Ordinazione presbiterale di Davide Riminucci e inizio del Cammino Sinodale – 16 ottobre 2021

16-10-2021

Carissimi fratelli e sorelle in Cristo della Chiesa di Ravenna Cervia,

questa sera, già entrati nella celebrazione della domenica abbiamo voluto valorizzare la partenza ufficiale del Cammino Sinodale nostro e delle Chiese che sono in Italia e in tutto il mondo, con una ordinazione presbiterale. Evento anche questo eccezionale e preziosissimo per la nostra Chiesa diocesana. E ringraziamo don Davide che a 44 anni, con un percorso lungo e non facile, ha accolto una chiamata esigente e costosa, nel celibato per il regno dei cieli, ma ricca di doni e di possibilità di servire tutti i fratelli, la Chiesa, il Signore, i giovani, come aveva già iniziato a fare da laico nell’oratorio salesiano, da diacono a Portomaggiore e che ora farà come consacrato per l’Ordinazione presbiterale. Diventare prete il giorno in cui inizia il Sinodo non sarà per te, caro don Davide, solo una coincidenza, ma lascerà, spero, una impronta spirituale e affettiva sul tuo ministero futuro, e spero che tu possa diventare un prete e un uomo di comunione, un ministro capace di suscitare condivisione e partecipazione dei fedeli e delle persone ai margini, un missionario sulla nostra terra romagnola e ferrarese. In concreto don Davide continuerà ad essere impegnato nel servizio alla pastorale giovanile e vocazionale diocesana e nella parrocchia di Portomaggiore come vicario parrocchiale, e proprio qui il suo tirocinio dovrà arricchirsi di queste caratteristiche.

Iniziamo il cammino sinodale

Anche per tutti noi questa coincidenza, voluta, non deve essere trascurata. Nella lettura dei segni operati dallo Spirito nella storia della Chiesa di Ravenna Cervia, come ci chiederà il cammino sinodale, le vocazioni di speciale consacrazione sono certamente uno di quei punti che dovremo valorizzare e sui quali dovremo interrogarci. Come? Ringrazieremo per gli “operai” che ci sono e invocheremo dal “Padrone della messe” altri operai, ma impegnandoci a rivedere seriamente i cammini educativi, spirituale e caritativi che proponiamo agli adolescenti, ai giovani e alle ragazze, nelle nostre comunità cristiane e nelle nostre famiglie. Per questo dono delle vocazioni, come per tutti gli altri problemi pastorali da affrontare, dovremo pregare, ascoltare cosa ci suggerisce la Parola di Dio, cosa ci indica il magistero della Chiesa, cosa possiamo proporre dal confronto e dal dialogo tra noi, dal racconto delle nostre esperienze di vita, in questo caso “vocazionali”, e cosa stiamo facendo per accompagnare i giovani nel discernimento e nelle decisioni.

È questo un esempio, in brevissima sintesi, di come saremo chiamati a lavorare insieme su tutti i temi della vita cristiana ed ecclesiale, per camminare insieme, crescendo nella comunione tra noi, partecipando alle tappe di questo cammino che si preannuncia non breve e non formale, ma coinvolgente, e infine assumendo quelle decisioni pastorali e comunitarie che la Chiesa universale o i Vescovi italiani prenderanno per farci aprire a uno stile più missionario, più coinvolgente, più testimoniale.

La celebrazione di un Sinodo è un passaggio solo in parte nuovo, perché dei Sinodi e dei Concili ce ne sono stati tanti nella storia della Chiesa, per affrontare e approfondire problemi e orientamenti dottrinali o disciplinari o liturgici e canonici: dal “concilio di Gerusalemme” (Atti 15), sempre esemplare per la Chiesa, che affrontò la prima divisione nella comunità cristiana apostolica, o dal primo concilio ecumenico di Nicea (325) fino al Concilio Vaticano II e ai nostri Sinodi locali, tra i quali anche quelli celebrati a Ravenna dal medioevo e fino all’ultimo del 1995-98.

Missionarietà

La novità principale è che questo Sinodo non si celebrerà solo a Roma e solo con i Vescovi delegati di tutto il mondo, ma ci sarà una prima fase di ascolto e confronto nelle chiese locali, aperta il più possibile a tutti, non solo ai fedeli praticanti, ma anche a tutti gli altri battezzati e anche ai non cristiani. Un’apertura che ci chiede un bell’impegno, soprattutto su un territorio come il nostro dove i confini tra i credenti e i non credenti spesso sono molto marcati.

Eppure, questa è la sfida della evangelizzazione e della nuova missionarietà che ci sarà chiesta sempre più nei prossimi anni. La affrontiamo con ottimismo perché confidiamo soprattutto nella forza dello Spirto Santo, che resta in ogni momento della storia il primo protagonista della Missione della Chiesa, e ci fidiamo della vitalità della Parola di Dio, che cresce e si diffonde con una forza propria che ha del miracoloso, come ci testimoniano gli Atti degli Apostoli (12,24: “Intanto la parola di Dio cresceva e si diffondeva”).

Comunione

Noi e le nostre comunità, con tutte le vocazioni laicali, ministeriali e consacrate impegnate in prima persona, siamo tutti chiamati come gli apostoli a camminare insieme, dietro a Cristo Signore. Siamo chiamati prima di tutto a convertirci e mettere la comunione sopra a tutto, a superare quindi conflitti di potere, invidie, pregiudizi, rivalità, campanilismi, risentimenti, in una comunione sofferta, ma vera perché frutto di perdono e riconciliazione, dialogo e ricuciture, pagata a caro prezzo. Come nella prima comunità cristiana siamo chiamati a diventare con-cordi e un-animi nella preghiera: a stare davanti al Signore, soprattutto nell’eucaristia, con un cuor solo e con un’anima sola. L’inizio del cammino della Chiesa fu così: “Tutti questi (gli apostoli) erano perseveranti e concordi nella preghiera, insieme ad alcune donne e a Maria, la madre di Gesù, e ai fratelli di lui.” (At 1,14). Su di loro, prima comunità cristiana, scese il Fuoco della Pentecoste e si aprirono le porte della grande missione che è arrivata fino a noi!

La forza del Battesimo, della Cresima, della Riconciliazione, dell’Eucaristia unita alla forza della Parola di Dio, può generare questo miracolo dell’unità, ma solo se sarà accompagnato anche l’esercizio della carità reciproca e del perdonarci di cuore tra fratelli e sorelle.

La nostra comunione è stata, come sappiamo, l’ultima preghiera di Gesù prima di morire, al culmine dell’ultima cena, dopo aver lavato i piedi di tutti, anche di Pietro e di Giuda. E il Risorto continua anche oggi a pregare per l’unità della sua Chiesa, come per le pecore che non sono del suo ovile. “E ho altre pecore che non sono di quest’ovile; anche queste io devo condurre; ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge e un solo pastore.” (Gv 10,16) E prega: Non prego solo per questi, ma anche per quelli che per la loro parola crederanno in me; perché tutti siano una sola cosa. Come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch’essi in noi una cosa sola, perché il mondo creda che tu mi hai mandato” (Gv 17, 20s).

Abbiamo ancora da imparare molto dal nostro Maestro.

Partecipazione

Ma il Sinodo della Chiesa universale che si apre oggi per noi e si chiuderà nel 2023 a Roma, e il Cammino sinodale delle nostre chiese italiane, che invece continuerà anche dopo e si concluderà nell’anno santo 2025, con una assemblea nazionale e una serie di decisioni che incideranno sulla nostra vita ecclesiale, sono anche cammini di partecipazione che comporteranno una serie di incontri, di assemblee particolari, di momenti di preghiera e ascolto della Parola di Dio, di verifica della vita delle nostre realtà ecclesiali.

Saremo chiamati a costituire dei gruppi sinodali, che in parte assorbiranno gli organismi di partecipazione già esistenti, in parte saranno da rinnovare e allargare anche a persone diverse ed esterne. Secondo le indicazioni della Conferenza episcopale italiana abbiamo a disposizione questo mese fino alla fine dell’anno liturgico la festa di Cristo Re, per la sensibilizzazione e la riflessione sul Documento preparatorio, sulla Lettera inviata ai presbiteri, ai consacrati, ai laici, che abbiamo già dato ai ministri ordinati nei giorni scorsi, e sulla Lettera agli uomini e donne di buona volontà, che consegneremo simbolicamente stasera alla fine della Eucaristia ai membri del Consiglio Pastorale Diocesano appena rinnovato. Dovremo diffondere e riflettere sui testi proposti.

I primi compiti che ci saranno chiesti – oltre alla preghiera per questo evento che ci farà fare l’esperienza di un “Concilio diffuso” o “decentrato” – saranno i lavori di piccoli “gruppi sinodali” parrocchiali o interparrocchiali, o di zona, o anche composti dai gruppi giovanili o dai gruppi sposi, dai movimenti, dalle associazioni, da categorie di fedeli… su alcuni temi che la Chiesa universale propone a tutti e i cui testi sono già noti (i dieci ambiti tematici).

Bisognerà programmare nei prossimi mesi, per esempio, da tre a cinque incontri dei gruppi sinodali così costituiti, fino a marzo prossimo perché nell’aprile (2022) dovremo raccogliere i contributi dei gruppi in diocesi. I tempi sono abbastanza stretti, sia per la sensibilizzazione che per gli incontri. Suggerisco anche che si preghi ogni domenica con la preghiera del Sinodo o si facciano veglie di preghiera, adorazioni, lectio divine, magari con il nostro Sussidio diocesano sugli Atti degli apostoli.

Una prima tappa andrà dunque da stasera all’aprile 2022. Nella fase successiva, quella continentale (settembre 2022 – marzo 2023), si rifletterà sul testo del primo Instrumentum laboris. L’ultima fase del cammino sinodale sarà quella della Chiesa universale con la celebrazione della XVI Assemblea Generale del Sinodo dei Vescovi, nell’ottobre del 2023.

Ma le nostre chiese particolari italiane continueranno dopo la prima tappa a confrontarsi anche su altre tematiche che verranno proposte dalla CEI, dopo le due assemblee del novembre prossimo e del maggio ‘22 dedicate al cammino sinodale italiano, però sempre con lo stesso metodo, cioè coi gruppi sinodali, che continueranno la loro funzione fino al 2025.

Anche a livello diocesano oltre al compito di animazione e promozione del Consiglio pastorale Diocesano definiremo una piccola equipe di uomini e donne che dovrà raccogliere i contributi dei singoli gruppi sintetizzarli e consegnarli alla equipe regionale o nazionale. Ci saranno date indicazioni pratiche su questo.

Sinodo come opportunità: la grazia e la gioia che ci aspettiamo

Papa Francesco ci esorta a vivere questa occasione di incontro e riflessione come un tempo di grazia che, nella gioia del Vangelo, ci permetta di cogliere almeno tre opportunità.

La prima è quella di incamminarci verso una Chiesa sinodale: un luogo aperto, dove tutti si sentano a casa e possano partecipare.

Il Sinodo, dice poi il Papa, ci offre l’opportunità di diventare una Chiesa dell’ascolto. Abbiamo l’occasione di prenderci una pausa dai nostri ritmi, di arrestare le nostre ansie pastorali per fermarci ad ascoltare. Ascoltare lo Spirito nell’adorazione e nella preghiera. (Quanto ci manca oggi la preghiera di adorazione!) Ascoltare i fratelli e le sorelle sulle speranze e le crisi della fede, sulle urgenze di rinnovamento della vita pastorale, sui segnali che provengono dalle realtà locali.

Una terza opportunità è quella di diventare una Chiesa della vicinanza. Lo stile di Dio, sottolinea il Papa, è vicinanza, compassione e tenerezza. Non solo a parole, ma con la presenza, così che si stabiliscano maggiori legami di amicizia con la società e il mondo: una Chiesa che non si separa dalla vita, ma si fa carico delle fragilità e delle povertà del nostro tempo, curando le ferite e risanando i cuori affranti con il balsamo di Dio.

Vieni Spirito Santo

Non bisogna fare un’altra Chiesa – dice Papa Francesco  ma una Chiesa diversa: una Chiesa “aperta alla novità che Dio le vuole suggerire”. Per questo chiede che questo sia un tempo abitato dallo Spirito: Perché dello Spirito abbiamo bisogno, del respiro sempre nuovo di Dio, che libera da ogni chiusura, rianima ciò che è morto, scioglie le catene, diffonde la gioia. Lo Spirito Santo è Colui che ci guida dove Dio vuole e non dove ci porterebbero le nostre idee e i nostri gusti personali.

Lo preghiamo perciò con le parole del nostro Papa:

“Vieni, Spirito Santo.

Tu che susciti lingue nuove e metti sulle labbra parole di vita, preservaci dal diventare una Chiesa da museo, bella ma muta, con tanto passato e poco avvenire.

Vieni tra noi, perché nell’esperienza sinodale non ci lasciamo sopraffare dal disincanto, non annacquiamo la profezia, non finiamo per ridurre tutto a discussioni sterili.

Vieni, Spirito Santo d’amore, apri i nostri cuori all’ascolto.

Vieni, Spirito di santità, rinnova il santo Popolo fedele di Dio.

Vieni, Spirito creatore, fai nuova la faccia della terra”. 

Amen.

+Lorenzo, Arcivescovo