1° maggio: La Famiglia è un valore fondamentale per la società

1° maggio: La Famiglia è un valore fondamentale per la società
Dal ‘RisVeglio Duemila’ N. 17/2012
 
Martedì 1° maggio Sua Eccellenza Monsignor Giuseppe Verucchi, Arcivescovo di Ravenna-Cervia, ha celebrato in Duomo la Festa di San Giuseppe Lavoratore, con la rappresentanza delle Autorità cittadine, delle Associazioni categoria e con la partecipazione di tutti coloro che, credenti, hanno inteso riflettere sul senso cristiano del lavoro. Molto significativa è stata anche la presenza dei rappresentanti di cittadini immigrati extracomunitari.
L’ Arcivescovo ha parlato di S. Giuseppe e della famiglia di Nazareth. L’attenzione è stata indirizzata a scoprire, pragmaticamente, nella famiglia di Nazareth i valori utili ad impostare le basi della vita di oggi. Si è parlato di ‘fondamenta’, dal momento che la società attuale sta vivendo una crisi epocale, che va letta nello scardinamento della vita famigliare, economica e politica.
Dal contesto della vita di S. Giuseppe, l’interesse è stato diretto su ‘cinque’ punti di riflessione. Di fronte al dramma della peculiarità del concepimento di Gesù, S. Giuseppe dice ‘sì’ alla vita, perché la vita è un valore ‘per sé’, indipendentemente dalla nascita. La famiglia di Nazareth è ‘il’ modello di vita di famiglia, dove lo spazio vitale è dato dall’insieme di persone che la compongono: ciò è emblema per l’umanità che deve essere considerata come comunità di famiglie. Nella prassi di S. Giuseppe è esaltata la dignità della persona, sia buona che cattiva: in effetti Maria avrebbe dovuto essere ripudiata agli occhi della legge. La Famiglia di Nazareth è aperta al soprannaturale, dove ammettere la trascendenza significa arricchire la dignità personale, con la religiosità che fa parte della natura umana e che la cultura del relativismo, invano, tenta di cancellare dal substrato del cristianesimo. Il lavoro,  nella vita quotidiana della Casa di Nazareth, appare essere il connettivo fondamentale del tessuto famigliare: lavorano tutti e tre, Giuseppe, Maria e Gesù, in armonia e in amore reciproco.
Da questi accenni dell’Arcivescovo ce n’è abbastanza per capire che lo sforzo attuale ai nostri giorni non è quello di operare un  ‘piccolo restauro’ nella vita individuale e sociale, ma di costruire veramente ‘nuove fondamenta’. E questo vale anche per la nostra diocesi.
In fondo le parole di Mons. Verucchi sono sembrate voler proporsi come un richiamo a praticare la virtù cardinale della prudenza. Infatti è proprio il discernimento prudenziale, sorretto dalla retta coscienza, che, nell’ orientare la giustezza del vivere bene in ogni circostanza, guida la ragione nell’incarnare i principi morali. E ancora, le parole espresse sono sembrate voler essere il richiamo a ripensare l’etica come etica del carattere piuttosto che etica di nuove regole.
Nel saluto finale del Vicario Generale, D. Alberto Graziani, c’è stato un invito a cogliere nel messaggio della Giornata odierna quello slancio interiore di gratuita disponibilità, capace di proporsi di somma utilità per una pastorale del lavoro sempre più efficace.
Mirro Amoni – Collaboratore Pastorale Sociale del Lavoro Diocesana
 
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