4° settimana
Nel segno della Carità
Dal “RisVeglio Duemila” N. 38/2015
La quarta settimana dell’ottobre missionario è dedicata alla carità.
Il Vangelo di Giovanni (13, 35) ci aiuta a cogliere meglio il significato dello slogan di quest’anno: “Come io vi ho amato, così amatevi gli uni gli altri”.
“L’amore è e resta il movente della missione, ed è anche l’unico criterio secondo cui tutto deve essere fatto o non fatto, cambiato o non cambiato. E’ il principio che deve dirigere ogni azione e il fine a cui essa deve tendere. Quando si agisce con riguardo alla carità o ispirati alla carità, nulla è disdicevole e tutto è buono” (RM, 60).
“Nell’espansione missionaria delle origini, accanto agli apostoli troviamo altri umili operatori che non si debbono dimenticare; sono persone, gruppi, comunità” (RM, 61).
Nell’attuale temperie storica, occorre ridare senso alla parola comunità, che è stata troppo laicizzata o distorta. Ricordando la forza del par. 9 di LG, contribuiamo con slancio altruistico a costruire comunità cristiane autentiche, che si sentano permeate di carità missionaria, che non si radunino solo nel nome di Cristo, ma che trasmettano testimonianza d’amore; comunità che non siano troppo spesso ripiegate su “problemi di quartiere”, ma che siano mosse da una sollecitudine nuova per le ansie del mondo, riflettendo anche sui temi della giustizia, della pace, della salvaguardia del creato, come ci insegna papa Francesco.
La strada della carità è aperta a tutti gli uomini e gli sforzi intesi a realizzare la fraternità universale non sono vani.
“Membri della chiesa, in forza del battesimo, tutti i cristiani sono corresponsabili dell’attività missionaria. La partecipazione delle comunità e dei singoli fedeli a questo diritto-dovere è chiamata “cooperazione missionaria”… La partecipazione alla missione universale non si riduce ad alcune particolari attività, ma è il segno della maturità di fede e di una vita cristiana che porta frutti” (RM, 77).
Già Giovanni Paolo II ammoniva: “Cooperare alla missione vuol dire non solo dare, ma anche saper ricevere: tutte le chiese particolari, giovani e antiche, sono chiamate a dare e a ricevere per la missione universale e nessuna deve chiudersi in se stessa”.
La nostra diocesi ha fatto sua questa esortazione della RM e dell’EG, favorendo la comunione missionaria e cercando di stimolare la partecipazione di tutti i fedeli nella realizzazione del “sogno missionario” di una Chiesa in Perù.
“Il missionario è l’uomo della carità… è il fratello universale che porta in sé lo spirito della chiesa, la sua apertura ed interesse per tutti i popoli e per tutti gli uomini, specie i più piccoli e i più poveri” (RM, 89). Come ormai molti studiosi riconoscono, in questo contesto di “società liquida” che segna la fine della modernità, dopo i rigori dell’inverno, si sta annunciando per la Chiesa una nuova primavera. Accogliamo la sfida della fraternità, lanciata dai frati di Assisi e guardiamo alla realtà con stupore francescano.
Cerchiamo di sentire il soffio dello Zéfiro che torna (Petrarca) e rimena il bel tempo, cogliendo i segni, tenere gemme che stanno per schiudersi sui rami ancora spogli, virgulti di speranza. Siamo pronti ad aspirare i profumi, e ogni giorno, con la nostra premura e il nostro affetto, godiamo la fioritura e imprimiamo nella memoria lo spettacolo della vita che ogni anno si rinnova, ringraziando il Signore del dono.
A. M.