Buon Natale! Gli auguri del nostro Arcivescovo

Buon Natale!  Gli auguri del nostro Arcivescovo
 
Dal ‘RisVeglio Duemila’  N. 47/2013
 
 
 
Buon Natale!
 
Cari Ravennati e Cervesi, credenti e non credenti, vi auguro di poter vivere in questa memoria della nascita di Gesù di Nazareth, con un po’ più di fiducia e di speranza.
 
Il realismo ci spingerebbe a dubitare della possibilità che qualcosa cambi davvero nella nostra Italia e anche in Romagna, nell’economia ancora in grave affanno, nella politica troppo divisa e personalizzata, nella scuola poco curata, nel mondo del lavoro che paga troppo gli errori di altri, persino nelle relazioni sociali spesso aspre e difensive. È legittimo domandarsi: sarà diverso il Natale del 2013?  E l’anno che ci sta davanti cosa ci darà?
 
Anch’io sarei abbastanza pessimista se guardassi solo agli errori fatti e ripetuti o alle debolezze dei sistemi e degli uomini che oggi tentano di governarli, vicino o lontano da noi, perché nel mondo globalizzato le scelte buone o cattive di alcuni ricadono su tutti.
 
Ci sono però due pensieri che ci aiutano a riacquistare una certa fiducia e speranza (uno più evangelico, uno più laico).
Il primo è che il Signore Gesù è entrato nella storia umana e l’ha cambiata, aprendo a tutti i credenti in lui, ma anche a tutti gli uomini di buona volontà, un orizzonte nuovo. Il Dio che ci ha fatto conoscere è un Padre provvidente, che si preoccupa persino di ‘due passeri’ venduti al mercato (dunque di tutto il creato!) e che tiene conto persino dei ‘capelli che cadono dalla testa’ di ciascuno dei suoi figli (di ciascuno!). Il Dio che ci è stato fatto conoscere da Gesù di Nazareth, non solo con le parole, ma con le sue scelte di vita, è Amore più che giustizia, è Misericordia più che ordine, vuole la Comunione con gli uomini più che la separazione tra giusti e peccatori, non vuole mai la vendetta né per lui né per noi, ma ha applicato rigorosamente la legge del Perdono perché anche noi imparassimo a riconciliarci, come si dovrebbe sempre fare tra fratelli. 
Così il Signore Gesù ha posto la base di quella uguale dignità che ci caratterizza tutti e ci costringe a rispettarci e a trattarci con rispetto e giustizia. Nel suo Messaggio c’è il fondamento del rispetto della natura e dell’identità della persona umana, ‘vertice delle sue opere ‘ e di tutto il pianeta vivente, che non abbiamo il diritto di manipolare distruggendo il suo disegno armonioso. Qui c’è anche la fonte della fratellanza che ci può far vivere sulla terra come una grande famiglia di famiglie: la famiglia dei popoli.
 
L’utopia di una società nuova che qualcuno ha sognato, potrebbe essere non così astratta se solo si guardasse a quello che il Cristianesimo ha realizzato e sta portando avanti in tutti i continenti. In mezzo a tante difficoltà, anche mettendo in conto errori e peccati dei cristiani, sta crescendo una condivisione di alcuni valori di fondo che mettendo al centro la preziosità della persona umana e delle sue relazioni fondamentali, rendono sempre più stridenti e condannati comportamenti antiumani come il razzismo, le guerre, i metodi violenti, gli abusi fisici e psichici, la schiavitù, la violazione delle libertà concrete, l’impoverimento di una parte del mondo, lo sfruttamento del lavoro’ soprattutto se esercitati sui deboli, sui poveri, sulle donne, sui bambini (cfr. Papa Francesco, La gioia del Vangelo, 197 e ss.).
 
E mentre le ideologie prima si espandono e poi muoiono, il cristianesimo resta e si rinnova. La potenza del Vangelo si sta affermando, alla maniera del fermento nella massa e del piccolo seme che germoglia pian piano, in tutte le culture a tutte le latitudini, anche là dove è perseguitato violentemente. E senza gran merito nostro perché, a parte qualche testimone davvero straordinario, la diffusione della fede cristiana avviene per la bellezza e la gioia che la Parola del Signore ha e trasmette in proprio. Quando è annunciato il Vangelo avviene ancora, e avverrà sempre, qualcosa nello spirito umano che è opera dello Spirito di Dio: sono rigenerati, illuminati, risanati anche i cuori più dominati dalle Tenebre. Nessuna crisi, nessun fallimento, nessuna situazione di povertà o di dolore ci possono dunque spaventare più di tanto: nella storia umana c’è Qualcuno che opera verso questa meta, sempre.
 
C’è un altro pensiero (più laico) che può accompagnare questo Natale. Abbiamo delle risorse su cui contare, tutti. Siamo stati dotati di intelligenza, di cuore, di volontà, di creatività che troppo spesso sottovalutiamo o spendiamo male, perché le investiamo solo a vantaggio di noi stessi. L’egocentrismo è poco intelligente oltre che poco etico. Se ci orientassimo a fare ‘cassa comune’ di tutti i nostri talenti umani, personali e relazionali, morali e spirituali, potremmo dare una svolta alla storia nella quale ci muoviamo ogni giorno. L’uso purificato delle nostre facoltà più alte ci renderebbe uomini e donne più autentici, più veri. Ci vuole però una ‘conversione’ all’attenzione, all’intelligenza, alla responsabilità, alla condivisione: conversioni non impossibili, anzi in parte già in atto in tanti che non accettano l’andazzo dei nostri giorni.
 
L’Attenzione rinnovata ci permette di vedere i fatti non solo con gli occhi dell’egoismo e della paura, ma anche con lo sguardo positivo alle risorse che abbiamo, prima di tutto a quelle umane: quanti giovani ricchi di doti e doni vorrebbero fare di più per questa società!
 
L’Intelligenza usata pienamente ci permette di intuire e interpretare più oggettivamente le cause dei fenomeni sociali e umani, senza letture partitiche, senza usare le conoscenze per prevalere o per guadagnare per sé, ma per progettare cammini buoni, ragionevoli e realistici per tutti.
 
La Responsabilità esercitata non assumendo ruoli sociali e cariche pubbliche per i vantaggi personali, ma per farsi carico dell’altro, ciascuno secondo il suo compito e le sue possibilità, sarebbe una svolta importante per ogni comunità (anche dentro la Chiesa!). Farsi carico dell’altro, ricordando che prima o poi Qualcuno ci chiederà conto di ciò che abbiamo ricevuto e di come e per chi l’abbiamo usato. E ricordando anche che una società di corresponsabili già adesso non permetterebbe a nessuno di agire da Caino contro suo fratello Abele.
 
La conversione alla Condivisione ci permetterebbe di essere tutti più ricchi (cfr. Papa Francesco, La gioia del Vangelo, 206 e ss.), di aiutare gli svantaggiati, di fare giustizia avendo tutti le stesse possibilità, come si dovrebbe fare tra fratelli e tra concittadini. Coltivare e accrescere il bene comune dà sicurezza e fiducia alle famiglie, alla città, alla società. Pagare le tasse, partecipare alla vita politica, fare volontariato, sostenere le istituzioni e pretendere la loro correttezza, educare i giovani al senso di legalità, inventare nuove forme di aiuto mutuo tra cittadini e gruppi oltre a quello che può fare l’amministrazione pubblica’ sono solo esempi sui quali ci si può ritrovare in tanti.
 
Può essere un Natale diverso e un nuovo anno diverso! Ce lo auguriamo reciprocamente.  
 
 
+ Mons. Lorenzo Ghizzoni
Arcivescovo