La Veglia Missionaria
Dal ‘RisVeglio Duemila’ N. 38/2011
‘Intonate al Signore un canto nuovo”. Questo invito (salmo 98 traduzione di padre Davide Maria Turoldo) è stato il motivo di fondo della Veglia missionaria di venerdì 14 ottobre che è stata caratterizzata da uno straordinario evento: il fervore delle iniziative per la canonizzazione di Guido Maria Conforti. Le parole dei canti che hanno accompagnato la funzione, sono state accolte nei cuori dei partecipanti con particolare intensità, scandite dai ritmi delle chitarre e dei tamburi ed intonate dal coro dei seminaristi saveriani, venuti da Parma con i loro superiori.
L’universo della Chiesa nella sua ricchezza di espressioni e nella sua spiritualità! Il mondo missionario rappresentato da voci, suoni, ritmi di terre lontane, accenti diversi, volti, cuori pulsanti di persone provenienti da cinque continenti che hanno scelto di seguire le orme di Conforti, che in una sua lettera (6/9/1924) così esortava: ‘Sul mondo assiderato dall’egoismo, è necessario che passi un corrente d’amore che spenga gli odi e le discordie, e tutti muova all’affiatamento dei popoli, perché questo è il volere di Dio’ La veglia è stata l’occasione per iniziare a Ravenna le celebrazioni che, come ha poi indicato il Vescovo, si articoleranno in numerose iniziative: il 23 una delegazione ravennate, guidata dal Vescovo, parteciperà a Roma alla solenne cerimonia; il 24 ottobre ci sarà una Messa di ringraziamento in Duomo.
Come ha sottolineato P. Guglielmo Camera, saveriano e postulatore della Causa di canonizzazione, la giornata è stata scelta dal Papa per celebrare la figura di Conforti (1865-1931) arcivescovo di Ravenna, Vescovo di Parma e fondatore del Missionari Saveriani; una figura il cui profilo trova una compiuta definizione nelle parole del cardinale Angelo Roncalli, futuro Papa: in lui era presente ‘quella completezza del ministero sacro delle anime, che associava il vescovo al missionario: vescovo di Parma ma missionario per tutto il mondo, vescovo di Ravenna diocesi, ma sollecito per tutta la Chiesa’.
La vicenda umana di Conforti è caratterizzata da questa vocazione che si manifestò decisa sin dall’adolescenza. Ordinato sacerdote a 23 anni, svolse scrupolosamente gli incarichi affidatigli, coltivando in segreto il sentimento di fondare egli stesso un seminario per le missioni. Ottenne il sigillo della Chiesa quand’era canonico, a soli 29 anni e nel 1899 partirono i primi due missionari per la Cina. Ma Conforti fu costretto ad allontanarsi dalla sua Congregazione perché Leone XIII gli impose di diventare Vescovo di Ravenna. Nella sua prima lettera pastorale alla diocesi Conforti scrisse: ‘Da quell’istante nel quale fui eletto vostro arcivescovo, non ho più pensato che a voi, e il cuore si distrugge dal desiderio di vedervi, di abbracciarvi e di farvi del bene. (‘) Mi dispongo a venire in mezzo a voi con cuore d’amico, di fratello, di padre’.
Conforti fece il suo ingresso a Ravenna la vigilia dell’Epifania del 1903 dopo la concessione dell’exequetur governativo. A questo episodio ha fatto riferimento il Vescovo, per invitare a una riflessione su quei tempi difficili della Chiesa, per trarne insegnamenti utili all’oggi, vivificati dallo spirito missionario che animava Conforti. Egli infatti, confidando sul carattere romagnolo ‘ franco, sincero, con un fondo di rettitudine naturale che rende la gente pronta a riconoscere il bene’ (in ‘Guido M. Conforti’ di Augusto Luca Ed. Paoline), non si scoraggiò e nella sua prima lettera pastorale così si rivolse ai cittadini di Ravenna: ‘Vi scongiuro, vi scongiuro, per il desiderio vivissimo che mi punge del vostro bene a esaminare con animo scevro di pregiudizi con rettitudine d’intenzione la religione di Cristo’ e voi pure, come Paolo nella Via di Damasco, muterete d’un tratto sentimenti e adorerete ciò che ora calpestate’. Un auspicio che ha la sua forza e la sua ragion d’essere, anche se i tempi sono mutati e c’è ancora tanto cammino da fare.
Dopo il breve periodo dell’episcopato a Ravenna (22 mesi) Conforti si dedicò alla formazione dei suoi aspiranti missionari, elaborando le linee maestre sintetizzate poi nelle Costituzioni: Punti fondamentali: avere il senso altissimo delle vocazioni; esercitare lo zelo nell’obbedienza; vivere la fede come norma assoluta di condotta, tenendo lo sguardo in Cristo; far trasparire da ogni etto, da ogni parola, la ricchezza della vita interiore uniformata ai principi di povertà, castità e carità fraterna. Il suo monito: ‘Ognuno sia sollecito a conservare gelosamente il vincolo di quest’unione santa, evitando quanto potesse indebolirlo. (‘) Tutto deve essere sacrificato generosamente sull’altare della concordia fraterna, che fa lieta la convivenza, consolida e rende prospere le istituzioni’. Don Antonio Ferrari ha concluso la cerimonia ringraziando Mons. Giuseppe Verucchi e quanti avevano contribuito a rendere così intensa la Veglia: padri e seminaristi saveriani e sacerdoti presenti, le religiose, gli scouts, l’Acr e l’Ufficio Missionario.
Anna Martino
Speciale di Teleromagna
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