Dal ‘RisVeglio Duemila’ N. 21/2013
E’ stato uno dei primi beati ad essere celebrato a Roma sotto il pontificato di papa Francesco, sabato 11 maggio scorso. E’ Luigi Novarese, sacerdote piemontese nato a Casale Monferrato (Alessandria) nel 1914 e morto a Rocca Priora (Roma) nel 1984. Papa Giovanni Paolo II lo definì ‘l’apostolo dei malati’.
La cerimonia si è svolta durante la Santa Messa nella Basilica di San Paolo Fuori le Mura davanti a oltre 5mila fedeli ed è stata presieduta dal Segretario di Stato Vaticano, cardinale Tarcisio Bertone.
Novarese fu un innovatore. Fin dalla seconda metà degli anni Quaranta si prese cura dell’emarginazione dei disabili, fondò case di cura, tra cui quella di Moncrivello a lui intitolata, in provincia di Vercelli, centri di assistenza, corsi professionali per i portatori di handicap, diede vita ad associazioni come il Centro Volontari della Sofferenza e i Silenziosi Operai della Croce. Organizzò convegni internazionali su temi religiosi e scientifici mettendo a confronto medici e malati, sottolineando in particolare l’importanza che la dimensione spirituale viene ad assumere nel rapporto fra l’infermo e la malattia.
‘Don Luigi esortava incessantemente i sofferenti ad essere non solo oggetto di solidarietà e di carità ‘ ha detto Bertone durante l’omelia ‘, ma soggetti attivi nell’opera di evangelizzazione, contrassegnata dal dinamismo spirituale della consolazione, in unione con Cristo, il divino Consolatore’.
Novarese si impegnò con tutto se stesso nella lotta contro l’emarginazione dei disabili, che tolse dai ghetti in cui erano confinati e integrò nella società. Insegnò loro un mestiere con l’obiettivo, nei limiti delle possibilità di ognuno, di renderli autonomi anche dal punto di vista economico.
‘L’attività di Novarese ha esercitato un influsso non piccolo anche nel tessuto civile della Nazione, contribuendo efficacemente a promuovere in esso un’attenzione alle potenzialità del mondo della sofferenza, tesoro prezioso per la società’, ha proseguito Bertone.
Dal maggio 1942 al maggio 1970 Novarese lavorò presso la Segreteria di Stato Vaticana al servizio di cinque pontefici che ne apprezzarono la spiritualità e il carisma: Pio XII, Giovanni XXIII, Paolo VI, Giovanni Paolo I, Giovanni Paolo II. Nel 1970 lasciò la Segreteria di Stato e passò alle dipendenze della Cei dove si occupò di pastorale sanitaria. Anche qui Don Luigi lasciò un’importante traccia, come ha ricordato il cardinal Angelo Comastri, arciprete della Basilica Vaticana, dove è stata celebrata, lunedì 13, la messa di ringraziamento per la beatificazione, citando l’Esortazione apostolica post-sinodale ‘Christifideles Laici’, di Giovanni Paolo II: ‘Uno dei fondamentali obiettivi di questa rinnovata e intensificata azione pastorale che non può non coinvolgere, e in modo coordinato, tutte le componenti della comunità ecclesiale, è di considerare il malato, il portatore di handicap, il sofferente non semplicemente come termine dell’amore e del servizio della Chiesa, bensì come soggetto attivo e responsabile dell’opera di evangelizzazione e di salvezza’. Queste parole sono il frutto dell’opera di Mons. Luigi Novarese e chi come noi ha avuto la fortuna di essere presente a quest’eccezionale evento ha potuto vedere viva più che mai la bellissima e importante intuizione del Beato Fondatore. La splendida Basilica non è stata scelta a caso, infatti, come San Paolo fu il grande Apostolo dei lontani e degli esclusi così il Beato Novarese ha offerto tutta la sua vita per tracciare una via di speranza capace di rischiarare qualunque disperazione e dolore. Per noi, Volontari della Sofferenza, Luigi Novarese non è solo un esempio e una guida, ma una lampada luminosa per tutti i sofferenti del mondo e di ogni tempo, perché la Chiesa lo ha annoverato nella schiera dei Beati, capaci di parlare al cuore di ogni uomo che trova in fede, speranza e carità la luce per la propria vita.
Sara, Sabina, Asja ed Elisa