Omelia del Venerdì Santo – 29 marzo: E’ per la sua Croce che siamo salvati!”

29-03-2013
Omelia del Venerdì Santo, Passione del Signore
Ravenna, 29 marzo 2013
 
E’ per la sua Croce che siamo salvati!
Quale mirabile cosa è mai il possedere la Croce! Chi la possiede, possiede un tesoro! (Sant’Andrea di Creta, Omelia X per l’Esaltazione della Croce: PG 97, 1020).
In questo giorno in cui la liturgia della Chiesa celebra la passione del Signore, il canto del servo di Jahvè e il racconto evangelico dell’uccisione di Gesù, ci hanno ricordato il grande mistero centrale della nostra fede: ‘Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché gli uomini siano salvati’ (cfr Gv 3,16), ‘abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza‘ (Gv 10,10).
Infatti ci ha detto il profeta che il Servo del Signore: ‘‘è stato trafitto per le nostre colpe.¿Il castigo che ci dà salvezza si è abbattuto su di lui;¿per le sue piaghe noi siamo stati guariti‘ (Is 52,13ss); e la lettera gli Ebrei che: ‘Pur essendo Figlio, imparò l’obbedienza da ciò che patì e, reso perfetto, divenne causa di salvezza eterna per tutti coloro che gli obbediscono‘ (Ebr 5,9).    Il Figlio di Dio s’è reso vulnerabile, prendendo la condizione di servo, obbedendo fino alla morte e alla morte di croce (cfr Fil 2,8).
E’ per la sua Croce che siamo salvati!     
Questo strumento di supplizio che il Venerdì Santo adoriamo con riconoscenza e timore, che baciamo con una stretta al cuore, pensando a quello che è successo all’uomo dei dolori, al Figlio di Dio fatto carne per noi, ‘ questo strumento pensato per una dolorosissima pena di morte, ha manifestato il giudizio di Dio sul mondo, e nello stesso tempo, è divenuto sorgente di vita, di perdono, di misericordia, segno di riconciliazione e di pace. ‘Per essere guariti dal peccato, guardiamo il Cristo crocifisso!’ diceva sant’Agostino (Tract. in Johan.,XII,11).
 Sollevando gli occhi verso il Crocifisso, adoriamo Colui che è venuto per prendere su di sé il peccato del mondo e donarci la vita eterna. E la Chiesa ci invita ad elevare con fierezza questa Croce dolorosa e gloriosa affinché il mondo possa vedere fin dove è arrivato l’amore del Crocifisso per gli uomini, per tutti gli uomini. Essa ci invita a rendere grazie a Dio, perché da un albero che aveva portato la morte, è scaturita nuovamente la vita. È su questo legno che Gesù ci rivela la sua maestà regale, ci rivela che Egli è innalzato per attirarci tutti a Lui. Sì, ‘Venite, adoriamolo!’.
La Croce è in qualche modo la sintesi della nostra fede, perché ci dice che, nel mondo, c’è un amore più forte della morte, più forte delle nostre debolezze e dei nostri peccati. La potenza della Carità è più forte del Maligno e della corruzione del peccato che si è diffusa nel mondo e ci minaccia. E’ questo il mistero dell’amore universale di Dio.
Essa è anche l’invito per i credenti e per tutti gli uomini di buona volontà, che soffrono nel cuore o nel corpo, ad alzare gli occhi verso Colui che conosce bene il patire, lo ha accettato volontariamente, lo ha subito da innocente, lo ha vissuto al nostro posto e lo ha offerto al Padre suo. Qui tutti possiamo trovare la sorgente la sorgente della salvezza.
Volgiamo i nostri sguardi verso il Cristo. Per accogliere nelle nostre vite questa Croce dolorosa e gloriosa, bisogna entrare in un cammino di fede e di conversione. È Lui che ci renderà liberi per amare come Egli ci ama e capaci di costruire un mondo riconciliato. Perché, su questa Croce, Gesù ha preso su di sé il peso di tutte le sofferenze e le ingiustizie della nostra umanità. Egli ha portato le umiliazioni e le discriminazioni, le torture subite in tante regioni del mondo da innumerevoli nostri fratelli e nostre sorelle per amore suo.  
Accogliamo la richiesta di Papa Francesco a tutti noi:
Vivere la Settimana Santa seguendo Gesù vuol dire imparare ad uscire da noi stessi per andare incontro agli altri, per andare verso le periferie dell’esistenza; muoverci noi per primi verso i nostri fratelli e le nostre sorelle, soprattutto quelli più lontani, quelli che sono dimenticati, quelli che hanno più bisogno di comprensione, di consolazione, di aiuto. C’è tanto bisogno di portare la presenza viva di Gesù misericordioso e ricco di amore!”
Accogliendo il Figlio di Dio fattosi servo e donatosi fino alla morte di croce, siamo immersi in una sorgente viva in cui la fede può ritrovare un vigore nuovo, in cui la Chiesa può fortificarsi per proclamare con sempre maggior audacia il mistero di Gesù Cristo, Figlio di Dio, unico salvatore di tutti gli uomini, che vive ed agisce nella sua Chiesa e nel mondo. La Chiesa è inviata dappertutto nelle periferie del mondo per proclamare quest’unico messaggio e invitare gli uomini ad accoglierlo mediante un’autentica conversione del cuore. Questa missione, che è stata affidata da Gesù ai suoi discepoli, riceve in questa celebrazione, un soffio nuovo.
Per l’intercessione di S Apollinare e di s. Guido Maria Conforti già nostri Vescovi, lo spirito missionario, che ha spinto tanti uomini e donne nel corso dei secoli a portare il segno della croce in tutti gli angoli della terra, sia ancora fonte della nostra fierezza e del nostro impegno! 
+ Lorenzo, Arcivescovo