Il nuovo rito del matrimonio
Dal “RisVeglio Duemila” N. 17/2016
Saranno una novantina di fidanzati che da maggio a settembre, dopo essersi preparati nei quattro itinerari diocesani, celebreranno il rito del matrimonio. Per preparare questo evento così importante e decisivo per la loro vita e consacrare il loro amore nel Signore con il sigillo dello Spirito Santo, c’è un testo ricco e appropriato, il nuovo “Rito del Matrimonio”, che è entrato in vigore nel 2004. Questo testo non è nato a tavolino con l’apporto soltanto degli esperti, contiene una ricchezza teologica e una sapienza umana che sono frutto dello studio e della riflessione di Vescovi e dei teologi, ma anche di tanti sposi che si dedicano alla pastorale familiare: uno strumento nato quindi “nel mezzo della Chiesa”. Non è un testo da custodire solo nelle sacrestie in vista della celebrazione ma uno strumento di pastorale, che devono avere in mano i fidanzati. Con l’aiuto degli sposi che li accompagnano nella preparazione al Matrimonio e del sacerdote o del diacono che presiederà la celebrazione, i fidanzati possono preparare il libretto per la celebrazione che rappresenta un’occasione pastorale di incontro, riflessione e meditazione tra sposi e guida sulla preparazione della celebrazione. È questa la ricchezza straordinaria del nuovo Rito del Matrimonio che si presenta come libro della fede e vero strumento pastorale, capace di integrare liturgia, catechesi e vita e di esprimere con parole e gesti il significato profondo di ciò che si sta vivendo. Proveremo ora a fare emergere alcune ricchezze contenute nel testo:
La memoria del Battesimo, simboleggiata
dall’aspersione degli sposi e dell’assemblea
La vocazione all’amore non è nata semplicemente con l’innamoramento ma molto prima, già nel Battesimo, perché è in esso che c’è la radice di ogni chiamata. Quando due si sono innamorati, hanno cominciato a capire che non dovevano più amarsi da persone singole, ma come coppia, cominciando così a scoprire l’avventura straordinaria di una storia che può diventare scuola per i figli che Dio donerà e per tutte le persone che incontreranno nella vita. Non più una Santità quindi da single ma da sposi: così tutta la vita sarà la materia prima del progetto di Dio per la coppia: la relazione tra gli sposi, i sentimenti, la costruzione dell’armonia sessuale, la dedizione ai figli, l’amore con cui si accolgono le persone in casa, il servizio e la testimonianza all’esterno della famiglia, nella vita ecclesiale e sociale, etc.
Consacrati dallo Spirito per essere inviati
Nel nuovo rito è entrata a piene mani la concezione del Sacramento come un dono dato agli sposi per la costruzione della comunità: non solo per coronare un sogno ma per rispondere insieme ad una chiamata di servizio all’amore. Nel nuovo rito è prevista anche la possibilità da parte degli sposi di baciare il Vangelo, dopo la proclamazione: simbolo di una nuova vocazione della coppia ad annunciare il Vangelo della famiglia. Per gli sposi cristiani questa è davvero una grande responsabilità! Per questo sono consacrati con l’invocazione dello Spirito Santo, fatta con le mani distese, come avviene per i vescovi, per i sacerdoti, per i diaconi e per chi si dedica alla vita religiosa. Possiamo affermare che il ministero degli sposi è indispensabile per costruire la Chiesa tanto quanto l’annuncio fatto dai vescovi, dai sacerdoti, dai diaconi.
La famiglia nel cuore della comunità
Se nel Matrimonio cristiano gli sposi sono consacrati per essere inviati a testimoniare l’amore nella comunità, ne consegue che la comunità non può restare estranea nella celebrazione. Il nuovo rito riconosce quindi un ruolo indispensabile ad essa e la invita a partecipare. C’è molto lavoro da fare oggi sia per aiutare i fidanzati a scoprire la valenza comunitaria del loro amore, nella dimensione ecclesiale e civile, sia per aiutare le comunità a “accorgersi” che i fidanzati e gli sposi non sono semplicemente delle persone in più che entrano a far parte della comunità, ma insieme sono risorse preziose. Questa “educazione” della comunità va fatta valorizzando delle occasioni concrete: ad esempio presentando ufficialmente i fidanzati alla comunità durante il percorso di preparazione al matrimonio oppure inserendo un’intenzione particolare nella preghiera dei fedeli la domenica precedente al loro Matrimonio o in quella seguente, o ancora presentando alla comunità che la nuova famiglia venuta ad abitare in essa, o ancora invitando la comunità a partecipare alla celebrazione del matrimonio. La coerenza pastorale poi domanda che la nuova famiglia che nasce non sia abbandonata a se stessa dopo la celebrazione del Matrimonio, ma “accompagnata” dalla comunità lungo tutto il percorso della loro vita, soprattutto nei momenti di difficoltà che non mancheranno lungo il cammino.
Edo e Mirella Direttori dell’Ufficio per la Pastorale della Famiglia
Nel numero di RisVeglio Duemila di questa settimana troverete le testimonianze di due coppie che si sono preparate al matrimonio.
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