Omelia della Veglia Pasquale – 30 marzo

15-04-2013
Omelia della Veglia Pasquale nella Notte Santa
Ravenna, 30 marzo 2013
 
Cari fratelli e sorelle!
Abbiamo ascoltato che: ‘Per mezzo del battesimo siamo stati sepolti insieme a Cristo nella morte affinché, come Cristo fu risuscitato dai morti per mezzo della gloria del Padre, così anche noi possiamo camminare in una vita nuova. ¿se siamo morti con Cristo, crediamo che anche vivremo con lui ‘Così anche voi consideratevi morti al peccato, ma viventi per Dio, in Cristo Gesù.‘ (Rom 6,3ss)
Il Battesimo è l’inizio della nostra risurrezione. È la venuta del Risorto in noi! Per questo celebriamo nella veglia pasquale il battesimo dei catecumeni: ricevere Battesimo, Cresima, Eucaristia è la Pasqua del cristiano. E il sacramento è inizio di vita nuova, perché il Signore presente cambia le nostre logiche, le nostre abitudini, i nostri rapporti.
Secondo il Vangelo di Giovanni, quando alcuni Greci chiesero di vederlo, Gesù risposte con la parabola del chicco di grano che, per portare molto frutto, deve passare attraverso la morte. Con ciò aveva predetto il proprio destino: attraverso la sua Croce, mediante il suo morire come il chicco di grano, sarebbe arrivato veramente a tutti i popoli, così che essi potessero vederlo e toccarlo nella fede. Con il suo morire e risorgere egli infatti è presente ieri, oggi ed in eterno; abbraccia tutti i tempi e tutti i luoghi.
Anzi, come il suo corpo risorto può passare attraverso le porte chiuse, egli può oltrepassare anche il muro dell’alterità che separa l’io dal tu. Paolo descrive il processo della sua conversione e del suo Battesimo con le parole: ‘Non vivo più io, ma Cristo vive in me’ (Gal 2, 20). Mediante la venuta del Risorto, il suo io chiuso si è aperto. Come ogni battezzato, vive in comunione con Gesù Cristo, nel grande io dei credenti che sono divenuti ‘uno in Cristo’, come egli dice in Galati (3, 28).
Carissimi, nel Battesimo il Signore risorto è entrato nella nostra vita per la porta del nostro cuore. Noi non siamo più uno accanto all’altro o uno contro l’altro. Il Risorto viene a noi e congiunge la sua vita con la nostra, tenendoci dentro al suo amore. Noi battezzati diventiamo un’unità, una cosa sola con Lui e una cosa sola tra di noi.
Noi battezzati e credenti non possiamo essere separati da continenti, culture, strutture sociali o anche distanze storiche. Anzi quando ci incontriamo, ci ri-conosciamo, avendo lo stesso Signore, la stessa fede, la stessa speranza, lo stesso amore, che ci edificano in un solo corpo. Siamo in comunione a causa della nostra identità più profonda: Cristo risorto in noi. Così la fede è una forza di pace e di riconciliazione nel mondo: è superata la lontananza, nel Signore siamo diventati vicini (cfr Ef 2, 13).
Questa intima natura del Battesimo come dono di una nuova identità viene rappresentata nel Sacramento mediante elementi sensibili. L’elemento fondamentale del Battesimo è l’acqua; accanto ad essa, la luce. Segni che, nella Liturgia della Veglia Pasquale, emergono con grande efficacia.
Gesù come un nuovo Mosè, ci conduce fuori dalle acque della morte. Gesù è per noi disceso nelle acque oscure della morte, ma in virtù del suo sangue ‘ ci dice la Lettera agli Ebrei ‘ è stato fatto tornare dalla morte: il suo amore si è unito a quello del Padre e così dalla profondità della morte Egli ha potuto salire alla vita. Ora eleva noi dalla morte alla vita vera. È ciò che avviene nel Battesimo: Egli ci tira su verso di sé, ci attira dentro la vera vita. Ci conduce attraverso il mare spesso così oscuro della storia, dentro le cui confusioni e pericoli rischiamo di sprofondare. Nel Battesimo ci prende come per mano, e ci attrae a sé.
Nel simbolo della luce e del fuoco vediamo Gesù Cristo che porta sulla terra la luce della verità e il fuoco dell’amore che trasforma l’uomo. Egli ha portato la luce della verità ed ora sappiamo chi è Dio, che cosa siamo noi e per che scopo esistiamo. Venir battezzati significa che il fuoco di questa luce viene calato nel nostro intimo. Per questo, nella Chiesa antica il Battesimo veniva chiamato anche il Sacramento dell’illuminazione: la luce di Dio entra in noi; così diventiamo noi stessi figli della luce.
Questa luce è insieme anche fuoco, forza dell’amore, da parte di Dio, una forza che non distrugge, ma vuole trasformare i nostri cuori, affinché noi diventiamo veramente uomini di Dio e affinché la sua pace diventi operante in questo mondo.
In questa ora ringraziamo il Signore, perché in virtù della forza della sua parola e dei santi Sacramenti Egli ci orienta nella direzione giusta e attrae verso di sé il nostro cuore. E lo preghiamo così:
Sì, Signore, fa che diventiamo persone pasquali, uomini e donne della luce, ricolmi del fuoco del tuo amore. Amen.
+ Lorenzo, Arcivescovo