Don Trentini, 60 anni con i giovani
Dal “RisVeglio Duemila” N. 28/2017
“Un susseguirsi di grazie, di momenti di gioia, che continuano ancora oggi”. A sessant’anni di sacerdozio non arrivano tutti e meno che mai si arriva con l’energia e l’ottimismo di don Paolo Trentini che li festeggerà il prossimo 21 luglio, e ricorda con lucidità l’ingresso in seminario, quel 14 ottobre del 1946, come il giorno più bello della sua vita.
“Sono nato a Longastrino e sono cresciuto a Bando – racconta –, negli anni della guerra, in una famiglia che mi ha trasmesso l’amore per la fede e la passione per il sapere: il giornale quotidiano in casa c’era tutti i giorni, ma c’era anche la pratica della Messa domenicale”. E proprio a Bando don Trentini ha conosciuto un sacerdote che non ha più scordato.“A curare le anime, insieme al parroco, c’era don Santo Perin, una figura straordinaria che si prodigava per tutti. Lo incontrai anche pochi giorni prima di quel 25 aprile 1945, quando fu ferito a morte mentre andava per dare sepoltura a un soldato tedesco e fu dilaniato da una mina: morì il giorno seguente. Il suo esempio è stato determinante per la mia scelta, così come mi ha aiutato la breve esperienza presso l’istituto Don Bosco di Lugo nell’estate del 1945”.
Il 14 ottobre del 1946, accompagnato dal padre e dal nonno su un calesse, percorse la strada da Bando a Ravenna per entrare in seminario. “Sono stati dieci anni intensi, ricchi non solo di studio – dice don Trentini –. Fui nominato vice assistente e poi assistente di camerata. Quegli anni mi sono stati utili anche in seguito, quando dal 1968 al 1974, sono stato rettore del seminario”. Dopo l’ordinazione, da parte dell’arcivescovo monsignor Salvatore Baldassarri, don Trentini fu mandato a Portomaggiore, al fianco dell’arciprete monsignor Elvezio Tanasini. “Fu un’esperienza intensa – ricorda don Trentini – ma poi nel settembre 1959 l’arcivescovo mi inviò come assistente spirituale al centro di addestramento professionale di Piangipane, oggi Opera Giovanni XXIII, promosso nel 1958 dal padre gesuita Rosario Chiomenti con la finalità di preparare i giovani all’attività lavorativa di tipo artigianale e industriale, del quale sono stato direttore dal 1961 al 2013 e ora sono presidente onorario e attivo come volontario”. Ed è lì che ha speso la maggior parte della sua vocazione, per 58 anni di vita e di sacerdozio.”Il Centro ha aiutato ed aiuta centinaia di giovani non solo a trovare un’occupazione, ma a crescere come persone e questo anche grazie alla straordinaria motivazione e professionalità del personale. Per me è una grande soddisfazione incontrare alcuni di quei giovani che, hanno messo su famiglia e hanno trovato la loro collocazione in società”.
Proprio nel giorno di Sant’Antonio del 2002 poi, l’allora arcivescovo monsignor Giuseppe Verucchi chiese a don Trentini di diventare parroco dell’omonima frazione ravennate. “Accettai e l’arcivescovo, sapendo del mio impegno al centro, mi chiese di assicurare le celebrazioni liturgiche ma di continuare il mio servizio al Centro di Piangipane. Ho dato la canonica di Sant’Antonio anni in comodato d’uso a una famiglia cresciuta con l’Oratorio don Bosco. La presenza di questa famiglia e dei giovani dell’oratorio, alcuni dei quali sono stati in missione in Perù, è una risorsa vocazionale e missionaria”.
Oltre a don Santo Perin, un’altra figura fondamentale nella spiritualità e nella preghiera di don Trentini è stata Edith Stein (Santa Teresa Benedetta della Croce), che il sacerdote ha chiesto e ottenuto di avere come co-patrona della parrocchia di Sant’Antonio. “Durante un viaggio in Germania, andai nel paese dove Edith Stein, figlia del popolo ebreo convertita a Cristo, insegnava e vidi la cripta a lei dedicata nel duomo – ricorda don Trentini –. Fui colpito da quell’esperienza e approfondii la storia della santa. La sua vita è un ulteriore esempio, per potere incontrare Gesù a chi lo ricerca con animo libero e dedizione totale. Si fece suora di clausura nel carmelo di Colonia e morì ad Auschwitz nel 1942. Ai giovani che sono alla ricerca della loro strada auguro di aprire cuore e mente alle opportunità che la vita pone loro davanti, con coraggio e speranza”.
Fabrizio Casanova