Omelia del funerale di Don Paolo Trentini – 4 luglio 2022

04-07-2022

Raccogliamo dalle letture della messa di oggi qualche spunto che ci può illuminare nella celebrazione della liturgia funebre di don Paolo Trentini, uno dei decani del nostro clero, quasi novantenne, sempre sulla breccia fino agli ultimi mesi della sua esistenza, con una curiosità intellettuale e spirituale che lo teneva sempre in ricerca, in movimento.

Un prete che per tutta la vita è stato soprattutto un educatore, preoccupato della vita e della crescita dei ragazzi che passavano dal Centro di Formazione professionale di Piangipane, divenuto la sua casa, ai quali somministrava con abbondanza i contenuti della fede cristiana e del buon vivere.

Amante della giustizia personale e sociale, sempre aggiornato, spesso capace di slanci ideali e di battaglie per il cambiamento della realtà intorno a lui.

Amicissimo di don Ermanno Neri e di don Giuseppe Negretto, aveva con loro stabilito un legame di comunione di beni e di mutuo aiuto che è continuato fino ad oggi.

Anche nel testamento ha lasciato traccia del suo legame affettivo con Piangipane e con i due confratelli, senza dimenticare la parrocchia di s. Antonio, che ha servito alcuni anni.

Sono tanti i ragazzi che lo ricordano, e negli ultimi anni soprattutto gli stranieri, per esempio gli albanesi o quelli provenienti dall’estremo oriente, che ha aiutato, educato e difeso, fino quando l’Opera è divenuta obsoleta, non più adeguata alle norme correnti ed il convitto è stato chiuso dalle autorità. Da quel momento non ha più potuto reggersi economicamente e nonostante gli sforzi notevoli anche della diocesi non si è potuto proseguire in quella sede, anche se una parte delle attività formative sono state condivise con altri enti che ora le proseguono altrove.

I due racconti di miracoli appena ascoltati nel vangelo, che sono associati dall’evangelista Matteo, quello della bambina risvegliata dal sonno della morte e quello della guarigione della donna che perde sangue (Mt 9,18-26), si ritrovano legati l’uno all’altro anche nel vangelo di Marco (Mc 5,21-43), in una versione più ricca di sfumature e di tratti che la rendono più coinvolgente e umana. Matteo si interessa qui esclusivamente alla risurrezione e alla guarigione: di una ragazza morta e di una donna impura secondo la Legge e incamminata verso la morte poiché perde sangue e vita.  Come negli altri dieci miracoli raggruppati in questi due capitoli dall’evangelista, Matteo vuole mostrare come la fede in Gesù vince ogni male: tutte le potenze del cosmo, tutte le malattie, le violenze umane e le forze distruttive della natura, persino la morte. La Fede in Gesù risorto vince tutto. Cristo è il Signore della vita e della morte, della natura e del cosmo, della storia e del tempo.

È vero che la fede della donna si manifesta sotto apparenze magiche, il toccare il mantello, ma Gesù le orienta facendo derivare la guarigione dalla sua parola: “Coraggio, figlia, la tua fede ti ha salvata”. Non il contatto col mantello la guarisce, ma la fiducia in Gesù, che ha trasformato quel gesto in una preghiera. Gesù le dà la salvezza e salva tutto il suo essere, spirito, psiche e corpo.

Ancor più clamorosa – e adatta proprio alla celebrazione che stiamo vivendo–, è la scena della risurrezione della ragazza: Gesù si comporta come colui che è sovrano anche della morte. Tutti piangono, giustamente, la scomparsa prematura di una fanciulla, Lui invece ci rivela qual è la sua visione della morte: “La fanciulla non è morta, ma dorme”! Il funerale è trasformato in una occasione di annuncio di risurrezione. E Gesù per confermare che la potenza di cui è portatore farà risorgere tutti, un giorno, richiama la fanciulla alla vita. Il messaggio per noi è chiaro: la morte è una separazione, una interruzione dei rapporti umani, ma è solo temporanea: con Lui risorgeremo, se con Lui viviamo.

E la liturgia di oggi ci aiuta ad applicare anche a don Paolo questa certezza e a pregare per lui, nell’attesa di ritrovarci tutti, trasfigurati e purificati dalle nostre fragilità e debolezze umane, nella comunione dei santi in cielo

Don Paolo Trentini è morto giovedì 30 giugno 2022. Da quasi due anni era assistito in S. Teresa con gli altri sacerdoti (e a questo proposito ringraziamo le suore e le altre volontarie che stanno facendo questo servizio prezioso ai nostri ospiti della Casa della Carità e ai sacerdoti in particolare). Nato il 28 settembre 1932 ad Alfonsine, ma cresciuto a Bando, è stato ordinato sacerdote il 21 luglio 1957 da monsignor Salvatore Baldassarri. Dopo l’ordinazione, è stato cappellano per alcuni anni a Portomaggiore (8/1957-9/1959) e Direttore dell’Opera diocesana Giovanni XXIII e del Centro di Formazione Professionale di Piangipane (dal 9/1959 a 2013). Era stato anche rettore del Seminario (6/1968 – 9/1974) e parroco di S. Antonio (2/2002 – 2019)

+ Mons. Lorenzo Ghizzoni

(I funerali di don Paolo Trentini si sono tenuti lunedì 4 luglio nella cripta di Santa Teresa alle 9. Don Paolo riposa nel cimitero di Bando.)