La conoscenza e la virtù

La conoscenza e la virtù

Dal ‘RisVeglio Duemila’ N. 6/2011
 
 
Fatti non foste a viver come bruti ma per seguir virtute e canoscenza…‘.
Il famoso monito che Dante fa pronunciare ad Ulisse nel XXVI canto dell’Inferno, introduce la tematica proposta dal Cineforum organizzato dall’Associazione Scienza e Vita e iniziato sabato 5 febbraio con la proiezione del film ‘Extreme measures’ (Soluzioni estreme), presso il Cinema Corso di Ravenna.
Il Sommo Poeta già allora esortava i suoi contemporanei a cercare nuove vie aperte alla conoscenza che eleva l’umanità e può renderla migliore, ma da uomo del suo tempo poneva i limiti ben precisi della ‘virtute’, cioè delle leggi divine che mai si potevano infrangere in modo superbo e fraudolento, come invece fecero Ulisse e i suoi compagni.
Gli uomini di oggi hanno superato abbondantemente molti confini, inimmaginabili fino a poco tempo fa, modificando e migliorando le condizioni di vita dell’uomo, alleviando molte sofferenze e debellando malattie che nel passato mietevano milioni di vittime. Ma se la ‘canoscenza’ ha raggiunto tali risultati, che ne è della ‘virtute’?
Il film thriller di M. Apted, ha cercato una risposta a questo interrogativo proponendo la vicenda di un giovane medico dalla brillante carriera, improvvisamente coinvolto in un folle progetto scientifico di selezione di esseri umani, utilizzati come cavie per sperimentare farmaci destinati a debellare varie forme di disabilità neurologica. Il fine giustifica i mezzi: la vita inutile di sconosciuti, invisibili senzatetto, di cui nessuno reclamerà mai il cadavere, sacrificata sull’altare della scienza per ridare a tante persone malate una nuova qualità di vita. Ma il giovane dottore non ci sta e comincia ad indagare, scatenando le reazioni omicide delle persone coinvolte nel progetto perché parenti di persone disabili. Tra colpi di scena e sparatorie, la domanda a cui il protagonista cerca di dare risposta, pur tra contraddizioni umanissime e comprensibili, è sempre la stessa: qual è il confine tra una scienza eticamente a servizio dell’uomo e una ricerca senza parametri morali, dove tutto è lecito perché tecnicamente possibile?
E qual è il ruolo del medico, dello scienziato e del ricercatore? Il film afferma che l’unica via d’uscita è quella di non abbandonare mai la passione per l’uomo nella sua integrità di persona, soprattutto se malata e sofferente. Ma non è una risposta scontata, come l’esigenza del lieto fine imporrebbe. In realtà oggi assistiamo a una agguerrita offensiva contro ogni presa di posizione etica alla ricerca scientifica senza divieti, mentre si diffonde, senza incontrare resistenza nemmeno tra i credenti, una ideologia che giustifica la selezione eugenetica e l’estrema soluzione eutanasica.
E purtroppo non è un film. Su questo tema è urgente e non più procrastinabile, da parte di tutti i cattolici, un soprassalto di consapevolezza e di impegno.
Marianella Marni