Il Card. Caffarra al Corso Diocesano: La fede salva la ragione: l’atto del credere

Il Card. Caffarra al Corso Diocesano: La fede salva la ragione: l’atto del credere
Dal ‘RisVeglio Duemila’ N. 43/2012
 
Nella serata di lunedì 19 novembre abbiamo avuto la grazia di assistere al secondo incontro del Corso Diocesano di Formazione con l’intervento del Cardinale Carlo Caffarra, arcivescovo di Bologna, il tema affrontato: La fede salva la ragione: l’atto del credere.
Che il rapporto tra fede e ragione sia la questione decisiva, da sviluppare con grande apertura mentale e con chiarezza, è emerso con evidenza dalla parole che il Cardinal Cafarra ha voluto donare come momento di riflessione ai numerosissimi presenti. Il pregiudizio scientista, dove ogni cosa deve avere una giustificazione scientifica per essere considerata vera o falsa, ha conseguenze devastanti sulla persona e sull’esercizio della ragione, perché preclude la conoscenza di intere regioni del vivere umano, quelle che sono le più affascinati.  Se viene fatto proprio questo pregiudizio, finisce con l’estinguere nella ragione il desiderio di conoscere la verità circa le questioni più importanti della vita. Papa Benedetto XVI, durante l’intervento al parlamento di Berlino del 22 settembre 2011 ebbe ad affermare ‘La ragione positivista, che si presenta in modo esclusivista e non è in grado di percepire qualcosa al di là di ciò che è funzionale, assomiglia agli edifici di cemento armato senza finestre, in cui ci diamo il clima e la luce da soli e non vogliamo più ricevere ambedue le cose dal mondo vasto di Dio’.
Perché è così importante, anche in ordine alla fede, non lasciarci contaminare da questo pregiudizio? Per evitare di ridurre la fede ad emozione, a sentimento, a mera soddisfazione dei bisogni della natura umana, in una parola a qualcosa che nulla ha a che fare con la ragione. Se ci facciamo prendere dal pregiudizio inevitabilmente la fede diviene pura emozione, puro sentimento.
Se con il pregiudizio pensiamo che le religioni non sono nè vere nè false, quindi il tutto diventa una questione soggettiva  e ognuno si può tenere la propria religione nel privato, allora questo modo di pensare è la morte della fede cristiana. Ma se la fede si è proposta a tutti gli uomini è perché si è convinta che quello che dice è vero. Cosa vuol dire che è vero? Vuol dire che è realmente accaduto, che Gesù di Nazareth è risorto, che la persona umana è eterna. Dire che la fede ha a che fare con la ragione, equivale a dire che quello che dice è vero e il suo contrario è falso. Vale a dire che quando la fede corrisponde alla realtà, la fede ha a che fare con la ragione.
La ragione è salvata dalla preghiera. La preghiera mostra una ragione che è capace di fare domande alle quali non è facile rispondere. La più seria difficoltà ad ammettere che esiste un divino che si prenda carico delle vicende umane, è quando vediamo la presenza nell’umano di una tale misura di oppressione e di cinismo, che ci fa seriamente dubitare di una presenza divina. Nessun cuore umano può pensare che l’ingiustizia abbia lo stesso diritto di esistere della giustizia, che il bene non debba esistere ma che debba esistere il male. Nella modernità si è arrivati a dire che, poiché non esiste un Dio che fa giustizia, è l’uomo che è chiamato a farla. La proposta cristiana si è offerta all’uomo come la narrazione di un fatto accaduto in un tempo preciso in un anno preciso. Gesù quando incontrò Zaccheo non gli fece una predica sul settimo comandamento, ma gli disse la cosa più semplice del mondo ‘vengo a mangiare da te’. E’ possibile avere una vera felicità e la vita ha un senso? Cosa accade alla ragione quando rifiuta la salvezza, quando ritiene di non averne bisogno ma di bastare a se stessa? La fede diventa cieca e rischia di trasformarsi in superstizione. La ragione senza la fede rischia di elevarsi a misura suprema della realtà. La fede salva la ragione perché aiuta la ragione a scoprire delle realtà che da sola non riuscirebbe, come ad esempio la scoperta del concetto di persona come unica e irripetibile. Dio rivela un amore infinito per l’uomo considerandolo una preziosità. La fede ci aiuta a comprendere quale è il vero bene dell’uomo.
Giorgio Re
 

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