Un percorso alla scoperta del Patrono all’interno delle Collezioni del Museo Arcivescovile – 1

Un percorso alla scoperta del Patrono all’interno delle Collezioni del Museo Arcivescovile /1
 
Dal ‘RisVeglio Duemila’  N. 28/2013
     
Conosciamo Sant’Apollinare vescovo e martire/1
 
All’interno del Museo Arcivescovile di Ravenna sono esposte alcune opere che raffigurano il Santo Patrono Apollinare. Si propone, in occasione della sua festa, un breve percorso alla scoperta della sua figura e del culto che la chiesa ravennate, da sempre, gli ha tributato.
 
Gli antichi mosaici dell’Ursiana: il discepolo di Sant’Apollinare
Nell’anno 1112 si concludeva a Ravenna il cantiere per il mosaico absidale della basilica Ursiana commissionato dall’Arcivescovo Geremia (1110-1118). Un’iscrizione musiva, posta alla base del grande catino absidale, datava l’opera: Hoc opus est factum post partum Virginis actum anno milleno centeno post duodeno, Questa opera fu fatta nel millecentododicesimo anno dopo il parto della Vergine. 
Quando nel 1734 iniziarono i lavori della nuova basilica cattedrale che sostituì l’Ursiana, l’Arcivescovo Maffeo Niccolò Farsetti, incaricando dei lavori l’architetto riminese Gianfrancesco Buonamici, si raccomandò che l’abside venisse salvata, ma l’Amadesi racconta  di come: «cominciatosi appena l’atterramento de vecchi muri, che di qua e di là la tribuna appoggiando sostenevano, diè subito questa segno di rovina; onde poiché lo stesso mosaico cadevane a pezzi, fu forza sacrificarlo all’invitabile necessità. Ma prima con squisita, e minuta esattezza delineò il Cavalier Buonamici tutto quanto il mosaico, niuna cosa tralasciandone, benché minima». Questo disegno fu riprodotto in incisione nell’opera Metropolitana di Ravenna che presentava i lavori della nuova Cattedrale, il Museo Arcivescovile ed il Mausoleo di Teoderico.
Di questo mosaico restano solo sei lacerti musivi, custoditi all’interno delle collezioni del Museo Arcivescovile di Ravenna: l’immagine della Vergine Orante, quattro busti di Santi e uno raffigurante un uomo barbato che è stato identificato con un discepolo di Sant’Apollinare.
 
Il catino absidale presentava alla devozione e all’ammirazione dei fedeli vari temi strettamente legati alla fede e alla storia della chiesa ravennate. Il tema dominante di tutto il ciclo musivo era la Resurrezione di Cristo, titolo che, fin dalla sua fondazione, era legato alla Basilica Ursiana. Al centro dell’abside era rappresentata la discesa agli inferi, mente ai lati si trovavano le immagini legate al ciclo pasquale: le mirofore alle quali l’angelo annuncia la resurrezione (Mt 28,1-8), i soldati a guardia della tomba (Mt 27, 62-66), i discepoli Pietro e Giovanni al sepolcro (Gv 20, 1-10). Nell’arco absidale, in continuità con il tema della resurrezione, era l’Ascensione al cielo (Lc 24, 50-53). Questo tema principale era affiancato da un altro più propriamente ravennate incentrato sulla vita di Sant’Apollinare, i miracoli da lui compiuti, la sua morte e i primi successori del protovescovo sulla sede episcopale ravennate. Nel registro inferiore dell’abside era raffigurato il vescovo Apollinare, nella posa dell’orante – un evidente richiamo al mosaico classense – posto al centro dei primi undici vescovi di Ravenna, chiamati vescovi colombini secondo la leggenda che li voleva scelti alla sede episcopale ravennate direttamente da una colomba che, al momento dell’elezione, si andava a posare sul loro capo.
 
Ad essi erano associati altri santi importanti della chiesa locale: il martire Vitale con i vescovi Massimiano, Orso, Pietro, Giovanni Angelopte, Pietro ravennate, il quale va identificato, considerando il libro che regge in mano, con Pietro Crisologo autore di numerosi sermoni. Il registro mediano, che comprendeva le cinque finestre absidali, presentava, oltre ad altre scene della vita di Apollinare, l’immagine della Vergine orante con i santi Giovanni Battista, San Barbaziano e il protomartire Ursicino (per quanto concerne i frammenti musivi interpretati come San Barbaziano e Sant’Ursicino gli ultimi studi in merito di Paola Novara e Giovanni Gardini hanno formulato nuove ipotesi attributive).
Come si accennava il mosaico presentava alcuni episodi della vita di Sant’Apollinare, tutti strettamente legati al testo agiografico della Passio Sancti Apollinaris (la traduzione dei brani della Passio citati è a cura di M. Pierpaoli).
 
La prima scena, rappresentava Sant’Apollinare inviato a Ravenna da San Pietro. Leggiamo nella Passio: «Nei giorni dell’imperatore Claudio venne nella città di Roma da Antiochia il beato Pietro e con lui vennero a Roma molti cristiani che lo assistevano (‘).Dopo molto tempo il beato Pietro disse al suo discepolo Apollinare: ‘Tu che siedi con noi, ecco che sei istruito su tutto quello che ha fatto Gesù. Alzati e ricevi lo Spirito Santo e nello stesso tempo il pontificato, e recati nella città che si chiama Ravenna. C’è la un popolo numeroso. Predica a essi il nome di Gesù e non aver paura. Infatti tu sai bene chi sia veramente il Figlio di Dio che restituì la vita ai morti e porse la medicina agli ammalati’. E dopo molte parole il beato apostolo Pietro, pronunciando una preghiera e ponendo la mano sul suo capo, disse: ‘Il Signore nostro Gesù Cristo mandi il suo angelo che prepari la tua strada e ti conceda quanto avrai chiesto’. E baciandolo lo congedò» (Passio Sancti Apollinaris, paragrafo 2).
 
La seconda scena, posta sulla destra dell’abside, è stata interpretata in vari modi: l’incontro di Sant’Apollinare con Ireneo o con Bonifacio o con il tribuno di Classe, oppure genericamente l’arrivo del protovescovo a Ravenna. Se questa scena resta passibile di più ipotesi, e certamente necessita di maggiori studi, la Passio ci presenta, come primo incontro ravennate del Santo, quello con Ireneo: «Arrivato non lontano dalla città di Ravenna, il beato Apollinare si fermò presso un certo soldato asiatico chiamato Ireneo. Mentre gli spiegava da dove fosse venuto o che cosa intendesse fare, quel soldato gli disse: ‘Ospite, mio figlio è rimasto cieco, ma se in te c’è una qualche virtù di predicazione, usa una medicina perché egli veda e segua Dio credendo in Lui. Subito il beato Apollinare ordinò che quel ragazzo fosse condotto da lui e davanti agli occhi di tutti i presenti, null’altro facendo che il segno di croce sopra gli occhi del cieco, disse: ‘Dio che non da qualche parte, ma dappertutto sei, introduci in questa città la conoscenza del Figlio tuo, il Signore nostro Gesù Cristo, non soltanto per illuminare questi occhi del corpo, ma anche per aprire gli occhi interiori del popolo che abita in questo luogo, in modo che, riconoscendo essi subito che il tuo Figlio Gesù Cristo è il loro Dio, a me sia concesso un luogo per la predicazione con grande risultato’. Pronunciate queste parole, il cieco riebbe la vista buttandosi ai piedi del beato Apollinare ed egli con i suoi genitori, credendo in Cristo, fu battezzato in un fiume non distante dalla città di Ravenna’ (Passio Sancti Apollinaris, paragrafo 3).
 
Altri due pannelli, situati sotto al catino absidale, presentavano altri episodi della vita del Santo. Il primo di questi rappresentava Sant’Apollinare, insieme ai suoi primi discepoli Aderito e Calocero ‘ i quali saranno suoi successori sulla cattedra episcopale ravennate ‘ mentre risuscita la figlia di Rufo (o Ruffo). Anche in questo caso è il testo della Passio ad illuminare l’intera vicenda: ‘In quel tempo aveva il comando di Ravenna il patrizio Ruffo, ex-console, la cui unica figlia era ammalata. Gli fu riferito il nome del sacerdote Apollinare, che egli ordinò subito di condurre a casa sua perché visitasse la figlia. Ma appena quello fu entrato in casa con i suoi chierici, immediatamente la ragazza morì. Il santo Apollinare sentì i lamenti e venne a sapere che era morta. Scendendo, il patrizio Ruffo lo rimproverava fra le lacrime dicendo: ‘Oh se tu non fossi entrato in casa mia! Infatti i grandi Dei si sono indignati e non hanno voluto salvare mia figlia. E tu in nome di chi potrai salvarla?’. E tutti i presenti piangevano con lui. Il beato Apollinare gli disse: ‘Abbi fiducia, patrizio, e giurami per la salute dell’imperatore che permetti alla fanciulla di seguire il suo salvatore, e tosto conoscerai la virtù del nostro Signore Gesù Cristo’. Il patrizio Ruffo rispose: ‘So che la bambina è morta e non vive: tuttavia se vedrò lei stare in piedi e parlare, loderò la virtù del tuo Dio e non impedirò alla fanciulla di seguire il suo salvatore’. Allora, mentre tutta la moltitudine piangeva, egli, avendo fiducia in Gesù, si avvicinò alla fanciulla e la toccò dicendo: ‘Signore Gesù Cristo, Dio mio, che al tuo apostolo Pietro, mio maestro, hai dato il modo di ottenere da Te quanto desidera, risuscita questa fanciulla perché è tua creatura e perché non esiste altro Dio oltre a Te’. E volgendo lo sguardo alla fanciulla disse: ‘Perché giaci? Alzati e confessa il Salvatore’. Ella subito si alzò e parlava e diceva: ‘Grande è il Dio che Apollinare, suo servo, proclama e non c’è alcun altro oltre a lui. E in quel momento si ebbe grande gioia tra i cristiani, perché fu magnificato il nome del Signore Gesù Cristo. La ragazza fu battezzata con la madre e la famiglia e così pure 324 persone dei due sessi. Ma anche molti altri fra i pagani credettero in Cristo. Il patrizio Ruffo, che temeva l’imperatore, amava di nascosto il beato Apollinare e lo serviva. Sua figlia poi fu consacrata a Cristo e rimase vergine’ (Passio Sancti Apollinaris, paragrafi 14-15).
 
L’ultima scena era articolata in due momenti consecutivi della vita del Santo: le percosse che portarono alla sua morte e la sepoltura. Leggiamo nella Passio: ‘[Apollinare] fu preso [dai pagani] non lontano dalla porta e fu colpito finchè fu lasciato creduto morto. Poi, prima che sorgesse il giorno, fu raccolto dai suoi discepoli e condotto nel quartiere dove stavano i lebbrosi. E li, giacendo fra i cristiani, sopravvisse sette giorni, esortando la sua chiesa a non allontanarsi dalla fede in Cristo, annunziando a essi che molte erano le persecuzioni per il nome di Gesù Cristo, ma assicurando che dopo moltissime tempeste anche i governanti si sarebbero uniti alla fede in Cristo, che tutti i nomi dei demoni si sarebbero vanificati e che liberamente in tutto il mondo si sarebbero presentate offerte dai cristiani al Dio vivo. Se uno rimarrà perseverante nella fede in Cristo, vivrà di vera vita e non morrà. Terminati questi e molti altri discorsi, morì il beatissimo Apollinare, martire e vescovo, e fu sepolto fuori delle mura di Classe dai suoi discepoli in un’arca di sasso. Quest’arca fu posta sotto terra per timore dei pagani’ (Passio Sancti Apollinaris, paragrafi 34-35).
Quest’ultima scena riveste una particolare importanza in merito al frammento musivo conservato all’interno del Museo Arcivescovile tratto proprio da quest’ultimo episodio: esso presenta il discepolo di Sant’Apollinare intento a sigillare la tomba del Santo.
 
(continua nel prossimo numero)
 
Conferenza alla Classense
Si svolgerà nel chiostro della Biblioteca Classense (via Baccarini 3) venerdì 19 luglio alle 20.30 la conferenza del Prof. Giovanni Gardini dal titolo ‘Sant’Apollinare: la vita e l’iconografia’:
 
Visite guidate
Sabato 20, domenica 21 e martedì 23 luglio il Museo Arcivescovile (piazza Arcivescovado 1) propone dalle 19 una visita guidata alla collezione iconografica su Sant’Apollinare, così come, negli stessi giorni e alla stessa ora, il Mar (via di Roma 13). Visita e ingresso gratuiti in entrambi i casi. Per tutti e due gli appuntamenti prenotazione obbligatoria allo 0544.35755, massimo 25 partecipanti. 
 
 
Giovanni Gardini
Consulente diocesano per i Beni Culturali
giovannigardini.ravenna@gmail.com
 
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