Omelia nella festa della Madonna Greca – 19 aprile 2020

19-04-2020

La festa della Madonna Greca 2020

Introduzione alla Messa

Anche quest’anno, seppure in condizioni davvero straordinarie per le limitazioni legate alla diffusione della epidemia del coronavirus, celebriamo la festa della Madonna Greca nella prima domenica dopo Pasqua perché, secondo la leggenda, l’immagine della Vergine arrivò sul litorale di Porto Fuori, nei pressi di Ravenna, proprio la Domenica in Albis del 1100.

Quest’anno la celebrazione è a porte chiuse, con la sola presenza dei monaci paolini, del Prefetto dott. Enrico Caterino, del Sindaco Michele De Pascale e del Direttore dell’ospedale dott. Paolo Tarlazzi, che ringrazio personalmente e per i mondi che rappresentano, impegnati direttamente e con grandi responsabilità in questa lotta a tutto campo contro l’epidemia.  L’assenza dei fedeli e di altre autorità civili e militari, è giustificata dalle misure restrittive volute dal Governo e condivise dai Vescovi italiani, per prevenire la diffusione di un’epidemia aggressiva e per ora senza rimedi risolutivi.

OMELIA

L’intercessione della Madonna Greca per l’epidemia

In questi giorni abbiamo chiesto l’intercessione della Santa Madre di Dio, da noi venerata come Madonna Greca, patrona della città di Ravenna, della Archidiocesi e del vicariato del mare, per ottenere la forza e la sapienza che ci permettano di affrontare questo flagello. Abbiamo raccomandato e chiesto protezione per i malati, per gli anziani, per le persone più fragili; e per tutti coloro che sono in prima linea e più esposti al rischio: i medici, gli infermieri, la protezione civile, i volontari, gli operatori sociosanitari delle RSA, e i familiari di coloro che sono in quarantena. Lo faremo ancora con la Supplica tradizionale alla nostra Madonna Greca giovedì prossimo, rinnovando la richiesta di una protezione speciale come fecero solennemente il card. Giacomo Lercaro (1948) e dopo di lui il Card. Ildefonso Schuster (1952) nel secolo scorso, quando la diocesi fu consacrata a Maria.

Illuminati sul periodo che verrà

Oggi però vorrei anche chiedere a Maria di essere tutti illuminati circa il periodo che verrà. Abbiamo bisogno di strumenti di riflessione per capire alla luce della fede e della Parola di Dio, quanto stiamo vivendo. La chiave di lettura generale per noi cristiani è che stiamo partecipando concretamente al mistero della Pasqua che fa passare dalla morte alla vita, dalla sofferenza alla gioia, dall’oscurità alla luce. E questo ci dà speranza.

Quello presente può essere un tempo di purificazione, di richiamo alla sobrietà, all’essenzialità, alla semplicità dei nostri stili di vita, troppo sottomessi al consumismo, troppo orientati all’accumulo di beni e al culto dell’individuo: tutti idoli falsi.

Il tema della morte, per esempio, che era scomparso quasi completamente dalla nostra prospettiva sociale e culturale, dai discorsi quotidiani, è riapparso violentemente e ci scuote ogni giorno, con i numeri dei caduti sotto l’epidemia. La presenza della morte ci chiama a rivalutare tutti gli obiettivi, gli interessi, i bisogni che trascinano spesso la nostra libertà verso scelte superficiali, troppo emotive, di corto respiro.

Ma il ripensamento maggiore è sul valore della vita, di quella attuale e di quella futura. Tante religioni hanno avuto l’intuizione di un’esistenza ultraterrena, noi cristiani  abbiamo la speranza – elemento essenziale del nostro credo – di una vita eterna, dopo la risurrezione di questa nostra carne mortale, così fragile, debole, sempre a rischio.

E il ripensamento va fatto anche sul valore del tempo. Visto che la morte verrà, improvvisa e sempre in fondo inaspettata, come usiamo o sprechiamo il tempo? per chi lo spendiamo? con chi lo mettiamo a frutto per costruire, lavorare, amare, dare vita?

Intanto guardando al futuro immediato, sembra che sofferenze e crisi, nuove povertà e disagi sociali non scompariranno velocemente, ci saranno chieste ancora pazienza e resistenza, condivisione e prudenza nei rapporti con gli altri: dove troveremo la fonte che alimenterà queste virtù, oltre che nella fede nel Dio amico dell’uomo, quale è il Dio cristiano?

Occorrerà che le forze notevoli della solidarietà e della cura per le debolezze degli altri, della vicinanza e della consolazione, che abbiamo visto fiorire in questo periodo, continuino e siano sostenute. Per noi credenti c’è il dono della Carità, che è anche un compito, visto che è il comandamento centrale del Vangelo. Per chi non è credente c’è una ispirazione della coscienza che fa sorgere una volontà di bene, il rispetto della dignità di ciascuno e il desiderio di condividere la comune umanità.

Le nostre parrocchie, i sacerdoti, i volontari, le caritas sono stati un segno eloquente di questa prossimità, che ha assunto il volto concreto della carità che ha distribuito cibo, sussidi e sostegno morale. Molte realtà della nostra società civile e l’amministrazione pubblica stanno provvedendo con tanti tipi di aiuti. Lo sguardo al futuro però non può trascurare le conseguenze enormi che questa situazione sta recando alle famiglie, a quelle già in precarietà o al limite della sussistenza.

Adesso abbiamo davvero bisogno della ripresa delle attività lavorative, perché i pur necessari provvedimenti assistenziali non risolveranno la difficoltà economica generale. Ma non potremo sottomettere il valore della persona e della sua salute, al valore economico, occorrerà trovare un equilibrio anche se sarà difficile.

Una disgrazia, ma anche un’occasione di ripensamenti

È questa un’occasione importante anche per ripensare i rapporti sociali non come relazioni tra individui chiusi in sé, ma come relazioni dentro una comunità dove tutti riconoscono di aver bisogno degli altri e di aver dei talenti da mettere a disposizione degli altri.

È un’occasione per far uscire la politica dagli esibizionismi personali e ripensarla come azione di coloro vogliono la costruzione del bene comune sopra gli interessi degli singoli o della propria parte, la prevalenza dei diritti sociali su quelli individuali, la crescita della giustizia e della pace non solo per la propria nazione, ma per tutti i popoli.

È un’occasione per ribadire che non ci sono fasi della vita o situazioni in cui alcune categorie di persone perdono dei diritti e possono essere scartate. Anche il malato inguaribile o l’anziano inabile è un fratello che ha bisogno e diritto alle nostre cure. Il grandissimo sforzo e i notevoli risultati che, nonostante tutto, il personale sanitario ha compiuto e compie, sono un segno di grande civiltà, di una società che si cura delle persone, non le tratta come casi di ricerca o come numeri di una percentuale. Sono segno di una società e di un personale sanitario che pur con delle grosse difficoltà, ama la vita, la tutela e la vuole far crescere.

Credo che dovremo anche ripensare un modello di sviluppo che ha privilegiato nell’età moderna e contemporanea il profitto di pochi e a breve termine, che ha danneggiato l’ambiente e non ha rispettato le leggi della natura, quell’ecosistema che non può essere ferito senza che la società umana non ne sia colpita. Questo tipo di epidemia e le altre che sono venute da un ambiente violato, ne sono una prova evidente.

Ha detto Papa Francesco: «Se abbiamo potuto imparare qualcosa in tutto questo tempo è che nessuno si salva da solo. Le frontiere cadono, i muri crollano e tutti i discorsi integralisti si dissolvono dinanzi a una presenza quasi impercettibile che manifesta la fragilità di cui siamo fatti… È il soffio dello Spirito che apre orizzonti, risveglia la creatività e ci rinnova in fraternità per dire “eccomi” dinanzi all’enorme e improrogabile compito che ci aspetta ».

Maria, Madre di Dio, Madre della Chiesa e Mater misericordiae, ci protegga e ci aiuti con la sua preghiera materna.

+Lorenzo, Vescovo