Gesù.
Fin da tempi antichi la Chiesa ha sentito il bisogno di richiamare i fedeli ad accogliere il Signore che viene ‘ad abitare in mezzo a noi’.
Per molti secoli le comunità cristiane hanno vissuto questi giorni di Avvento digiunando e pregando nell’attesa di Gesù.
La supplica del profeta Isaia sale ancora più forte all’inizio di questo Avvento.
Chiese il profeta: ‘perché Signore ci lasci vagare lontano dalle tue vie e lasci indurire il nostro cuore, così che non ti tema? Ritorna Signore, per amore dei tuoi servi! Se tu squarciassi i cieli e scendessi!’ (Is. 63.17)
Ne abbiamo tanto bisogno!
Ne ha bisogno la tua stessa terra che sembra non trovare pace, smarrita in vie sempre più lontane dalla pace; ne hanno bisogno tanti paesi dove milioni di poveri continuano a morire di fame ogni giorno; ne hanno bisogno i deboli, gli anziani, gli ammalati; ne hanno bisogno i cuori induriti di tanti uomini e di tante donne, di tante famiglie che hanno smarrito la via della speranza, ne ha bisogno il mondo intero.
Sì, ‘se tu squarciassi i cieli e scendessi!’. Questo grido è la nostra preghiera dell’Avvento.
È la preghiera che sale da ogni parte del mondo. Solo Dio ci può salvare!
Ebbene, il tempo di Avvento irrompe in questo nostro tempo per ricordarci l’invocazione del profeta e le grida di tanti che aspettano qualcuno che li salvi. Esse aiutano a comprendere il senso concreto dell’Avvento e spingono innanzi tutto i cristiani a non restare addormentati nella ricchezza, nella pigrizia, in una avara tranquillità. Non è difficile che anche i cristiani si lascino travolgere dalla rassegnazione di una società che ha smarrito il senso dell’attesa. Quanto è triste quella società, quanto è triste quel cristiano che non ha più il senso dell’attesa, che non ha più il tempo dell’Avvento! La Chiesa, torna ancora una volta a immetterci nel tempo dell’Avvento, ponendo sulle nostre labbra e nei nostri cuori la preghiera piena di speranza: ‘Se tu squarciassi i cieli e scendessi!’
Questa preghiera interroga il cuore di ciascuno di noi perché si renda disponibile ad accogliere il Signore. E fa comprendere ancor più l’esortazione di Gesù riportata oggi dal Vangelo di Marco:
‘State attenti e vegliate perché non sapete quando il padrone di casa tornerà’.
Il Signore ci esorta a stare attenti e svegli, a non lasciarsi sorprendere dal sonno delle nostre abitudini stanche. E paragona il credente ad un portinaio chiamato ad attendere il padrone al suo ritorno. Deve quindi stare accanto alla porta, sveglio anche se è notte, per aprire prontamente al padrone quando ritorna. Il credente non deve stare dentro casa a sbrigare le faccende, né deve addormentarsi. Il suo posto è accanto alla porta, per aprire al padrone non appena arriva. E la porta è quella del cuore.
Sappiamo bene che il cuore talora è a tal punto pieno di sé e stordito, da non sentire né i passi né la voce del Signore che si avvicina. ‘Ecco, dice il Signore nell’Apocalisse, io sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre, io verrò da lui, cenerò con lui ed egli con me’ (Ap. 3.20)
Per il discepolo di Gesù è sempre tempo di vegliare, è sempre tempo di amore, è sempre tempo di accogliere il Signore. Accogliamo con gratitudine questo vangelo che richiama tutti alla attesa, alla vigilanza operosa. È triste leggere nel vangelo di Marco quella amara affermazione di Gesù rivolta a Pietro, Giacomo e Giovanni nella notte del Getsemani: ‘non siete riusciti a vegliare un’ora sola con me?’ … il problema era la pesantezza del sonno dei discepoli e la chiusura del loro cuore.
A Natale il cielo si aprirà e vedremo sorgere la stella, ma se ci lasciamo sorprendere dal sonno del nostro egoismo rischiamo come quegli abitanti di Betlemme di chiudere la porta del cuore al Signore che viene. È tempo di vegliare e di pregare: il Signore sta alla porta e bussa.