Incontro IRC… Riflessioni

Incontro IRC… Riflessioni

Dal ‘RisVeglio Duemila’ N. 23/2011
 
Uno dei gruppi di riflessione che hanno seguito la relazione del professor Foschi ha raccolto tutti gli insegnanti di religione delle scuole medie (o secondarie di secondo grado come si dice oggi). Ciò che ha maggiormente coinvolto questo gruppo di discussione è stata certamente la problematica – da un lato squisitamente didattica, dall’altro ecclesiologica in riferimento alla persona dell’insegnante di religione – di quali contenuti affrontare coi ragazzi nell’unica ora settimanale della nostra disciplina, ma così carica di opportunità ed importanza, potremmo aggiungere.
Sta emergendo sempre più la consapevolezza di una nuova stagione culturale (non solo nella scuola) in cui il cristianesimo possa incontrare la mente e il cuore ‘dell’uomo dell’areopago’, attraverso la pratica del dialogo e la presentazione, senza sconti, del messaggio salvifico della fede cattolica. Questo è stato anche uno dei punti chiave dell’intervento del Foschi, che ha invitato a non perdere ‘il centro’, ovvero il significato ultimo e fondativo di ciò che l’insegnante di religione è chiamato a spiegare e testimoniare con la vita: Gesù Cristo. Questo messaggio è chiaro, ed ormai possiamo con esso dichiarare chiusa la stagione in cui si è (mal)interpretata l’ora di religione come occasione di riflessione solo sociologico-valoriale. Allo stesso tempo non possiamo nemmeno pensare di essere ai tempi del cattolicesimo come ‘coronamento dell’insegnamento scolastico’, come recitava la vetusta legislazione scolastica.
Come conciliare allora l’urgenza della presentazione dei contenuti del cattolicesimo in un contesto laico come la scuola, laddove un linguaggio kerigmatico e diretto non può trovare, a ragione, uno spazio, più consono magari all’approccio catechistico? La risposta squisitamente pedagogica che può dare un’insegnante di religione è la seguente e riassume diversi interventi fatti in occasione del gruppo di discussione sopramenzionato: il contenuto della religione incontra la domanda dei ragazzi se questa c’è, o, nella maggioranza dei casi, l’ora di religione educa alla domanda, la fa scoprire.
Da qui, da questo che potremmo definire il blocco antropologico, o detto in altri termini, l’esperienza della vita, si può partire per condurre i ragazzi al ‘Testo’, inteso come Sacra Scrittura o Magistero. Una frase importante del prof. Foschi è stata: ‘ogni disciplina descrive un settore della realtà; ebbene i ragazzi, se stimolati, ci appaiono così spesso interessati a realtàcome il dolore, il male ed il significato della vita. Questo non è niente altro che prezioso materiale grezzo per condurre alla comprensione e dalla comprensione alla speranza. Abbiamo un mirabile caso evangelico a cui questo discorso può ispirarsi e, se ben curato, in esso può legittimarsi: quello dei discepoli di Emmaus. Il Gesù nascosto che fa un tratto di strada con loro, poi li istruisce ad una comprensione ben più profonda rispetto a ciò che credevano di sapere (gli rispiega le Scritture). Poi, dalla comprensione passano all’emozione, qualcosa succede dentro di loro (l’ardore che provano alle sue parole) ed infine, lo riconoscono. Questa, dicevamo, è una pedagogia del nascondimento, dell’umile accompagnamento (sta loro a fianco) e dell’inserirsi prima nella mente del discente, per condurlo alla scoperta di verità liberanti.
Cristian Simoni
Insegnante I.R.C.
 
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