I mosaici di Ravenna su “Credere”

I mosaici di Ravenna su “Credere”

Dal “RisVeglio Duemila”  N. 20/2016

 

Il servizio sui monumenti dell’Opera di Religione è stato pubblicato sulla rivista della San Paolo il 19 maggio

I mosaici di Ravenna come “Porta Santa” per la fede per tanti pellegrini. Ruota attorno a questo concetto l’articolo pubblicato la scorsa settimana su “Credere” che ha per protagonisti i monumenti dell’Opera di Religione. Il settimanale della San Paolo, ogni giorno nelle case di migliaia di italiani (la tiratura media è 90mila copie) ha dedicato a Ravenna la sua rubrica sulle porte del Giubileo sparse per l’Italia e il risultato è stato un ampio servizio dal titolo “Il Vangelo secondo Ravenna”, incentrato sul fascino delle nostre basiliche paleocristiane, con un’intervista a don Ennio Rossi, direttore dell’Opera e foto panoramiche. “Non solo – racconta Christian d’Angiò, responsabile della Promozione e Valorizzazione dei beni culturali della diocesi –.

L’articolo è nteressante anche perché, prendendo spunto dalle parole di don Ennio, viene messa in risalto proprio l’essenza dei mosaici con il loro significato religioso, non solo la loro straordinaria bellezza. Senza considerare che, dal punto di vista della promozione, è stato un bel colpo perché Credere è un settimanale molto popolare e ha aumentato la sua tiratura proprio in vista del Giubileo della Misericordia”. Il rapporto con le edizioni San Paolo, racconta D’Angiò, è nato qualche anno fa, nel 2011, quando Simonetta Pagnotti, la giornalista che ha realizzato il pezzo, era venuta a Ravenna per un altro servizio per Famiglia Cristiana e aveva intervistato lo stesso D’Angiò e don Guido Marchetti che allora era direttore dell’Opera di Religione. “Anche in quell’occasione – ricorda Christian – don Guido sottolineò, come amava fare spesso, la profonda valenza anche teologica dei nostri mosaici che per lui erano ‘la Bibbia dei poveri’. ‘Visitare Ravenna è un cammino di fede’, diceva. E, dovendo affrontare il tema delle porte sante sparse per l’Italia, la giornalista si è ricordata di noi”. Significativo, infine, il passaggio sulla valenza anche ecumenica dei nostri monumenti: i simboli della cappella di Sant’Andrea, spiega D’Angiò, richiamano a un’epoca in cui non c’era ancora la divisione tra cattolici e ortodossi. Forse anche per questo sono tra i preferiti dai gruppi di pellegrini di religione ortodossa. Chissà che l’arte non possa essere anche qui un ponte tra cristiani.