Il Consiglio Pastorale Diocesano del 20 gennaio

Il Consiglio Pastorale Diocesano del 20 gennaio

Dal ‘RisVeglio Duemila’ N. 3/2012
 
Nel Consiglio Pastorale Diocesano del 20 gennaio scorso, tenutosi presso la Curia Arcivescovile di Ravenna, è continuata la riflessione iniziata nel precedente incontro, circa l’obbligo morale di una presenza dei cattolici nella vita sociale e politica, e quindi la necessità di momenti formativi, per educare a questa dimensione, favorendo in particolare progetti di collaborazione a livello vicariale, in linea col percorso pastorale del corrente anno sulla ‘comunione nel cammino vicariale’. Come affermato nel Concilio Vaticano II, i cristiani ‘devono prendere coscienza della propria speciale vocazione nella comunità politica; essi devono essere d’esempio, sviluppando in se stessi il senso della responsabilità e la dedizione al bene comune, così da mostrare con i fatti come possano armonizzare l’autorità e la libertà, l’iniziativa personale e la solidarietà di tutto il corpo sociale, l’opportuna unità e la proficua diversità’. Di fronte alla crisi economica e morale, alla cultura radicale della post-modernità, ispirata dal diffuso nichilismo culturale, che insiste sull’autonomia assoluta della politica dai valori etici oggettivi e quindi universali, e sostiene un’autonomia individuale priva di limiti, salvo quella di non disturbare gli altri, il ruolo dei cattolici nella vita politica italiana è necessario per dare senso e riempire di contenuti la democrazia. Tanto che, dopo il convegno di Todi, il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Cei, in modo indiretto, ma deciso, rilancia la prospettiva di una nuova stagione delle responsabilità. Tuttavia, la base dei credenti oggi non è in grado di esprimere un’iniziativa politica, perché ha smarrito questa dimensione avendo preferito rifugiarsi nel volontariato. Occorrono allora passaggi intermedi, cioè opportuni momenti formativi, scuole di politica, capaci di creare una cultura di base in grado di accogliere, giustificare e progettare le istanze che derivano dalla fede e dalla morale, altrimenti l’azione politica sarà sterile e poggerà sempre su fragili fondamenta. Papa Benedetto XVI, lo scorso mese di ottobre a Lamezia Terme, ha ribadito la necessità di ‘una nuova generazione di uomini e donne capaci di promuovere non tanto interessi di parte, ma il bene comune’.  Una generazione nuova di politici cattolici, inteso non in senso anagrafico ma nel modo di fare politica, sarà possibile solo se i cattolici saranno coerenti alla Dottrina sociale della Chiesa e al suo magistero, e non si conformeranno al mondo e ai suoi venti di opinione. Da qui la necessità di accompagnare i giovani delle nostre comunità parrocchiali a riflettere su questa dimensione socio-politica perché i cristiani sono chiamati a operare in due direzioni, ugualmente importanti: nella Chiesa e nella società. Anzi, come afferma la Costituzione dogmatica del Concilio Vaticano II Lumen Gentium al n. 31, è ‘proprio’ dei laici, ossia dell’insieme dei cristiani ad esclusione dei membri dell’ordine sacro e dello stato religioso sancito dalla Chiesa, ‘cercare il regno di Dio trattando le cose temporali e orientandole secondo Dio’. È necessario che i cristiani apportino alla vita sociale l’elemento vivificatore dei principi evangelici, rispettando l’autonomia delle realtà terrene, che, pure, costituisce un principio evangelico. Come ha precisato Mons. Giuseppe Verucchi, per difendere e promuovere i valori che sono alla base della vita di fede di un cristiano bisogna essere presenti, con competenza e impegno, nell’agone politico, là dove vengono formulate le leggi, tenendosi però saldamente ancorati a Cristo, alimentando la propria vita spirituale attraverso l’ascolto assiduo della Parola, la vita sacramentale e di preghiera, per evitare le tentazioni del potere, del denaro e del piacere. L’Arcivescovo ha precisato che la Chiesa, come si preoccupa di formare le persone per diventare catechisti che promuovono la vita spirituale, così si deve preoccupare di formare le persone per diventare politici capaci di promuovere la vita sociale. A tale riguardo ha auspicato la nascita nel territorio diocesano di ‘ambiti prepolitici’ capaci di favorire l’educazione alla dimensione socio-politica per una nuova stagione di responsabilità dei cattolici.
Luciano Di Buò
Vice presidente del Cpd