Il filo rosso tra Gesù, Francesco e il papa

Il filo rosso tra Gesù, Francesco e il papa

Dal “RisVeglio Duemila” N. 11/2017

Papa Francesco, San Francesco e il Vangelo. C’è un filo rosso che li lega, e nel corso dell’anno alla fraternità di San Damiano (ex convento del Cappuccini) padre Dino Dozzi, francescano professore di Scienze Bibliche e direttore del “Messaggero Cappuccino”, ha cercato di esplicitarlo nel ciclo di incontri “Da Francesco a Papa Francesco” partito a dicembre e che si concluderà a fine marzo. Venerdì 31 marzo, ad esempio, si parlerà di “Francesco e i poveri”, alle 18 all’ex convento di via Oberdan, per l’ultimo appuntamento del ciclo. “Ho selezionati i temi nei quali emerge di più lo stile di Gesù, e anche quello di papa Francesco – racconta padre Dino Dozzi –. Ad esempio, appunto l’attenzione ai poveri, che ci interpella tutti: per Gesù erano i prediletti, il Concilio Vaticano secondo l’ha ribadito, ma c’è ancora bisogno di conversione su questo, anche tra i cristiani”.

Un legame, quello tra il Vangelo, il santo di Assisi e Papa Francesco, che in molti hanno voluto riscoprire: un centinaio di persone hanno partecipato ai tre incontri precedenti con padre Dozzi tra novembre e febbraio su “Francesco tra muri e ponti”, “Francesco, Gesù e la Chiesa”, e “Francesco e il Creato”, tra loro molti non credenti o in ricerca. “Non me lo aspettavo neanch’io ma il tema ha suscitato molto interesse, non solo da parte di persone che vivono la loro fede in parrocchia. Forse è una formula che si presta a parlare di Vangelo da un lato ma anche di attualità. Penso che la Chiesa abbia bisogno di rivedere il suo stile comunicativo: rischiamo di non far emergere la freschezza del messaggio evangelico delle origini. Mentre papa Francesco ha uno stile più vicino alla gente, quello del ‘buonasera’, in grado di incontrare la sensibilità delle famiglie di oggi”.

“C’è un bisogno di assoluto nel cuore dell’uomo – ragiona don Claudio Ciccillo, responsabile della fraternità –. E le scienze, il mercato, l’economia hanno deluso, non hanno dato risposte, ma precarietà, non solo economica ma affettiva. Ora molti cercano il senso della loro vita in altro. E ricordiamoci che non esiste l’ateo: o riscopriamo Dio o quello spazio viene occupato da idoli”. C’è sete di assoluto, di spiritualità anche a Ravenna. E in questo contesto, papa Francesco ha fatto emergere quello che la Chiesa è da centinaia d’anni: un “ospedale da campo”, pane spezzato e vino che nutrono. La fraternità di San Damiano, d’altra parte, nasce proprio come luogo di incontro nel mezzo della città, tra “credenti, ex credenti, diversamente credenti”, spiega don Ciccillo, “è un tentativo di dare casa alle inquietudini dell’uomo in ricerca”. Come? Quali i consigli per incontrare davvero chi è n ricerca, chi ha sete di Dio? “Bè innanzitutto occorre uscire dai classici spazi. Non possiamo solo aspettare le persone in chiesa – ragiona don Ciccillo –. Poi occorre condividere esperienze, mettersi fianco a fianco a fare cose concrete. Ancora cerchiamo di mettere insieme sempre la Bibbia e il giornale: estendendo il nostro impegno on solo all’approfondimento ma anche alla cittadinanza attiva. Ancora, trovare parole condivide che tutti possano capire: mai chiedere alle persone da dove vengono ma dove possiamo andare. E infine accogliere le loro domande, nella franchezza delle risposte”.