Abbiamo da pochi giorni accompagnato per l’ultimo saluto don Paolo Trentini, e oggi ripetiamo la liturgia funebre per don Enea Paganotto, 87anni, canonico della Cattedrale, deceduto domenica (3/7/22) all’ospedale. Aveva festeggiato l’anno scorso il sessantesimo di ordinazione sacerdotale.
Abbiamo ascoltato già due volte in questi giorni i Vangeli dove il Signore raccomanda di pregare il Signore della messe che mandi operai nella sua messe, e in queste occasioni di esequie dei nostri anziani sacerdoti, ne sentiamo davvero il bisogno. Abbiamo bisogno di tanti discepoli missionari. Oggi abbiamo certo bisogno di laici credenti che si impegnino nella formazione e poi si rendano disponibili a lasciarsi chiamare per qualche ministero, anche per quelli ordinari e semplici, che però sostengono il cammino delle comunità parrocchiali. Oppure di laici che si impegnino nel grande campo degli ambienti di vita e di lavoro, dove loro sono i protagonisti assoluti della evangelizzazione, con la testimonianza della loro fede e della loro carità.
Nel vangelo di oggi, Matteo sottolinea però che la prima missione è stata quella che Gesù ha affidato ai dodici discepoli, che dopo aver ricevuto il mandato missionario vengono chiamati dallo stesso evangelista “apostoli”. I loro successori nella storia sono stati i vescovi che con i loro presbitéri hanno ricevuto la responsabilità di guidare pastoralmente le chiese locali.
Abbiamo dunque un vero bisogno di tutte le vocazioni sia quelle al ministero ordinato –vescovi, presbiteri e diaconi– sia quelle laicali e quelle alla vita consacrata con i loro carismi.
Il ministero di don Enea per moltissimi anni, si è svolto in Cattedrale, dove era Canonico e segretario del capitolo, con la messa del mattino e con le confessioni instancabilmente ogni giorno dell’anno. Prestava poi servizio anche in altre parrocchie per esempio san Biagio, dove per molti anni ha celebrato la prima messa del mattino della domenica. Confessore ricercato da tanti, efficace nelle sue esortazioni un po’ lunghe, ma sempre centrate. Così era la sua messa, con pochi fedeli, celebrata con calma e molta attenzione, con uno spirito di preghiera che trasmetteva ai presenti. Viveva da molti anni nella Casa del clero con altri sacerdoti, dove aveva radunato tutti i suoi libri e ricordi, classificati dettagliatamente.
Ordinatissimo e scrupoloso nell’adempimento dei suoi doveri di sacerdote, nei rapporti con le persone, nell’osservanza delle norme liturgiche, aveva organizzato la sua vita con una serie di buone abitudini. Alcune delle quali lo rendevano immediatamente riconoscibile in città come le sue passeggiate a piedi o in bicicletta con la lunga veste nera.
Don Enea era nato a Roveredo di Guà, comune di Pressana, provincia di Verona, il 6 ottobre 1935 (ci teneva a ricordare che quel giorno era domenica e festa della BV del Rosario).
Dopo gli studi in seminario a Ravenna, fu ordinato il 29 giugno 1961 da mons. Salvatore Baldassarri. A Roma per gli studi dal 1964 al 1970, conseguì il Dottorato in Storia della Chiesa presso la P. U. Gregoriana (1968). In seguito, ottenne la licenza in Archeologia cristiana presso il P. Istituto di Archeologia e il Diploma di Archivistica presso la Scuola Vaticana. Pubblicò la sintesi della sua tesi intitolata: “L’apporto dei sermoni di San Pier Crisologo alla storia della cura pastorale a Ravenna nel secolo V” (Roma 1969) (Indice della tesi: 1 L’organizzazione del clero in Ravenna, 2. l’iniziazione cristiana, 3. L’organizzazione del culto, 4. La predicazione, 5. Il matrimonio cristiano e la pratica penitenziale in Ravenna). Questo testo sulla figura di Pietro Crisologo come predicatore è ancora citato e apprezzato dagli studiosi. Già nella tesi di Licenza in storia si era occupato della “Organizzazione e Ideale nel monachesimo Pacomiano” e per il diploma di archeologia aveva curato una “Revisione delle epigrafi paleocristiane di Ravenna”.
Fu nominato Canonico della Cattedrale di Cervia (luglio 1975), e direttore della Biblioteca del Seminario arcivescovile (ottobre 1975). Nel dicembre 1989 fu nominato canonico della nostra Cattedrale dove è rimasto fino a pochi mesi fa quando si è trasferito in S. Teresa dove era assitito dalle suore e dai volontari nella casa della Carità di S. Giuseppe.
+ Mons. Lorenzo Ghizzoni