Abbiamo appena ascoltato il versetto dell’Alleluia proprio della Messa del Cuore immacolato di Maria che recitava: Beata la Vergine Maria: custodiva la parola di Dio, meditandola nel suo cuore. (cfr. Lc 2,19)
Ho tenuto volutamente le letture di questa memoria perché l’atteggiamento di Maria, qui lodato dall’evangelista Luca, mi sembra molto adatto a descrivere la vita e la spiritualità di don Giuliano. Un prete che soprattutto da Parroco, ha costruito le sue relazioni pastorali e il suo servizio alla comunità di S. Agata, sulla meditazione e l’insegnamento della Parola di Dio. Non una conoscenza solo teologica e intellettuale, si era laureato all’Angelicum dei domenicani in S. Scrittura, ma frutto della sua esperienza, della sua vita.
Anche la frase del Vangelo in cui Luca descrive cosa stava facendo Gesù quando i genitori lo trovano dopo la sua scomparsa, vuole mostrarci di cosa si nutriva lo stesso Signore: “Dopo tre giorni lo trovarono nel tempio, seduto in mezzo ai maestri, mentre li ascoltava e li interrogava. E tutti quelli che l’udivano erano pieni di stupore per la sua intelligenza e le sue risposte”. La formazione di Gesù avvenne infatti sia in famiglia, sia nella sinagoga di Nazaret che nella frequentazione dei maestri del suo tempo. Ma soprattutto dall’ascolto della Parola, interiorizzata e vissuta nella fede e nella comunione col Padre suo, nella preghiera. In questo l’evangelista ci presenta anche il modello autentico del discepolo e dell’apostolo, del ministro della Parola. Credo che questo sia stato anche il modello di prete che don Giuliano cercava di realizzare: notevole è stato il suo ministero della Parola, con le omelie, le catechesi, gli incontri di formazione per i laici e le associazioni, pur in mezzo a tante attività e impegni molto pratici e anche materiali.
Qualche nota biografica
Don Giuliano come sappiamo è deceduto nella struttura di S. Romualdo, giovedì mattina (26 giugno 2025), dopo una lunghissima sofferenza dovuta all’ictus che lo aveva colpito tre anni fa e lasciato inabile e semiparalizzato, ma ancora vigile, almeno nei primi tempi. Si era aggravato e risollevato più volte, sempre assistito dai parenti stretti come Alessandro e la moglie, e dai fratelli.
Era nato a Ravenna il 4 marzo 1943. La sua vocazione, cresciuta all’interno dell’Istituto Mons. Giulio Morelli, dove era stato ospite, si completò sotto la guida di Mons. Renato Casadio, rettore del Seminario di Ravenna e formatore di giovani. Fu ordinato sacerdote il 9 aprile 1967 da mons. Baldassarri.
È stato uno dei primi cappellani del villaggio Anic (da giugno ‘67 ad agosto ‘69), poi divenne vicario parrocchiale a San Rocco fino al luglio 1972. Per anni ha lavorato in curia, in particolare, come direttore dell’Ufficio amministrativo dal 1972 al 1990. Economo spirituale di S. Vitale dal ‘72 al ‘74. Direttore dell’Opera di religione dal 1980 al ‘95. Economo diocesano dal giugno ‘90 al dicembre ‘95. Ma nel frattempo era divenuto Parroco di Sant’Agata maggiore dal novembre 1982, e lo rimase fino ai giorni della sua malattia nel 2022. Era stato anche amministratore parrocchiale di S. Giovanni evangelista dal 2018.
Tra gli incarichi diocesani, oltre a quelli amministrativi di grande responsabilità, era diventato canonico della cattedrale dal 1999 prima onorario poi effettivo; difensore del vincolo dal 2009 nei processi canonici; assistente spirituale dei maestri cattolici (AIMC); assistente spirituale del Movimento apostolico ciechi (MAC); Direttore dell’Apostolato della preghiera e assistente spirituale del Centro italiano femminile (CIF). In diversi casi ha ricoperto anche temporaneamente la responsabilità di alcuni uffici pastorali, perché non rimanessero scoperti.
Ha coltivato l’insegnamento a scuola come docente di Religione in vari istituti, alle medie e alle superiori, in particolare alle magistrali. Ha curato il rapporto e la presenza educativa e spirituale nelle scuole Tavelli. In tanti lo ricordano anche come assistente degli obiettori di coscienza.
Parroco per quasi 40 anni, uomo delle relazioni, conosciutissimo in città, capace di un’empatia e giovialità che legava al suo ministero tante persone. Tanti lo hanno voluto ai matrimoni ai battesimi o ai funerali. Anche perché la sua predicazione era ricca di sacra Scrittura e di riflessioni spirituali, materie che aveva approfondito presso i Domenicani, come testimonia la sua ricchissima biblioteca, e molti lo cercavano per ascoltarlo e nutrirsi della sua preparazione. Uomo di cultura e ricco di tante conoscenze, attento all’arte e ai beni culturali ecclesiali, alla liturgia, con un gusto estetico notevole.
I tanti amici, soprattutto laici ravennati e qualche prete come don Giorgio Fornasari o don Alberto Brunelli, lo ricordano anche per il suo sorriso, la sua affabilità, la sua brillantezza, di cui sono testimone anche personalmente. Gli incontri con lui mi hanno permesso, grazie alla sua apertura senza ombre, di conoscerlo in profondità ma di conoscere anche molti aspetti della storia diocesana, anche meno noti, soprattutto del centro diocesi, dei cammini a volte assai originali dei presbiteri o delle scelte dei vescovi predecessori coi quali ha sempre collaborato strettamente.
Ora lo affidiamo alle mani del Signore misericordioso e lo ringraziamo per il bene che ha fatto passare attraverso l’azione e la parola di don Giuliano, suo servitore fedele, nella vita pastorale e nella lunghissima malattia, dove ha condiviso la croce del Signore Gesù a vantaggio di tutto il suo Corpo cioè della Chiesa. Gli sia concessa pace e gioia eterna.